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Nuovi italiani e Ius soli: la situazione riminese

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 28 giu 2017 07:47 ~ ultimo agg. 3 lug 00:26
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Ogni medaglia ha due lati. In Italia, ormai da anni, si parla frequentemente degli italiani che emigrano, della cosiddetta “fuga di cervelli”, di tutti quei cittadini che, delusi dalla classe politico-dirigente e da una sempre più macchinosa burocrazia, decidono di cercare una maggiore qualità della vita oltreconfine, pagando il prezzo di abbandonare mamma Italia. Basti pensare questo: al primo gennaio 2006 gli italiani all’estero erano 3,1 milioni. A gennaio 2016, 4,8 milioni. Tradotto: un aumento del 55% in un decennio, secondo i dati di Istat, Censis e Aire, elaborati da Adnkronos. Numeri notevoli. Trovano meno spazio, invece, sulle pagine dei giornali o nel dibattito pubblico, i numeri di coloro che fanno il percorso inverso, di coloro che decidono di entrare a far parte della comunità Italia, acquisendone la cittadinanza. Secondo i dati di Istat e Ismu, sono ben 205mila coloro che hanno chiesto, e ottenuto, la cittadinanza italiana nel 2016; nel 2005 erano stati 29mila. Numeri altrettanto notevoli, a rappresentare un vero e proprio record.

 

Diventare italiani
Prima di analizzare nel dettaglio i dati, occorre aprire una parentesi, per illustrare i modi attraverso i quali poter diventare un “nuovo italiano”. I modi di acquisizione della cittadinanza italiana sono regolati dalla legge 91 del 5 febbraio 1992, che li disciplina nel dettaglio. Sintetizzando, i metodi più rilevanti sono cinque.
Si parte dai due metodi “classici”: cittadinanza per filiazione, il cosiddetto ius sanguinis, per il quale il figlio nato da cittadini italiani è, automaticamente, italiano a sua volta (art. 1) e cittadinanza per nascita, il cosiddetto ius soli, che vede cittadini italiani tutti coloro che nascono sul territorio italiano, non automaticamente, ma solo se i genitori sono apolidi o ignoti (art. 1, comma 2).
Altro metodo rilevante ai fini dell’analisi dei dati è quello previsto dall’articolo 5 della stessa legge: acquisto per matrimonio. Lo straniero diventa italiano sposando un cittadino e soddisfacendo specifici requisiti: due anni di residenza legale dopo il matrimonio, in Italia, o tre, all’estero. E proprio la residenza rappresenta l’altro modo di acquisizione rilevante. L’art. 9 della legge contempla l’istituto della concessione della cittadinanza mediante Decreto del Presidente della Repubblica, che prevede modalità differenziate a seconda del periodo di residenza legale nel Paese.

 

La situazione locale
Come anticipato in apertura, più di 200mila nuovi italiani nel 2016. Ma il dato nazionale ha un riscontro a livello locale, nel nostro territorio? Cominciamo da Rimini. Interpellato sull’argomento, dal Comune riminese arrivano dati che confermano questo trend: nel 2016, infatti, sono stati naturalizzati ben 651 cittadini stranieri e 318 minori, figli dei neocittadini, hanno acquistato a loro volta la cittadinanza perché conviventi con i genitori al momento dell’acquisto. Sono, inoltre, 15 gli stranieri diciottenni che hanno acquistato la cittadinanza italiana perché nati e vissuti ininterrottamente sino al compimento della maggiore età nel Paese. Dati che “sicuramente rappresentano un aumento di almeno 100 posizioni, rispetto agli anni precedenti”, come affermato dall’Ufficio di Stato Civile dell’amministrazione riminese.

 

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