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Economia Provincia

Osservatorio CGIL su economia e lavoro. Segnali positivi ma molta precarietà

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
mer 26 apr 2017 16:16 ~ ultimo agg. 27 apr 17:24
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Sono stati presentati oggi i dati dell‘Osservatorio sull’economia e il lavoro in provincia di Rimini a cura di Alessandro Daraio dell’Ires CGIL Emilia Romagna. La sesta edizione dell’ Osservatorio – sottolinea la CGIL di Rimini – si è concentrata in particolare sugli effetti che la crisi economica ha avuto sulle imprese e sui posti di lavoro. elementi fondamentali per comprendere criticità e punti di forza dell’economia Riminese e del suo mercato del lavoro, rispetto alle quali la CGIL vorrebbe aprire un dialogo e un confronto a partire dalle istituzioni e dalle categorie economiche .
Ha  ricordato Graziano Urbinati Segretario Generale CGIL Rimini che negli anni della crisi profonda le Organizzazioni Sindacali si sono impegnate con migliaia di accordi aziendali, (800 accordi aziendali all’anno nel settore dell’artigianato fra sospensione e cassa integrazione in deroga , circa 1.000 gli accordi di cassa integrazione in deroga  nel settore servizi fra il 2011 ed il 2015 , 1314  gli accordi  di cassa integrazione nel settore legno/ edilizia dal 2019 al 2016  e 2 milioni e mezzo le ore di cassa integrazione nella metalmeccanica nel  2015 ),  un’azione di contrattazione difensiva conquistata azienda per azienda e molte volte  sconosciuta ,  che ha difeso migliaia di posti di lavoro e sopravvivenza delle imprese, come hanno ricordato Manuel Fiori RSU Scm e Stefano Ceccarini RSU della Ferretti Imbarcazioni,  illustrando i percorsi che queste due importanti aziende hanno fatto nella crisi.

I dati sulla congiuntura economica  del 2016 consegna una crescita del valore aggiunto del 1,3 % con performance del mercato del lavoro sostanzialmente piatta,  un crescita senza occupazione .  Il lavoro non aumenta  rimane precario, frammentato e povero ( 2 milioni i voucher nel 2016 ), il lavoro povero e le crisi di questi anni, per Graziano Urbinati, sono le periferie della nostra provincia che necessitano di risposte.

Temi questi ripresi negli interventi dell’Assessore alle attività economiche del Comune di Rimini Jamil Sadegholvaad , da Primo Silvestri direttore di TRE , da Fabrizio Moretti presidente della Camera di Commercio della Romagna e da Emma Petitti Assessore Regionale . Scenario Globale , investimenti , innovazione , impresa 4.0 , qualità del lavoro , formazione , ambiti territoriali di Area vasta , il ruolo della Camera di Commercio  e la necessità di un confronto  con le parti sociali ,  sono stati alcuni degli argomenti portati nella discussione , in particolare L’assessore Petitti si è soffermata sulla necessità di una profonda riqualificazione territoriale dal punto di vista sismico ed energetico attraverso politiche di incentivi e leve fiscali ed ha ricordato la necessità di far camminare a livello territoriale  il Patto per i Lavoro Regionale ed in prospettiva  nuova legge urbanistica .


 

La sintesi del rapporto su economia e lavoro:

La congiuntura economica complessiva della provincia di Rimini continua a migliorare molto lentamente. Secondo le stime degli scenari territoriali elaborati da Prometeia, nel 2016 si sarebbe registrato un tasso di crescita del valore aggiunto dell’1,3%, sostanzialmente in linea con l’andamento regionale e sopra la media italiana. Per i prossimi anni è prevista la prosecuzione del lento recupero della produzione, anche se a ritmi non superiori all’1%. È ormai evidente che dopo gli anni acuti della crisi e la lunga recessione, non si prospetta un rimbalzo e il ritorno alla situazione economica preesistente, bensì un adattamento a un nuovo scenario più complesso e meno brillante.

La crescita del valore aggiunto nel 2016 ha interessato tutti i settori produttivi, compreso quello delle costruzioni che rivede il segno positivo dopo molti anni; l’incremento è stato meno intenso per l’ambito dei servizi, che sono la vera ossatura del sistema produttivo provinciale.

