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FICO, il mio viaggio nell’Eataly World a Bologna

In foto: Fico
Fico
di Sabrina Campanella   
Tempo di lettura lettura: 6 minuti
mer 15 nov 2017 10:36 ~ ultimo agg. 11:25
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Dal primo Eataly (2007) a Fico Eataly World (2017) la storia è sempre la stessa, quella di un grande amore per il buon cibo italiano narrata attraverso persone, saperi, sapori e lifestyle

Era dicembre 2007 quando, a Torino, entrai per la prima volta da Eataly senza saper bene cosa aspettarmi. Dieci anni dopo, esattamente il 9 novembre 2017, sono entrata per la prima volta da Fico, il più grande Eataly del mondo, anche questa volta senza avere un’idea precisa di cosa avrei trovato. Mi spiego meglio. Che il centro fosse il food, anzi il cibo (perché l’italiano mi sembra più opportuno in questo caso), certo, non avevo dubbi, ma  in entrambi i casi era il concept che proprio non riuscivo ad immaginarmi. L’esperienza a Torino, ricordo, fu molto divertente:  avrei comprato davvero di tutto, ma poi fu la mia passione per le bionde a vincere. Il basket lo riempii di birre artigianali (se ora molto diffuse allora era difficile trovarle).  Ma ora vi voglio raccontare della mia prima volta da FICO, a Bologna.

FICO, la Fabbrica Italiana Contadina

Per arrivare ho preso il FICOBus, cioè la navetta che collega la stazione di Bologna a quella che prima era la sede del mercato agroalimentare e che oggi è FICO. Per raggiungere la Fabbrica Italiana Contadina (questo è il significato dell’acronimo) o, se preferite, l’Eataly World, bastano 20 minuti. Una volta dentro c’è letteralmente un mondo, ma la particolarità è che il viaggio è tutto italiano. Da noi la tavola è una cosa seria, un patrimonio da salvaguardare e FICO ne è la celebrazione. Quei sapori eccellenti e quegli antichi saperi dalle radici profonde ce li invidiano in tutto il mondo tanto che l’Italian food appeal, all’estero, è forte quanto quello delle nostre meravigliose città d’arte (gli spaghetti bolognaise, seppure un fake, non sono certo meno noti di Venezia o Firenze!).

FICO Eataly World, giostra della terra,

Tutto nasce dalla terra, come s’ impara in una della giostre educative del FICO Eataly World 

Il grande unico protagonista, quindi, è questo nostro BelPaese con quel suo lifestyle inconfondibile dove il cibo è storia, cultura e tradizione. Questa storia tutta italiana, dentro a FICO, è narrata in capitoli. C’è la parte dedicata all’agricoltura e alla civiltà contadina (allevamento incluso). C’è quella della trasformazione con le fabbriche. Quella del mercato e, infine, quella della ristorazione. Dalla terra alla forchetta, insomma, c’è l’intero processo. Queste sono le grandi tappe del viaggio dentro ad Eataly World.

la Fico bike

FICO Eataly World, www.eatalyworld.it

FICO, a ognuno il suo viaggio

Lo dice la parola stessa, Eataly World è un mondo, dicevamo. A rappresentare la varietà e la bellezza del cibo italiano ci sono 40 produttori per altrettanti ingredienti, i più celebri, oltre 40 tra bar, chioschi di cibo di strada e ristoranti stellati, e  poi le botteghe alimentari. Già da questa istantanea capirete che ognuno di noi si fa il suo viaggio personale dentro a FICO, magari pedalando in sella a una delle Grazielle disponibili gratuitamente nel parco. Io vi racconto il mio.

Stile Mediterraneo

pasta di gragnano

Non è solo una questione di gusto personale, è la pasta il grande simbolo del cibo italiano e della dieta mediterranea quindi comincio da qui. Da FICO ci sono quella del Pastificio Gragnanese, con quel suo packaging verace che è un tributo allo stile italiano tradizionale, e c’è quella di Campofilone. Poi ci sono anche il laboratorio di pasta fresca (ti insegnano anche a farla) e c’è la pasta Bologna preparata da Amerigo, trattoria storica della città. Per condirla le mitiche salse di pomodoro Mutti e quelle bio dell’Alce Nero oppure i vasetti di sughi pronti prodotti all’interno di FICO.

