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Attualità Rimini

Saluto fascista sul campo di Marzabotto. Sopravvissuto riminese scrive al calciatore

In foto: l'esultanza incriminata
l'esultanza incriminata
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 15 nov 2017 13:02 ~ ultimo agg. 16 nov 13:07
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L’Anvcg Onlus (Associazione nazionale vittime civili di guerra) sede di Rimini, desidera condividere la lettera aperta di Franco Leoni Lautizi, sopravvissuto alla strage di Marzabotto e consigliere dell’associazione riminese, al ragazzo autore del gesto fascista sul campo di calcio del Marzabotto domenica scorsa. Il calciatore, un 25enne in forza al Futa 65, dopo avere segnato nella gara di seconda categoria ha esaultato con il saluto romano e mostrando una maglia con lo stemma della Repubblica di Salò. La società ha sospeso il calciatore scusandosi pubblicamente per il gesto. A fare subito una relazione alla Procura di Bologna sono stati i Carabinieri della Compagnia di Vergato, che hanno anche sequestrato la maglia.

“Ciao Eugenio, sono Franco, uno dei pochi sopravvissuto alla strage di Marzabotto. Non voglio commentare il tuo gesto, questo lo lascio ai giornali e alla politica. Ti invito solo ad incontrarmi, a quattro occhi, senza riflettori.

Ti racconterò quello che è avvenuto in quei tragici giorni dal 29 settembre al 5 ottobre 1944. Una barbarie inimmaginabile per un ragazzo della tua età che, fortunatamente, non ha conosciuto la guerra. Sono passati più di settanta anni dall’eccidio, ma ancora oggi l’incubo di quella ferocia mi accompagna ogni giorno. Ascolta la mia storia.

Se solo riuscirò a far breccia nel tuo cuore e a condurti ad un vero pentimento, allora avrò fatto molto e il sacrificio di tante persone innocenti sarà servito a qualcosa. Dalle macerie della tragedia di Marzabotto ho imparato una cosa importante: il Perdono”.


Franco Leoni Lautizi . All’età di sei anni riuscì, grazie al sacrificio di sua madre Sassi Maria Martina, a salvarsi dalla strage di Marzabotto, il più feroce eccidio di civili in Italia ad opera delle SS comandate dall’ufficiale tedesco W. Reder, che dal 29 settembre al 5 ottobre 1944 massacrarono per rappresaglia 770 civili innocenti, dei quali 216 erano bambini, la cui storia personale è narrata nel film “L’uomo che verrà” (Italia 2009). Franco ha scritto in memoria della propria mamma,  la poesia “ A mia madre”, la quale in procinto di partorire lo ha protetto col proprio corpo dalle mitragliate tedesche lasciandolo ferito e motivo di orgoglio per lui, perché posta all’inizio del sentiero di Cà Dorino, che porta al rifugio di Monte Sole. A lei e a tutte le donne di Monte Sole è dedicato questo sentiero.