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Provincia Rimini

La lettera del vescovo Lambiasi agli studenti

In foto: Il Vescovo Lambiasi
Il Vescovo Lambiasi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 15 set 2017 06:37 ~ ultimo agg. 16 set 08:40
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Nel momento in cui la mente e le giornate di migliaia di bambini, ragazzi e giovani tornano a riempirsi di impegni, di persone, di pensieri, di desideri per l’apertura dell’Anno Scolastico 2017/18, il Vescovo di Rimini rivolge un pensiero particolare per tutti loro, in un appuntamento ormai tradizionale di cui non intende fare a meno.

Ogni anno l’inizio della scuola è nuovo e inedito, perché cambiano le persone, cambia la scuola, cambia la realtà in cui si vive. Il vescovo Francesco Lambiasi si rivolge sin dalle prime righe della sua Lettera agli studenti direttamente agli studenti e al mondo degli adulti. Perché nelle immagini trasmesse sulla scuola: “voi (ragazzi) siete quasi sempre ripresi di spalle, da lontano, o con inquadrature sfocate. Conosco perfettamente la ragione, legata a motivi di privacy e di riservatezza. Nonostante ciò, ogni volta mi sembra di cogliervi un aspetto simbolico: quando noi adulti puntiamo lo sguardo sulla scuola, facilmente ci sfuggono i vostri volti, i vostri occhi, ossia lo stato d’animo interiore con cui varcate quelle porte, le attese, i timori, ciò che portate con voi sulle spalle già piegate dal peso dei libri”.

Cita il Sinodo dei Giovani indetto da Papa Francesco per il 2018 (la Chiesa affini la sua capacità di incontrare e accompagnare i giovani nella crescita), cita don Lorenzo Milani e la Scuola di Barbiana, mons. Lambiasi, e auspica un maggior avvicinamento gli uni agli altri.
Il Vescovo chiude la lettera con un auspicio, che riguarda i ragazzi, gli studenti, ma anche gli insegnanti e tutti coloro che lavorano – a vari livelli – nella scuola. “Da insegnare ci sono tante cose, ma quella essenziale è la crescita di una coscienza libera, capace di confrontarsi con la realtà e di orientarsi in essa guidata dall’amore, dalla voglia di compromettersi con gli altri, di farsi carico delle loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune”.


Il testo della lettera:

Carissimi,

l’inizio del nuovo anno scolastico fa sì che i riflettori dei media siano per qualche giorno puntati sulle aule delle vostre scuole, per attirare l’attenzione di tutti su questo momento importante della vita sociale e sulle questioni tuttora aperte nel sistema di istruzione italiano. Non intendo farne l’elenco; quello che più mi colpisce, nelle immagini che vedo trasmettere, è che voi siete quasi sempre ripresi di spalle, da lontano, o con inquadrature sfocate. Conosco perfettamente la ragione, legata a motivi di privacy e di riservatezza. Nonostante ciò, ogni volta mi sembra di cogliervi un aspetto simbolico: quando noi adulti puntiamo lo sguardo sulla scuola, facilmente ci sfuggono i vostri volti, i vostri occhi, ossia lo stato d’animo interiore con cui varcate quelle porte, le attese, i timori, ciò che portate con voi sulle spalle già piegate dal peso dei libri.

È anche per questo che papa Francesco ha indetto, per l’ottobre del 2018, un Sinodo sui giovani: perché la Chiesa affini la sua capacità di incontrarvi e accompagnarvi nella fase della crescita. In questo anno che ci separa dall’appuntamento, anche la nostra Diocesi si preparerà con un impegno particolare di ascolto e di dialogo. Da questo punto di vista, la scuola è molto importante, soprattutto per il suo compito di aiutare ogni giovane nella costruzione della personalità e nella scoperta della propria vocazione. Non deve spaventarvi questa parola; la vocazione non è qualcosa che piomba dall’alto sulla persona quasi a schiacciare i suoi desideri, ma l’esatto contrario: è il cammino in cui ognuno può esprimere al meglio le sue caratteristiche, accettare se stesso e fare spazio gli altri, dare un senso alla vita, in tutti i suoi momenti.

Se sapremo avvicinarci un po’ di più gli uni agli altri, quell’immagine sfocata di cui parlavo all’inizio lascerà il posto a tanti ritratti originali, dai contorni maggiormente definiti pur se in continuo movimento. E anche i pensieri più confusi o le incertezze riguardo al futuro, che vi portate dentro, saranno investite da un po’ più di luce. La nostra Chiesa ne riceverà un grande beneficio, e anche la scuola, che in fondo esiste per voi, e non viceversa.

Qualche mese fa, alla fine di giugno, è stata ricordata la figura di don Lorenzo Milani, essendo trascorsi cinquant’anni dalla morte. Penso che abbiate sentito parlare di lui: fu un prete che, mentre era parroco in un piccolissimo paese sui colli intorno a Firenze, Barbiana, organizzò una scuola per i ragazzi che non avevano la possibilità di curare in altro modo la loro formazione. Così facendo, permetteva loro di allargare le possibilità di lavoro e di miglioramento delle condizioni di vita. La “Lettera a una professoressa”, l’opera che è frutto di questa scuola, è molto chiara su quale obiettivo deve avere la scuola. Scrive il ragazzo, che parla anche a nome dei suoi compagni: “Ho saputo minuto per minuto perché studiavo. Il fine giusto è dedicarsi al prossimo”.

Andando in visita a Barbiana, il 20 giugno scorso, papa Francesco ha inserito nel suo discorso un caldo ringraziamento per gli insegnanti. Lo inserisco al termine di questa lettera per fare mie le sue parole e per invitarvi a unirvi in questo atteggiamento di fiducia e gratitudine, che aiuta a iniziare bene un nuovo anno. Mi piacciono le parole del Papa anche perché ricordano il significato più profondo dell’educazione e della scuola: “Vorrei da qui ringraziare tutti gli educatori, quanti si pongono al servizio della crescita delle nuove generazioni, in particolare di coloro che si trovano in situazioni di disagio. La vostra è una missione piena di ostacoli ma anche di gioie. Ma soprattutto è una missione. Una missione di amore, perché non si può insegnare senza amare e senza la consapevolezza che ciò che si dona è solo un diritto che si riconosce, quello di imparare. E da insegnare ci sono tante cose, ma quella essenziale è la crescita di una coscienza libera, capace di confrontarsi con la realtà e di orientarsi in essa guidata dall’amore, dalla voglia di compromettersi con gli altri, di farsi carico delle loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune”.

Questo è anche il mio augurio per ciascuno di voi, per i vostri insegnanti e tutti coloro che lavorano nella

scuola. Sotto questi auspici mettiamo insieme il nuovo anno che inizia.

Vi saluto di cuore.

Rimini, 15 settembre 2017