salsa mutti, fico bologna

Say Cheese

Sì, è proprio il caso di sorridere. Proprio mentre io sto scrivendo questo articolo, le agenzie di stampa hanno appena battuto la notizia del record dei formaggi Made in Italy all’estero: non se ne erano consumati mai tanti prima come quest’anno, Francia inclusa. Beh, chi come me ne va pazzo, da FICO trova il suo paradiso con la bottega dei formaggi italiani e il chiosco del Consorzio del Parmigiano Reggiano, specialità tutta emiliana quanto italiana, che viene servito in abbinamento ai vini.

i formaggi da fico eataly world

La bottega dei formaggi italiani

centrale del latte e fabbrica della pasta, fico, bologna

Healthy options

Quando sono passata davanti al chiosco di Gaia Preti, un’azienda agricola familiare, non ho resistito dal farmi preparare un estratto a base di frutta di stagione (ci sono anche macedonie e spremute). Poi, quasi li di fronte, ad attirarmi è stata La Locanda dell’Uovo. L’ho trovata molto divertente nella sua semplicità genuina. Il menù propone uovo al tegamino, torte salate, frittate, ma anche crespelle dolci, carbonara e altre specialità ancora, purché a base d’uovo. Proprio lì di fianco c’è anche Il Giardino un ristorante che mette in menù i piatti che personalmente amo di più: zuppe di legumi, pinzimoni, cereali e insalate.

design da fico a bologna

La Locanda dell’Uovo

Bere italiano: birre, vini, bolle e cocktails

Durante la mia giornata trascorsa da FICO mi sono concessa anche qualche drink. Ho cominciato con una sosta al bar del Birrificio italiano Angelo Poretti, che è stata per me una grande sorpresa. Facendo due chiacchiere con un esperto dell’azienda ho scoperto che, oltre alle proposte classiche che trovo di solito sugli scaffali del supermercato, ci sono in realtà anche le birre stagionali ai 7 luppoli, le agrumate e le tostate da abbinare a piatti dalle stesse note aromatiche e persino le bollicine di birra, sia dorate che rosè.

birrificio moretti, fico, bologna

Da birra lover quale sono una seconda birra me la sono voluta bere, questa volta al bar della Baladin, altra azienda italiana che amo da sempre. Per una calice di bollicine, invece, mi sono fermata alla Bottega del Vino di Fontanafredda dove mi sono persa a curiosare nella più grande un’enoteca italiana: 1.900 referenze per  400 produttori. Wow! E c’è anche un ristorante dove servono cento vini italiani al calice da abbinare ad altrettanti spuntini.

fico eataly world

Ultima tappa al Cocktail Bar. Qui mi sono seduta al grande bancone di legno, una sapiente citazione culturale di quei tipici bar italiani del Novecento. Ho lasciato fare al barman, in arrivo direttamente dal mitico Cinc di Brera, che mi ha preparato un Negroni invecchiato indimenticabile.

cocktail bar, fico, bologna

Largo ai grandi ambasciatori della cucina italiana

Prima di andarmene sono passata a fare un saluto a Paolo Raschi. lo chef che ha portato da FICO Eataly World il “mio” mare. La sua grande cucina romagnola di pesce parte dai grandi classici ma è contaminata da quella sua instancabile curiosità gastronomica che gli è valsa la stella Michelin. Ma a scommettere su FICO non è lui l’unico stellato. C’è anche Enrico Bartolini, celebrato dai critici gastronomici come uno tra i giovani più talentuosi a  livello internazionale. Qui da all’Eataly World  ha aperto il suo quinto ristorante d’Italia e ha portato la grande cucina de “Le Soste”, una fucina di cultura enogastronomica che riunisce il meglio che abbiamo. E, last but not least, c’è anche Heinz Beck, altro gigante della cucina nazionale e non solo. Per assaggiare le sue creazioni, sempre innovative, fate un salto al Chiosco del Prosciutto Crudo Ruliano. Non vi deluderà.

il quinto ristorante di enrico bertolini

ph Giorgio Salvatori – www.officinaphotografica.com

Raccontare tutto il mondo che c’è da FICO Eataly World, lo avrete capito, è praticamente un’impresa titanica. Oltre a questo mio percorso c’è molto di più, ma per godersi questo lungo viaggio c’è tempo. Le porte di questo gigantesco parco, che aprono ufficialmente il 15 novembre, restano aperte sette giorni su sette dalle 10 alle 24. Tempismo perfetto in considerazione che il 2018 sarà l’anno del cibo italiano secondo quanto ha annunciato di recente il Ministro del Turismo Dario Franceschini. Beh, una volta tanto, direi che è proprio il caso di dirlo: W l’Italia!