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Politica Provincia

Verso il congresso PD. Le perplessità di Nadia Rossi

In foto: Nadia Rossi
Nadia Rossi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 19 set 2017 17:08
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Nel dibattito su percorso e candidature verso il rinnovo della segreteria provinciale del Partito Democratico interviene il consigliere regionale Nadia Rossi. Serve una candidatura unitaria, e un documento a cui fare riferimento che però non si sa da dove debba arrivare – sottolinea la Rossi – visto che la direzione provinciale è già stata sciolta.


L’intervento di Nadia Rossi:

Il 17 luglio la direzione provinciale del Partito Democratico si riuniva per porre le basi del prossimo congresso: una conferenza programmatica tematica con l’obiettivo di redigere un documento che avrebbe dovuto interpretare un candidato unitario.

Oggi, passati due mesi, di quell’impostazione unitaria, condivisa e accolta in maniera positiva da tutti vi è rimasto ben poco.

Questo passaggio chiave per il rilancio di una rigenerata proposta politica doveva essere interpretato e vissuto come un momento di inclusione di tutte le energie – peraltro tante – del nostro partito, non come luogo di esibizione dell’attivismo delle correnti. E la corrente, va da sé, esclude, non include.

E’ il modo d’agire che va a tradire la vocazione del Partito Democratico il quale non nasce come semplice sintesi delle culture politiche provenienti dal passato, o, peggio, sommatoria delle rispettive correnti…, ma come un partito del tutto nuovo, in termini di identità e capacità di ascoltare ed essere interlocutore di pezzi nuovi di una società in epocale mutamento(cito dal documento dei tre Sindaci della Romagna). Proprio alla luce di ciò, la candidatura arrivata nelle ultime settimane (l’unica al momento ufficiale è quella di Stefano Giannini, NdR), di una persona che conosco personalmente e che ammiro per le sue capacità amministrative, diventa difficile da definire unitaria, proprio per il metodo con cui è stata elaborata. Non solo non è stata consultata la base o i quadri dirigenti, ma nemmeno realtà rappresentative del territorio a livello istituzionale e amministrativo.

Quel coraggio delle scelte che come democratici rivendichiamo con orgoglio significa anche che non si possono invocare le energie di tutti e in particolare giovani del Partito e poi chiedere loro ogni volta di aspettare il proprio turno limitandosi a coinvolgerli in maniera marginale nei gruppi dirigenti. Se si invocano proposte nette, bisogna avere la capacità ed il coraggio di metterle in pratica.

Si è parlato spesso, ultimamente, di Modello Riminicome di un nuovo metodo per aggregare istanze della società cogliendone il fermento delle idee. Potrebbe chiamarsi in qualsiasi modo, non conta: è un modello messo in campo con obiettivi e modalità chiare e che ha dato ottimi risultati in tantissime città in cui il PD amministra all’insegna del buon governo. Questa è l’unica cosa che conta.

Se attribuisco poca importanza al nome, mi ha invece entusiasmato lavorare per la realizzazione di questo schema. Un impegno il mio che, al contrario di altri, posso rivendicare con orgoglio: mi sono messa personalmente a disposizione durante le elezioni amministrative dello scorso anno a Rimini per allargare il più possibile il campo del centrosinistra a tutte quelle realtà, sia civiche che politiche, nel senso più nobile del termine, che hanno dimostrato di condividere con il Partito Democratico un’idea di sviluppo e benessere per la nostra comunità.

 Il candidato quindi dovrà farsi carico di un documento unitario nel quale certamente dovrà essere messo a fuoco questo tema, mi chiedo, però, in quale sede e da chi questo documento unitario dovrà essere approvato dal momento che lorganismo più autorevole del partito a livello provinciale, cioè la direzione, è già stato sciolto.