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Quale autonomia dopo di noi?

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 9 giu 2017 15:57
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Il tema del “Dopo di noi” è un tabù spesso difficile da affrontare e guardare in faccia, perché mette i genitori di fronte ad una verità che spaventa: quale sarà il futuro dei nostri figli quando non ci saremo più? Chi li proteggerà? Chi li aiuterà?
Sono pensieri che tutti i genitori vivono, ma che si stemperano durante la crescita e la formazione dei figli, quando i ragazzi diventano persone autonome. Diverso e più complesso il caso di chi vive una difficoltà, e che ha quindi bisogno di un aiuto e un sostegno durante tutto il proprio percorso di vita.
Per colmare il vuoto legislativo, un anno fa, il 14 giugno 2016 è stata approvata la legge sul “Dopo di noi” per fornire gli strumenti necessari a costruire il futuro di chi vive una disabilità, alleggerendo, in questo modo, la preoccupazione dei familiari. Tra i principali strumenti c’è il Trust, ovvero un: “Rapporto fiduciario tra i soggetti coinvolti” che ha come fine quello di garantire la gestione dei beni a vantaggio del beneficiario, attraverso un altro soggetto di fiducia, attenendosi alle indicazioni e al programma che il disponente stabilisce nell’atto istitutivo.
Su questi temi si è svolto lo scorso mercoledì (24 maggio) un seminario, promosso da Volontarimini, per conoscere le opportunità introdotte con la legge “Dopo di noi” sull’abitare, l’assistenza e le misure mirate ad accrescere l’autonomia nella gestione della vita quotidiana, della persona disabile.
Il primo intervento è stato quello di Gloria Lisi, vicesindaco del Comune di Rimini, che ha parlato del suo vissuto come amministratore pubblico. “Tra le tante domande che mi sono posta come amministratrice, mi ha sempre preoccupato pensare alle persone fragili, per una vita seguite dai genitori, che hanno dato tutto in termini di amore, assistenza e autonomia, e poi ad un certo punto si sentono sole. Questo è un tema che lascia le persone con una grande tristezza e il desiderio di voler reagire a una situazione dolorosa ma che spesso non fornisce gli strumenti normativi per intervenire in modo calibrato”.

 

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