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Attualità Rimini

Garante Detenuti: frustrante il mancato riconoscimento economico

In foto: la seduta di commissione (Newsrimini.it)
la seduta di commissione (Newsrimini.it)
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 3 lug 2017 17:59 ~ ultimo agg. 4 lug 10:07
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Al 31 marzo i detenuti nel Casa Circondariale di Rimini erano 172, 92 italiani e 80 stranieri. 66 quelli con pena definitiva. Numeri destinati a crescere nei mesi estivi. Ma il giudizio sul carcere non è legato solo ai numeri, ma anche a struttura e servizi.

In commissione consigliare la garante dei detenuti Ilaria Pruccoli ha messo in fila la situazione riminese. Nonostante alcuni miglioramenti, rimangono infatti parecchie criticità.

In primis, spiega la garante, la condizione della sezione Vega che ospita i transessuali. Per questioni di sicurezza, le 5 persone che contiene devono essere tenute separate dal resto della popolazione carceraria trasformando così la protezione in un isolamento forzato. A mancare, spiega la garante, è anche un progetto educativo completo per i transessuali che si trovano tra l’altro in una sezione obsoleta (nonostante una recente ristrutturazione) con umidità, infissi inadeguati, impianto di riscaldamento insufficiente.

Altra grave criticità, l’assenza di una direzione stabile. Da anni a Rimini si alternano direttori chiamati però a gestire anche altre strutture, una situazione che secondo la Pruccoli non permette di far fronte alle emergenze del quotidiano e non permette di sviluppare progetti a lungo termine.

La Garante elenca poi i servizi presenti ai Casetti dove è attiva anche una sezione a custodia attenuata (Andromeda) per i detenuti (attualmente 12) che vogliono intraprendere un percorso di uscita dalla dipendenza e di reinserimento.

Lo scorso anno si sono svolti anche corsi per l’avviamento professionale ma anche qui si registra una nota dolente: il magistrato di sorveglianza spesso ha ritardato o negato i permessi per i tirocini esterni. E proprio il lavoro, evidenzia la Pruccoli, è uno dei bisogni più impellenti per i detenuti chiamati spesso a contribuire al mantenimento delle loro famiglie e al proprio in carcere dove vengono forniti solo i 3 pasti e un kit iniziale per l’igiene personale. Vista anche l’impossibilità (nonostante i controlli) di far entrare in carcere cibo o altri oggetti portati dai parenti.

Dalla Pruccoli arriva anche un appello all’amministrazione a mettere mano al regolamento che definisce funzioni e competenze del garante: la mancata retribuzione (è previsto solo un rimborso spese di 1000 euro annui) se da un lato è garanzia di indipendenza, dall’altro è però un limite. Prevedere che sono alcune spese “rimborsabili”, scrive la garante, “è inaccettabile”. Andrebbero ampliate, dice, al carburante, alle spese per convegni o per pubblicazione di materiali. Così come sarebbe necessario poter usufruire di permessi retribuiti per gli impegni legati al ruolo.
Opportuna, conclude, sarebbe la creazione di un fondo che possa garantire autonomia di bilancio.

A frustrare l’attività del garante, oltre alla “sensazione che in molte occasioni questa figura venga lasciata sola“, c’è infatti “il mancato riconoscimento – scrive nella sua relazione Ilaria Pruccoli – economico per un ruolo che spesso si trova ad affrontare una mole di lavoro il più delle volte inconciliabile con un’altra attività lavorativa“.