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Il cane non ha abbaiato: le mafie in Emilia Romagna

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 27 gen 2018 07:00 ~ ultimo agg. 28 gen 08:03
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E’ stato pubblicato il nuovo dossier antimafia Il cane non ha abbaiato – Aemilia, gioco d’azzardo e beni confiscati in Emilia Romagna.

A realizzarlo, l’equipe di associazioni emiliano-romagnole che fanno capo all’associazione La Banda, al quinto dossier antimafia in sette anni di attività e curatrice del sito mafiesottocasa. E se il presente continua a preoccupare, preoccupano anche i tanti anni di denunce e operazioni non accompagnate da adeguate risposte della società politica ed economica.

Un documento che ripercorre le ultime grandi inchieste che hanno interessato l’Emilia Romagna, a partire da Aemilia.

Le ultime grandi inchieste hanno riguardato i territori emiliani ma a Rimini i campanelli d’allarme non mancano. E’ la seconda provincia, dopo Bologna, per segnalazioni di estorsioni: 25,8 ogni 100mila abitanti. E’ quinta per segnalazioni di operazioni di operazioni bancarie sospette: 311 nel primo semestre 2017.

Rimini come noto resta ai primi posti in Italia per spesa pro capite nel gioco d’azzardo e per presenza di slot, e proprio al rischio di infiltrazioni di capitali sporchi nel gioco d’azzardo, anche legale, il dossier dedica ampio spazio ripercorrendo l’operazione Black Monkeys che ha riguardato aziende del ravennate.

Ma la parte del dossier che alla fine colpisce di più è datata 1994: è la relazione della commissione parlamentare antimafia di quell’anno, il cui relatore per l’Emilia Romagna fu il senatore Carlo Smuraglia, già presidente dell’associazione partigiani. In regione si parlava di trenta cosche di mafie attive, degli ambiti di interesse a partire dalla droga, della complicità di banche e colletti bianchi, dell’usura già al 10%, del lavoro nero in Riviera, del riciclaggio legato al turismo e al cambio di gestione degli alberghi, della “lavatrice” San Marino, della necessità di difendere gli appalti pubblici dalla partecipazione di ditte poco limpide. Da qui il titolo del dossier “Il cane non ha abbaiato”. Ma perché?, è la domanda. Perché di fronte ad un’azione continua delle forze dell’ordine tradotta in operazioni di polizia, arresti, retate, sequestri, non è seguita un’attività costante della società civile, della politica, dell’economia?

Il cane, scrivono provocatoriamente i relatori del dossier, invece di abbaiare ha permesso all’assassino di penetrare in casa ed agire “da dentro” indisturbato. Magari etichettando come “Portatore di fanghiglia” chi, giornalisti e non solo, provava a denunciare.

Dossier 2018 – Il cane non ha abbaiato