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Morciano Sanità

Pseudo sciatalgia. Alla Montanari primo intervento in Europa con tecnologia USA

In foto: L'equipe del dott. Eugeni
L'equipe del dott. Eugeni
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 18 set 2017 14:03 ~ ultimo agg. 19 set 13:49
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Ha 57 anni ed è della provincia di Chieti il paziente che è stato sottoposto, per la prima volta in Europa, ad un intervento che ha utilizzato I-Fuse 3D, un dispositivo made in Usa, che permette di curare in maniera mininvasiva e con bassissimo impatto sul paziente la sindrome sacroiliaca (anche detta sacroileopatia o pseudo sciatalgia), una malattia estremamente comune che spesso viene confusa con la sciatalgia da ernia del disco. L’intervento è stato effettuato dal Neurochirurgo Aquilano Pier Francesco Eugeni alla casa di cura Montanari di Morciano di Romagna

“Moltissime persone, di qualunque età – spiega il dottor Eugeni – sperimentano più volte un dolore che localizzano alla porzione bassa della schiena e che descrivono “a fascia”, indicando una o entrambe le natiche e la regione fra i glutei. Questo dolore alle volte si irradia all’arto inferiore o all’inguine ed è talmente acuto e violento da impedire il mantenimento della stazione eretta con il busto dritto. La sofferenza aumenta inoltre al minimo movimento o al passaggio dalla posizione seduta a quella eretta ed è descritta dal paziente come una coltellata o un morso. L’impossibilità a muoversi liberamente a causa del dolore intenso che questa situazione determina (blocco funzionale antalgico) è comunemente definito colpo della strega o sciatica. Anche se da molti anni se ne conosce il ruolo nella genesi dei dolori di questa regione, molto spesso i disturbi derivanti da questa articolazione non vengono considerati nella valutazione di pazienti con dolori lombalgici o lombosciatalgici (dolori che dal fondo schiena si irradiano lungo la gamba) e molti di essi vengono quindi sottoposti a interventi di asportazione di ernia del disco, laminectomia o stabilizzazione vertebrale che a volte, lungi dal migliorare il problema, lo peggiorano”.

Fra le cause del dolore sacroiliaco traumi in compressione verticale e rapida rotazione (ruotare il busto mentre si solleva un peso) oppure cadute sulle natiche, differente lunghezza degli arti, esercizi fisici intensi e prolungati, traumi da incidente stradale. L’articolazione sacroiliaca viene inoltre sollecitata fortemente durante il parto e da questo può derivarne un dolore permanente. Un intenso dolore della sacroiliaca può anche far parte del quadro di malattie sistemiche autoimmuni

“L’introduzione anche in questo campo di tecniche mini invasive permette di considerare questo genere di chirurgia per il trattamento dei moltissimi pazienti affetti da sindrome sacroiliaca, anche se anziani o non in perfetta salute, dal momento che l’intervento ha una breve durata (circa 40 minuti) e può essere effettuato anche in anestesia spinale selettiva. La procedura consiste nella inserzione di tre tasselli di titanio che, attraversando l’articolazione sacroiliaca, la stabilizzano immediatamente eliminando il dolore e ne inducono successivamente la fusione ossea. La degenza post operatoria è ordinariamente breve e la cicatrice chirurgica che residua sulla parte laterale della natica ha una lunghezza di meno di 2 cm”.

Il Dott. Pier Francesco Eugeni, 57 anni, neurochirurgo e chirurgo spinale specializzato presso l’Università Cattolica di Roma e il Policlinico Federico II di Napoli, con una esperienza trentennale maturata all’Aquila, Roma, Firenze, Napoli, Cuneo e Teramo, già Primario di Neurochirurgia e Chirurgia Spinale presso l’Istituto “Stella Maris” di San Benedetto del Tronto, Neurochirurgo presso l’Ospedale Montanari e altri prestigiosi Istituti clinici, ha contribuito al disegno e alla evoluzione della tecnica chirurgica d’impianto del dispositivo e detiene la seconda maggiore casistica d’Europa di questo genere di interventi. Per questo motivo l’azienda statunitense titolare del brevetto (la prima versione del quale introdotta pochi anni fa) ha voluto che il neurochirurgo abruzzese fosse il primo in Europa ad utilizzare la versione aggiornata dell’I-Fuse.