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Attualità Rimini

442 i profughi nei CAS. Marcello (FI) chiede una commissione ad hoc per vigilare

In foto: repertorio
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di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 21 nov 2017 17:57 ~ ultimo agg. 22 nov 13:19
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Sono 442 i profughi assegnati al comune di Rimini dal Ministero dell’Interno e affidati dalla Prefettura ad oltre 10 cooperative sociali per un giro di 12 milioni di euro. Per la maggior parte sono ospitati nei C.A.S (Centri di Accoglienza Straordinari). Solo il 10% dei profughi viene invece affidato allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Sono i numeri forniti in mattinata durante la Quinta Commissione nella quale si discuteva, oltre alla variazione di bilancio, anche una mozione sull’accoglienza profughi presentata dal consigliere di Forza Italia Nicola Marcello. “La mia mozione – scrive – presentata in aprile ha perso di significato per la parte riguardante la Croce Rossa di Rimini, che forse anche a seguito delle mie sollecitazioni ha fatto passi da gigante nella gestione dei profughi. Anzi, visitando le strutture e valutando i percorsi formativi che fanno, la ritengo una delle migliori associazioni nel settore nella nostra Regione. Dalla malcapitata “ location” di San Martino Montelabbate, oggi almeno la metà dei profughi di cui sono affidatari sono in un casolare ristrutturato, messo a norma , con servizi e capienza adeguata.” Marcello però stigmatizza il fatto che i CAS non siano tenuti dal Governo a rendicontare la propria attività e imputa allo Stato la “malgestione dei profughi”. All’amministrazione, e al sindaco in primis, il consigliere di Forza Italia chiede però “la esatta ubicazione dei profughi nel comune di Rimini, i soggetti affidatari della loro gestione, i tempi di permanenza nelle strutture abitative o alberghiere, i percorsi formativi, istruttivi, quanti vanno via da rimini ogni anno e dove vanno per fare cosa”. Inoltre Marcello chiede uno “stop all’immigrazione incontrollata nel nostro Comune” e di “istituire una sotto-commissione comunale che vigili sulla presenza dei profughi a Rimini, sulle loro condizioni igienico-sanitarie, sui rapporti con la popolazione residente e soprattutto sulla loro partenza al fine di evitare fenomeni di abbandono con relative conseguenze sociali e di criminalità”.