Indietro
menu
Attualità Rimini

Cgil su lavori socialmente utili per profughi: non sono risposta

In foto: un gruppo di profughi coi Ci.Vi.Vo
un gruppo di profughi coi Ci.Vi.Vo
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 27 lug 2017 17:20 ~ ultimo agg. 19:14
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

I lavori socialmente utili non servono a risolvere i problemi di integrazione dei profughi e contribuiscono ad aumentare la confusione tra lavoro e attività volontaria. Lo spiega con una nota la Cgil di Rimini in merito alle ultime proposte in merito da parte dell’Amministrazione Comunale di Rimini. Ben venga il Consiglio Territoriale per l’immigrazione, che però avrebbe avuto più senso istituire prima della pubblicazione del bando per l’accoglienza.


L’intervento della Cgil di Rimini:

Abbiamo letto nel sito del Comune di Rimini dell’incontro avvenuto tra i rappresentanti dell’Amministrazione Locale, le associazioni e le cooperative che gestiscono l’accoglienza dei profughi e dei richiedenti protezione internazionale nei progetti CAS (centri di accoglienza straordinaria) e SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).

Nell’occasione, il Comune di Rimini ha proposto, tramite il progetto già esistente Ci.Vi.Vo, Civico Vicino Volontario” (una rete di volontariato composta da cittadini che mettono a disposizione il loro tempo libero), di impiegare i profughi in attività socialmente utili.

In questo modo, pare di capire, il Comune è convinto di fornire una risposta a chi guarda con disapprovazione i giovani profughi che trascorrono il loro tempo inattivi, di realizzare lavori di manutenzione senza spendere (tanto per i profughi la collettività già spende) e di favorire gli stessi profughi che curando il verde cittadino e simili, “accrescerebbero competenze e conoscenza della lingua”.

Accoglienza virtuosa, dicono, ma in realtà, oltre a non risolvere i problemi di accoglienza e di integrazione, si lascia sostanzialmente inalterata la situazione e, in più, si continua a confondere lavoro e attività volontaria. Il lavoro, infatti, è tale in presenza di un lavoratore che compie la prestazione lavorativa e di un datore di lavoro che è obbligato a retribuirlo; mentre il volontariato è lo svolgimento di un’attività fatta in modo gratuito e volontario, o l’uno o l’altro.

Dunque non è tutto così semplice e risolvibile come appare dal comunicato che ha chiuso la riunione del Comune con le associazioni e le cooperative, tanto più che i richiedenti asilo rischiano di infoltire le fila dei soggetti deboli a rischio di sfruttamento, tema su cui sarebbe necessaria una particolare attenzione da parte di tutte le istituzioni.

Per farsi un’ulteriore idea di questa complessità, che nessuno può nascondere o affrontare semplicisticamente, basterebbe leggere il contenuto dell’avviso di gara della Prefettura di Rimini rivolto alle strutture che dovranno presentare determinate caratteristiche per ottenere l’affidamento del servizio di accoglienza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, per un numero che attualmente viene stimato in 1.250 posti. Il bando scadrà il 31 luglio 2017 e la graduatoria finale avrà validità di 24 mesi.

Consideriamo positivamente il percorso avviato recentemente dalla Prefettura di Rimini per la ricostituzione del Consiglio Territoriale per l’immigrazione. Anche se pensiamo che sarebbe stato utile che la discussione nel Consiglio per l’Immigrazione fosse stata avviata prima che venisse pubblicato il bando, tuttavia è necessario che esso diventi il luogo nel quale mettere a nudo tutte le problematiche legate all’accoglienza dei profughi e degli immigrati in genere, e dove trovare soluzioni condivise tra tutti i soggetti che a vario titolo sono coinvolti, cercando nel dialogo e nel confronto il presupposto per gestirli al meglio.