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Attualità Politica

Autonomia. Botta e risposta tra l'assessore Petitti e il segretario della Lega Morrone

In foto: l'assemblea legislativa
l'assemblea legislativa
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 4 ott 2017 13:36 ~ ultimo agg. 18:15
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Dopo i contatti informali già avviati col Governo, col via libera di ieri dall’assemblea legislativa regionale il presidente Stefano Bonaccini potrà iniziare il negoziato ufficiale con l’esecutivo per chiedere maggiore autonomia in base all’articolo 116 della Costituzione. Gli ambiti interessati sono tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale; internazionalizzazione delle imprese, ricerca e sostegno all’innovazione; rigenerazione urbana e ambiente, tutela della salute. Niente tasse in più, rassicurano dalla Regione. “Secondo noi lo strumento più opportuno è quello del residuo fiscale – spiega l’assessore al bilancio Emma Petitti ai microfoni della trasmissione di Icaro Tempo Reale – pensiamo che una parte della quota di Irpef debba rimanere sul territorio regionale. Ma tutto sarà oggetto del negoziato col Governo che chiamerà in causa tutti i ministeri interessati dal cambiamento.

Servirà poi una legge nazionale da approvare a maggioranza assoluta.

Assente al voto in aula il Movimento 5 Stelle, che bolla la risoluzione come mero calcolo elettorale, astenuta Forza Italia, contrari Fratelli d’Italia e Lega i cui consiglieri sono arrivati in assemblea legislativa con le bandiere di Emilia, Romagna e Catalogna. “Noi vogliamo l’autonomia vera non quella farlocca che ci vogliono far credere Bonaccini e la Petitti – attacca a Tempo Reale Jacopo Morrone, segretario della Lega Nord Romagna la vera autonomia è quella chiesta da Lombardia e Veneto che chiedono al Governo che il 50% del residuo fiscale rimanga sul territorio. Nella risoluzione di Bonaccini si chiede appena un 6/7% di residuo fiscale.

Una battaglia populista quella della Lega, secondo l’assessore Petitti secondo cui “quello che chiedono Veneto e Lombardia non può essere accettato dal Governo” perché metterebbe a rischio la tenuta di altri territorio più in difficoltà. “Credo che – prosegue l’assessore al bilancio – quella della Lega sia una battaglia populista all’insegna di un sentimento di pancia ma non legata al merito. Basta pensare che il giorno dopo il referendum in Veneto e Lombardia, le due regioni dovranno iniziare il percorso che noi stiamo già facendo.

Non la pensa così Morrone: “Lombardia e Veneto, se vincerà il referendum, diventeranno regioni di Serie A che potranno contrattare con lo Stato a condizioni migliori mentre l’Emilia Romagna, usando la metafora calcistica, rimarrà in Lega Pro.

Le interviste integrali ad Emma Petitti e Jacopo Morrone sono sulla pagina Facebook di Tempo Reale


in sintesi il documento di indirizzo della Giunta approvato in Aula

Con una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna si intende migliorare i già alti standard di rendimento delle istituzioni regionali e locali a beneficio dell’intera comunità – cittadini, imprese, enti territoriali, associazioni, agenzie formative -, attuare modelli organizzativi sempre più innovativi e portare sempre più vicino ai territori funzioni rilevanti. Mettere quindi ancor di più l’Emilia-Romagna nelle condizioni di competere con le aree più avanzate in Europa e nel Mondo, attraendo investimenti, saperi e competenze, allo stesso tempo potenziando e innovando il sistema sanitario e quello di welfare, semplificando le procedure amministrative e i meccanismi decisionali.

L’unità nazionale non si tocca – Restano fermi i capisaldi dell’ordinamento costituzionale: l’unità giuridica, economica e finanziaria della Nazione; il principio perequativo e i valori solidaristici e cooperativi sui quali è fondata la fiscalità nazionale, cioè il meccanismo di finanziamento delle funzioni pubbliche territoriali. E proprio nel contesto nazionale, la Regione Emilia-Romagna può mettere in campo un modello di autonomia rafforzata col quale contribuire alla crescita del Paese, incrementando gli standard di rendimento delle istituzioni, concorrendo alla riorganizzazione concreta delle politiche territoriali e, più in generale, all’ammodernamento dello Stato e alla razionalizzazione della spesa pubblica.

Le risorse – Nell’ambito del negoziato con il Governo verranno definite le risorse necessarie alla copertura delle funzioni richieste. Nel documento, la Regione propone la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al suo territorio. Non intende quindi chiedere nuove risorse allo Stato, puntando a massimizzare le opportunità di investimento sul territorio regionale rispetto a risorse già presenti, senza oneri aggiuntivi sul bilancio regionale e riducendo l’overshooting, ovvero il non utilizzo di risorse destinate agli investimenti stessi. Disporre di maggiore autonomia e di risorse per poterla esercitare avrà poi ricadute positive sulla crescita, con l’aumento del PIL negli anni futuri e ulteriori effetti positivi sulla fiscalità generale.

Le aree di intervento – Vengono indicati gli ambiti di intervento, con alcune indicazioni specifiche che potrebbero concretizzarsi in un contesto di maggiore autonomia regionale. Per creare nuova occupazione è prevista la presa in carico di migliaia di persone l’anno per ricerca del lavoro, orientamento di base e specialistico, supporto all’autoimpiego, qualificazione e formazione professionale, attivazione di tirocini e strumenti di conciliazione, con anche la possibilità di arrivare a una struttura regionale che formi migliaia di diplomati l’anno che abbiano un profilo professionale in linea con le esigenze del sistema produttivo delle aziende dell’Emilia-Romagna

In ambito sanitario, la possibilità di definire misure volte a garantire una più equa accessibilità ai servizi da parte dei cittadini anche rideterminando importi e regole di compartecipazione alla spesa diverse da quelle previste a livello nazionale, prevedendo la possibilità di rimodulare le esenzioni per reddito in relazione alle fasce di età, alla composizione del nucleo familiare e a particolari necessità di tutela.

Ci sono poi misure di sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro e non è coperto da ammortizzatori sociali oggi di competenza dell’Inps, oltre a piani pluriennali di intervento in materia di edilizia sanitaria, sicurezza del territorio, tutela dell’ambiente e rigenerazione degli spazi urbani.