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Attualità Provincia

Personale province, una transizione complessa. Oggi il presidio

In foto: lo striscione del presidio di Rimini
lo striscione del presidio di Rimini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 6 ott 2017 19:28 ~ ultimo agg. 19:29
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Anche a Rimini oggi, come in tutta Italia, c’è stato uno sciopero dei lavoratori della provincia e un presidio dei sindacati della Funzione Pubblica davanti alle Prefettura, con una delegazione ricevuta dal Prefetto. L’obiettivo tenere alta l’attenzione sulla situazione dei lavoratori delle province, che in altre regioni sono in situazioni più critiche, e chiedere che le istituzioni seguano da vicino i percorsi intrapresi.

Proprio ieri Regione Emilia-Romagna e sindacati hanno siglato un accordo per i lavoratori dei Centri per l’impiego, occupati ora nelle Province, che saranno trasferiti nella nuova Agenzia per il lavoro. Con l’accordo potrà avvenire in tempi più ridotti il trasferimento del personale a tempo determinato impiegato nelle Province.

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Il comunicato della Regione:

E’ in arrivo una soluzione per i lavoratori dei Centri per l’impiego, occupati ora nelle Province, che saranno trasferiti nella nuova Agenzia per il lavoro. Il passaggio, nel quadro delle norme regionali per la stabilizzazione del precariato, sarà possibile nel giro di quattro-cinque mesi una volta che saranno definite, dal ministero per il Lavoro, le risorse finanziarie necessarie. Inoltre, sempre in riferimento alle norme per la stabilizzazione, potrà avvenire in tempi più ridotti il trasferimento del personale a tempo determinato impiegato nelle Province.

Questo il senso dell’accordo sottoscritto ieri al termine di un tavolo a cui erano presenti l’assessore regionale a Bilancio e Organizzazione, Emma Petitti, in rappresentanza della Giunta, il direttore generale della Regione Emilia-Romagna a Organizzazione e Risorse, Francesco Frieri, il direttore dell’Agenzia regionale per il lavoro, Paola Cicognani, e le segreterie regionali dei sindacati di categoria (Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl).  Le parti hanno anche condiviso la necessità di individuare le procedure per reclutare personale da destinare al rafforzamento della struttura amministrativa dell’Agenzia.

“Siamo molto soddisfatti dell’intesa raggiunta- commenta l’assessore Petitti– che ci permette, ancora una volta, di non lasciare indietro nessuno. Da inizio legislatura il nostro impegno per il lavoro è costante e questa soluzione valorizza l’Agenzia regionale per il lavoro che può diventare ancora di più uno strumento utile di politica attiva per l’occupazione”.

Da parte della Regione c’è l’impegno a fornire il supporto per la formazione del personale in modo da facilitare il più rapido avvio e la progressiva autosufficienza organizzativa e gestionale dell’Agenzia. Ciò anche in virtù degli obiettivi che qualificano l’Agenzia stessa quale strumento di politica attiva del lavoro in Emilia-Romagna, peraltro già indicati dal Patto per il Lavoro.


Il comunicato di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl Emilia Romagna:

“Oggi si è svolto lo sciopero nazionale del personale delle Province e delle Città metropolitane indetto da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl.
Una scelta purtroppo resasi inevitabile a causa della riforma che ha investito questi Enti, della quale, gli unici risultati tangibili sono stati i tagli delle risorse senza una adeguata valutazione delle possibili conseguenze.

A differenza di quanto sostenuto in questi anni, è importante dire che: “Le Province esistono ancora e che devono dare servizi (di qualità) ai cittadini!”.
In tutta Italia, ed in particolare anche nella nostra Regione si sono tenuti oggi presidi ed incontri in Prefettura per esporre le ragioni di uno sciopero che si sarebbe di certo voluto evitare. Manutenzione, sicurezza delle strade e degli edifici scolastici, il loro riscaldamento, servizio di polizia provinciale, queste sono solo alcune delle funzioni fondamentali che le province e le città Metropolitane devono garantire alla cittadinanza.
Per dare l’idea di alcuni dati, per gli oltre 1.440 km di strade che sono di competenza della
Città Metropolita Bolognese, gli addetti alla manutenzione sono scesi da 194 unità del 2008 alle attuali 79, con un calo di risorse di circa due milioni di euro per la manutenzione ordinaria, mentre per quella straordinaria sono passate da quasi 10 milioni di euro a 600.000 nel 2016. La situazione non è migliore nelle altre province della nostra Regione: a Reggio Emilia sono rimasti solo 35 gli operari e i sorveglianti addetti alla manutenzione delle strade (uno ogni 26 km), stessi dati in pratica a Modena, Forlì-Cesena e Ravenna. Per non parlare dell’obsolescenza dei mezzi utilizzati per svolgere gli interventi, nella maggior parte dei casi immatricolati alla fine degli anni 90’.
Le soluzioni da Piacenza a Rimini, nella maggioranza dei casi, sono quelle di abbassare i limiti di circolazione ai 30 km/ora, vista la mancanza di sicurezza dei nostri manti stradali, o il divieto di circolazione di mezzi pesanti.
Il numero di dipendenti delle Province e delle città metropolitane, a fronte di medesime funzioni da assicurare, si sono praticamente dimezzati ovunque a causa del blocco delle assunzioni e dei pensionamenti (la loro età media è intorno ai 52 anni).
I tagli di spesa di questi anni imposti dai vincoli di bilancio, e l’eventuale violazione di questi ultimi, porta Comuni e soprattutto Province e Città metropolitane a
piani di rientro che colpiscono immediatamente i cittadini attraverso l’incremento della tasse e, nei fatti, una riduzione della garanzia di diritti
fondamentali
.
Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno da sempre contestato il merito e le modalità della riforma di questi enti, perché, anche se persuasi della necessità della loro riorganizzazione, non hanno condiviso un approccio che è sembrato più propagandistico, che di merito, e che di fatto ha portato pressoché, alla totale paralisi
dell’azione amministrativa di Province e Città Metropolitane.
Le ns OO.SS propongono come possibile soluzione quella di cogliere l’occasione della prossima legge di
Bilancio per rivedere le modalità e l’entità dei tagli fin qui inflitti a Province e Città Metropolitane.

É necessario trovare soluzioni di buon senso che consentano di evitare le situazioni di dissesto degli enti, per le quali di certo, il prezzo più grande sarebbe pagato, come al solito, dai soggetti più deboli: cittadini e lavoratori.