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Ragazzi: un anno di valori

di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 6 lug 2017 10:38
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Crescere è una sfida e l’adolescenza una fase della vita ricchissima di opportunità ma anche in cui si è esposti a maggiori rischi. Un momento ancora più delicato per i ragazzi che non possono contare sul sostegno della loro famiglia o che hanno lasciato le loro famiglie per giungere, soli, nel nostro paese.

Da questa consapevolezza è nato il progetto “Un anno di valori” promosso da Casa Borgatti e Casa Clementini, due comunità educative residenziali gestite dalla Fondazione San Giuseppe per l’aiuto materno e infantile e dalla coop. sociale Il Millepiedi che accolgono ragazzi e ragazze dagli 11 ai 17 anni inviati dai servizi sociali competenti.

 

Vogliamo aiutare i nostri ragazzi a scegliere chi vogliono diventare – spiega Annalisa Bianchi, responsabile di Casa Clementini – offrendo loro l’opportunità di vivere delle esperienze e incontrare dei testimoni significativi perché il loro bagaglio per la crescita sia sempre più ricco. Questi ragazzi sono maggiormente esposti a rischi rispetto ai loro coetanei, per questo la nostra responsabilità come educatori è ancora più grande”.

Le due equipe educative si sono riunite e hanno deciso di promuovere nell’ambito del percorso una prima serie di attività dedicate al tema della fiducia e poi al coraggio. Si sono recati con i ragazzi a fare trekking alla Rocca di Maioletto e al centro di educazione ambientale di Piobbico, hanno incontrato il presidente dell’Unione Ciechi e Ipovedenti di Rimini, Pier Domenico Mini e il campione di baseball Filippo Crociati, hanno partecipato a una lezione di judo con il maestro Enrico Nanna.

Nell’ambito del progetto è nata poi una collaborazione con un’altra iniziativa che coinvolge il mondo del volontariato e i giovani: il progetto “Giovani in cammino”, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dalla Fondazione Carim e realizzato da Volontarimini, Arcobaleno, Explora Campus, Famiglie in cammino, L’incontro, VedoSentoParlo.

Un progetto che si propone di coinvolgere i giovani cittadini in attività solidaristiche, far crescere la cultura della cittadinanza attiva, contrastare marginalità, pregiudizi e discriminazioni, educare all’accoglienza promuovendo una convivenza basata sulla conoscenza e il rispetto delle diversità, migliorare il rapporto tra giovani e le Istituzioni.

 

Ecco allora un’iniziativa pensata insieme: 40 ragazzi lo scorso 22 maggio hanno avuto l’opportunità di visitare i beni confiscati alla mafia di Pieve di Cento in provincia di Bologna e al parco dello Stirone in provincia di Parma.

Sono nate nel cuore dei ragazzi tante domande: che cos’è la mafia? Cosa c’entra con noi e le nostre vite? La mafia c’è anche a Rimini? Cosa possiamo fare per sconfiggerla?

Per aiutarli a riflettere è stata organizzata una serata lo scorso 27 giugno nel cortile di Casa Clementini a cui hanno partecipato gli educatori e i ragazzi di Casa Clementini e Casa Borgatti con alcuni amici ed esperti: Mirco Paganelli, giornalista e autore dell’inchiesta “A Rimini c’è la mafia”, Irene Tartagni dell’associazione VedoSentoParlo e Mercedes Nicoletti dell’associazione Libera Rimini.

Parlare di mafie significa scegliere da che parte stare – ha commentato Roberto Vignali, vicepresidente e coordinatore dell’area comunità residenziali della coop. Il Millepiedi – anche nelle piccole azioni quotidiane. I nostri ragazzi sono accolti in strutture educative, devono imparare a distinguere il bene e il male e scoprire che il sistema mafioso è dannoso per tutti perché non favorisce la collettività, ma solo i singoli”.

Lavoro nero, evasione fiscale, spaccio e prostituzione: sono tutte attività illecite connesse al sistema mafioso e che rendono questa piaga ancora più difficile da debellare. Rimini in questo rappresenta un caso unico in Italia e in Europa, per la sua vocazione turistica che porta a un giro di soldi e persone spesso non controllabile soprattutto in certi periodi dell’anno e la vicinanza a un paradiso fiscale come San Marino.

Le domande dei ragazzi sono intelligenti, attente, curiose. Tra l’altro, proprio negli stessi giorni, un gruppo di loro amici si trova a Palermo per partecipare a un campo estivo sui beni confiscati alle mafie insieme all’associazione Libera. Un’esperienza per toccare con mano questa realtà e capire che l’impegno di tutti è importante.

Credo che i ragazzi abbiano appreso molto da questa serata – ha concluso Andrea Saravalle, coordinatore del progetto Giovani in cammino – I racconti di Mirco, Irene e Mercedes hanno acceso l’interesse nei ragazzi e ci piacerebbe continuare ad approfondire queste tematiche, riproponendo un nuovo incontro a settembre”.

Vengono allora in mente le parole di Paolo Borsellino: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo“.