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Icaro Sport

Davide Galeazzi è il nuovo preparatore dei portieri dello Junior Del Conca

In foto: Davide Galeazzi
Davide Galeazzi
di Icaro Sport   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 16 ott 2017 10:09 ~ ultimo agg. 10:09
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New entry tra le fila dello Junior Del Conca, Davide Galeazzi, preparatore dei portieri classe ’85 gabiccese, con un passato da giocatore con le maglie di Vis Misano, Modena, Torconca, Tre Villaggi e Cattolica, sino alla decisione due anni fa, di appendere le scarpe al chiodo. Le scarpe sì, ma non i guanti, perché Davide dal 2009 svolge attivamente il suo ruolo di preparatore, non solo nel club cattolichino per diverse stagioni, ma quest’anno anche al Torconca in prima squadra.

Davide Galeazzi, come mai la scelta di diventare portiere?
“Ero forte in porta ma scarso fuori dai pali, mi piaceva buttarmi e come spesso accade poi viene da sé, e così ho sempre svolto questo ruolo. Poi con il tempo, il forte legame con l’insegnamento, mi ha portato a diventare un perfezionista del gesto, una passione quasi maniacale, con l’obiettivo di conseguire il patentino da Preparatore dei portieri il prossimo anno, attualmente sono iscritto all’AIAP. Tra gli studi da intraprendere, anche corsi legati ad allenamento funzionale e posturale”.

Come è cambiata la figura del portiere negli ultimi anni?
“Spesso si diceva che chi faceva il portiere era matto, ormai sono credenze superate, e credo che sia un ruolo richiedente una componente razionale molto forte. Oggi, il portiere, è un vero e proprio atleta, quindi credo che in primis ci siano dinamiche legate all’ambito fisico che si sono modificate nel tempo. Poi è necessario giocare con i piedi e siamo l’undicesimo uomo in campo, il vertice basso della difesa, inoltre maggiore attenzione rivolta alle uscite alte, molto più presenti e tecniche”.

Quali aspetti insegna ai giovani portieri del settore giovanile, quale idea segue?
“Far capire al ragazzo cosa significhi realmente esser portiere, rendergli questi ruolo semplice e piacevole, comprendere la relazione fra le attitudini fisiche e psichiche. Troppo spesso viene puntato il dito su chi è fra i pali, si subiscono forti pressioni e grandi responsabilità, si lavora molto anche su questi aspetti. Poi un percorso tecnico graduale, dalla presa, alla progressione del tuffo, per poi comprendere la concezione del portiere nello spazio giungendo al concetto globale di squadra”.

Obiettivi futuri?
“Sogni legati a questa professione sicuramente, magari raggiungere il professionismo in quattro anni”.