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Rimini Sanità

Al Meeting si parla di vaccini. Italia prima in UE per casi di morbillo (oltre 4mila), tre vittime

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 15 ago 2017 11:47 ~ ultimo agg. 16 ago 14:29
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Neppure la stagione estiva ha fermato l’insorgere in Italia di nuovi casi di morbillo: 86 le nuove segnalazioni della prima settimana d’agosto, mentre i casi segnalati dall’inizio dell’anno hanno raggiunto quota 4.087. Purtroppo sono state tre le vittime. L’89% dei casi si è verificato in persone non vaccinate, un altro 6% aveva invece ricevuto una sola dose di vaccino. L’età media dei colpiti dalla malattia è di 27 anni. Ben 277 i casi sono stati segnalati fra gli operatori sanitari. A mettere in fila i numeri è una nota stampa del Meeting che dedicherà proprio un appuntamento al tema nell’ambito della prima edizione di Meeting Salute. Se ne parlerà lunedì 21 agosto alle 19 nella Sala Neri della Fiera con il Prof. Massimo Galli, Vice Presidente di SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali), Ranieri Guerra, Direttore Generale della Direzione della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, Roberto Bernabei, Presidente dell’Associazione Italia Longeva, Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, e Luigi Cammi, ideatore del Meeting Salute e A.d. di PLS Educational.

Una situazione che ci pone al primo posto in Europa nel 2017 per numero dei casi di morbillo e nella imbarazzante condizione di vedere CDC di Atlanta, l’agenzia governativa per il controllo delle malattie degli USA, raccomandare a chi programma un viaggio in Italia di sincerarsi di essere vaccinato o di ricorrere alla vaccinazione” – sottolinea il Prof. Massimo Galli, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano e Vice Presidente della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali.
Un’emergenza conseguente alla progressiva riduzione della percentuale dei vaccinati e che richiede interventi importanti, il primo dei quali è stato il recente decreto che reintroduce l’obbligatorietà della vaccinazione per morbillo,parotite e rosolia (MMR). È possibile, tuttavia che ci voglia anche dell’altro. Il 56% dei casi di quest’anno ha riguardato persone di età compresa tra i 15 e i 39 anni”.
Un recentissimo studio di ricercatori della Università Bocconi, in corso di pubblicazione in Lancet Infectious Diseases stima le persone di questa fascia d’età suscettibili all’infezione (cioè che non abbiano contratto il morbillo da bambini e non siano stati vaccinati) in circa tre milioni, il 5% della popolazione italiana. A commento dell’articolo, un editorialista di Lancet suggerisce che, in un paese a bassa natalità e con molti adulti suscettibili per arrestare la diffusione dell’infezione potrebbe non bastare vaccinare i bambini e che il vaccino potrebbe dover essere offerto anche agli adulti.
A dispetto dell’emergenza, la anti MMR rimane purtroppo tra tutte le vaccinazioni la più impopolare. Un atteggiamento legato anche alla diffusione ‘virale’ sul web dei dati sulla relazione con l’autismo, rivelatasi inesistente.
Uno studio dell’Università di Pisa, da poco pubblicato, evidenzia proprio una relazione tra la riduzione della copertura vaccinale per MMR nel periodo 2010-2015 e l’aumento della ricerca online e dell’attività dei social network sul tema “autismo e vaccino MMR”.
Un’altra ricerca, attuata in Friuli-Venezia Giulia e in Emilia, ha considerato i dati di oltre 220mila bambini, il 2% circa dei quali non aveva ricevuto alcuna vaccinazione e l’11% dei quali non era stato vaccinato per MMR. Il numero di neonati non vaccinati è risultato aumentare nel tempo. A maggior rischio di non essere vaccinati sono risultati i figli di donne con più di più di 35 o meno di 25 anni, non sposate, con una istruzione superiore e cittadine di paesi economicamente sviluppati (prevalentemente italiane).
Nella regione Friuli-Venezia Giulia, che ha contribuito allo studio con i dati di oltre 145mila bambini, i nati tra il 1995 e il 2000 correvano un maggior rischio di non essere vaccinati se figli di madri straniere e con bassa scolarità, mentre la situazione si invertiva per i nati tra il 2006 e il 2010, anni in cui ad essere più a rischio di mancata vaccinazione erano i figli di italiane con alti livelli di educazione formale. Dati che sottolineano fortemente la necessità, già in precedenza prospettata da SIMIT, di campagne di educazione sanitaria e di informazione che favoriscano la comprensione dell’importanza dei vaccini e della loro corretta assunzione.
Se la vaccinazione anti MMR è oggi il problema più scottante, in campo vaccinale non è certo il solo. Uno dei settori di popolazione in cui la profilassi vaccinale è più disattesa e più necessaria” – conclude Galli – “è rappresentato dai portatori di malattie croniche in cui vaccinazioni come l’anti influenzale e l’anti pneumococcica possono rappresentare un importante strumento per garantire una più lunga aspettativa di vita libera da malattia”.