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Violenza sulle donne: riconoscere e combattere il maltrattamento

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
dom 18 giu 2017 07:08 ~ ultimo agg. 28 giu 15:36
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Perché è stato violento? Dove ho sbagliato? Potevo comportami in maniera diversa? Questi sono alcuni dei tanti interrogativi che una donna che ha subito violenza si pone, ma a cosa realmente bisognerebbe dare attenzione per capire la situazione e trovare una valida soluzione?

Quando si sente parlare di una donna maltrattata sono molti a chiedersi dove è finita la sua forza di volontà, perché non si protegge? Si arriva anche a pensare che se la sia un po’ voluta, dato che non ha voluto reagire e denunciare.

Quali sono i fattori che impediscono ad una donna di uscire da una relazione violenta? Perché la donna non reagisce ai soprusi che subisce?

Le risposte a queste e ad altre domande le si possono trovare riflettendo sui concetti chiave che riguardano questo tema.

 

CONOSCERE IL FENOMENO E I SUOI STEREOTIPI

E’ sempre molto importante nominare il maltrattamento perché è solo attraverso questa semplice azione che le donne possono riconoscersi e prendere coscienza che quella cosa che hanno subito si chiama maltrattamento. Quest’ultimo può assumere svariate forme: violenza fisica, violenza psicologica, violenza economica, violenza sessuale, stalking.

Comprendere il complesso fenomeno della violenza alle donne significa anche affrontare gli stereotipi esistenti sull’argomento per fornire informazioni corrette.

 

Comunemente si crede che la violenza alle donne:

• Sia un fenomeno numericamente limitato.

• Riguardi solo alcune fasce sociali svantaggiate, emarginate, deprivate.

• Non coinvolga donne anziane.

• Sia una questione culturale e in particolare propria delle comunità straniere.

• Sia un problema degli uomini che nella loro storia familiare sono stati vittime e/o testimoni di violenza.

• Colpisca donne fragili, vittime passive, cresciute in un clima familiare violento.

• Sia provocata dalle donne.

• Debba trovare soluzione tra le pareti domestiche, perché è importante che la famiglia resti unita per evitare che i figli soffrano l’assenza di un genitore.

• In particolare, per quanto riguarda la violenza sessuale comunemente si crede che:

Sia nella maggioranza dei casi compiuta da estranei.

Trovi spiegazione in atteggiamenti delle donne provocanti o in comportamenti poco prudenti.

 

CAPIRE LE SUE DINAMICHE E I SEGNALI PER RICONOSCERLO

Il fenomeno della violenza è ciclico e si sviluppa in fasi distinte, il cosiddetto “ciclo della violenza”.

1. Fase di crescita della tensione

In questa fase la donna inizia ad avvertire la crescente tensione e cerca di prevenire l’escalation di violenza concentrando tutta la sua attenzione e le sue energie sull’uomo. Spera in tal modo di calmare le acque, diminuire la tensione e controllare l’agire violento del partner.

2. Fase di maltrattamento

In questa fase l’uomo perde il controllo di sé e si verifica l’episodio violento. Prima di aggredire fisicamente la compagna, il maltrattante può insultarla, minacciarla e rompere oggetti. La donna non reagisce perché grazie a piccoli e perfidi attacchi il terreno è stato preparato e lei ha paura.
L’aggressione da parte del partner le provoca un senso di tristezza e di impotenza, può protestare ma non si difende.

3. Fase di luna di miele

In questa fase, costituita da scuse e da attenzioni amorevoli, l’uomo chiede scusa e si dimostra “dolce, attento e premuroso” per farsi perdonare. E’ frequente che l’uomo faccia regali, promesse di andare in terapia e di “fare tutto il possibile per cambiare” affinché la donna non lo lasci e si separi da lui. Sono usuali, anche, le minacce di suicidio. La donna si trova di fronte l’uomo affascinante e amorevole dei primi periodi della relazione. La donna accoglie il partner e le sue false richieste d’aiuto per cambiare pensando di essere l’unica in grado di poterlo aiutare e salvare.

4. Fase di scarico della responsabilità

L’uomo non cerca le cause dentro di sé ma attribuisce la colpa del proprio agire violento a cause esterne (lavoro, situazione economica, uso d’alcool, stress, ecc.) e soprattutto alla donna che lo ha provocato o fatto qualcosa che giustifica la sua aggressione. La donna si assume la responsabilità del comportamento violento del partner, illudendosi di poter evitare altre escalation di violenza modificando la propria condotta.

 

Un fatto qualsiasi riavvia il ciclo della violenza: questa ciclicità rende particolarmente difficoltoso per la donna uscire dalla violenza perché il proprio partner alterna momenti d’affetto alla violenza. Quando la violenza è radicata i cicli si ripetono e crescono d’intensità.
Con il passare del tempo, la fase di luna di miele si riduce e le prime due fasi diventano più frequenti, e con conseguenze più gravi per la donna. Se il processo ciclico non viene interrotto la vita della donna può essere in pericolo.

E’ fondamentale ricordare che, all’inizio della relazione violenta, la donna è convinta di poter tenere sotto controllo la situazione e chiede aiuto per problemi sanitari legati all’episodio violento, per sostegno alla coppia, per contenere o cambiare lui. Solo dopo il ripetersi di vari episodi di maltrattamento, la donna prende consapevolezza che non può né controllare, né cambiare lui e sviluppa una motivazione più forte ad uscire dalla relazione violenta.

 

Dottoressa Erika Zagnini

Servizio di psicologia e psicoterapia Liberamente

Coop sociale Il Millepiedi