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Attualità Lavoro

Giornata nazionale vittime sul lavoro. Quattro morti nei primi 7 mesi dell'anno

In foto: la cerimonia in piazza Cavour
la cerimonia in piazza Cavour
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
dom 8 ott 2017 14:50 ~ ultimo agg. 9 ott 12:04
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Diminuiscono gli incidenti sul lavoro (-1,1%) ma aumentano quelli mortali, passati dai 2 del 2016 ai quattro dei primi sette mesi del 2017. In netto calo le malattie professionali (12,2%). Sono i dati degli infortuni sul lavoro forniti da Anmil che oggi ha celebrato la 67esima giornata nazionale delle vittime sul lavoro. Questa mattina i rappresentanti di Anmil, dopo la messa nella chiesa di Sant’Agostino hanno camminato in corteo fino a piazza Cavour per la deposizione di una corona di fiori sotto il porticato dell’Arengo alla lapide in ricordo dei caduti sul lavoro.

A livello nazionale emerge, spiega Anmil, una situazione alquanto preoccupante. In Italia, infatti, nei primi 7 mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo 2016, si registra una crescita sia degli infortuni, pari a +1,3% che dei morti sul lavoro, pari a +5,2. Un evento che non si verificava nel nostro Paese da oltre venticinque anni. Se concentriamo l’attenzione sull’Emilia-Romagna la crescita degli infortuni sul lavoro è stata più accentuata rispetto a quella media italiana facendo segnare un incremento pari a +3,2%. Nella provincia di Rimini, invece, vi è stato un calo di infortuni sul lavoro pari a -1,1%.

Per quanto riguarda gli incidenti mortali in Emilia-Romagna si registra un andamento migliore rispetto a quello nazionale con un leggero calo del numero di vittime del lavoro: dai 76 morti del 2016 ai 73 del 2017; in provincia di Rimini, per contro, si rileva un aumento del numero delle vittime di 2 unità (dai 2 morti del 2016 a 4 morti del 2017).

Le malattie professionali, a fronte di un calo nazionale del -3,6%, hanno fatto registrare in Emilia-Romagna una flessione del 7,5% e del 12,2% in provincia di Rimini.

Anmil è tornata ad avanzare richieste e istanze in materia di salute e sicurezza:

1° – Superare i limiti della attuale normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro

  • Serve riaccendere l’attenzione delle istituzioni preposte sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle morti bianche;
  • Bisogna accelerare i tempi della attivazione della Commissione Consultiva permanente per la sicurezza nella sua nuova composizione, facendo in modo che anmil possa contribuire ai relativi lavori.
  • Serve completare l’attuazione del Testo Unico Sicurezza: infatti il processo di attuazione del Testo Unico Sicurezza non è stato, ad oggi, ancora completato. Sono più di venti i provvedimenti da attuare ancora e alcuni riguardano materie anche di grande rilievo;
  • Il decreto del fare (d.l. n. 69/2013) non ha dato un contributo significativo all’innalzamento del livello di efficacia delle tutele e all’auspicato processo di semplificazione e Jobs Act è stato una occasione persa per completare la disciplina sulla sicurezza poiché il suo intervento è stato molto ristretto nonostante le ampie deleghe per la razionalizzazione e la semplificazione della materia;
  • Tra gli ambiti di intervento normativo importanti su cui la normativa va completata ci sono: qualificazione delle imprese, sorveglianza sanitaria, sviluppo della pariteticità, attuazione di politiche di gestione del rischio che tengano conto effettivamente della presenza di lavoratori disabili nei luoghi di lavoro, malattie professionali e patologie carico dell’apparato muscolo-scheletrico.

2° – Riattivare i fondi pubblici per studi e ricerche in materia di sicurezza sul lavoro

  • Serve riattivare la promozione di studi scientifici su quei profili problematici nel riconoscimento delle malattie professionali e sulle conseguenti tutele da apprestare ai lavoratori colpiti. 
  • Vi è scarsa operatività dei fondi istituiti presso il Ministero del Lavoro e presso il Ministero della Salute nati col precipuo obiettivo di sostenere studi e ricerche nel campo della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.
  • L’investimento in attività di studio e ricerca in materia, è per noi imprescindibile, al fine di approfondire le conoscenze e di adeguare la normativa prevenzionistica, previdenziale e ambientale alle nuove acquisizioni.