Il numero di imprese attive continua a ridursi, ma in maniera minima (-0,3%) e meno che nel resto della regione. In questo caso sono soprattutto il settore primario, le costruzioni e l’industria a consolidarsi. Nell’ambito dei servizi ci sono 85 imprese in più rispetto all’anno precedente, come risultato del saldo negativo del commercio e quello positivo di tutti gli altri segmenti principali (in particolare servizi alle imprese). Diminuisce il numero di imprese assoggettate a procedure concorsuali rispetto al dato molto negativo del 2015 (92 contro 128).

Balzano le esportazioni con un +12,3%, superando per la prima volta i due miliardi di euro di valore assoluto. Dopo diversi anni la performance riminese è migliore della media regionale, ed è trainata dai comparti dei macchinari (+16%), degli altri mezzi di trasporto (+68%), degli altri prodotti in metallo (+14,8%) e delle apparecchiature elettriche (+17,7%).

Per il turismo è stato un anno positivo sia in termini di arrivi (+3,1%) che di presenze (+1,6%), aumentate sia dall’Italia che, soprattutto, dall’estero con una ripresa anche della spesa dei turisti internazionali. Nonostante i segnali di miglioramento il turismo riminese è ancora fortemente dipendente dai flussi domestici (80% del totale) provenienti in particolare dalle regioni del centro nord.

La popolazione è cresciuta in modo moderato sia nel 2015 sia nel 2016 (dati provvisori) con una variazione di 0,2-0,3 punti percentuali ogni anno. Si accentua però lo spopolamento delle aree più interne a favore dei comuni di pianura.

Come negli anni passati, la crescita demografica è guidata dal saldo migratorio (sia dalle altre province e regioni italiane sia dall’estero) che bilancia il saldo naturale negativo. Si è arrestato però l’aumento dei residenti stranieri, che nel 2015 diminuiscono leggermente in termini assoluti.

Nonostante la crescita (stimata) del valore aggiunto, la performance del mercato del lavoro è stata sostanzialmente piatta, non riuscendo ad allinearsi al positivo andamento regionale trainato dalle province emiliane. Il tasso di occupazione è rimasto immobile, ma è leggermente diminuito quello di disoccupazione anche a causa di una riduzione della propensione a cercare lavoro (tasso di attività).

C’è stata una netta biforcazione delle dinamiche di tra uomini e donne: gli indicatori sono tutti positivi per le donne e frenati dalla performance relativa agli uomini. Il numero di donne disoccupate, dopo aver pagato il prezzo della recessione, torna a convergere rispetto a quello degli uomini.

Nel 2016 sono cresciuti soprattutto gli occupati in agricoltura, silvicoltura e pesca (+46%), ma anche nei servizi e nel commercio. Al contrario continuano a diminuire gli occupati nelle costruzioni (-15,7%), e nell’industria, sebbene e meno rapidamente (-3,7%).

Pochi progressi rispetto alla qualità e stabilità dell’occupazione: dopo il boom del 2015 calano drasticamente gli avviamenti al lavoro con contratto a tempo indeterminato così come le trasformazioni contrattuali verso il tempo indeterminato.

Sul fronte opposto è aumentata la diffusione del lavoro retribuito con i voucher, da tempo usciti fuori dall’ambito del lavoro accessorio. Nel 2016 nella provincia di Rimini sono stati venduti quasi 2 milioni di buoni lavoro, con una crescita che è stata ancora una volta superiore alla media regionale. Quasi la metà dei voucher venduti per cui si conosce il settore di attività, sono destinati al turismo e quasi il 30% al commercio. Meno del 5% dei buoni riguarda il lavoro domestico e le attività di giardinaggio e pulizie.

Diversi indicatori descrivono una situazione di maggiore fragilità e instabilità del mercato del lavoro di Rimini rispetto alla media regionale: una maggiore diffusione del lavoro autonomo, una incidenza minore dei contratti a tempo indeterminato e maggiore dei contratti stagionali (legati al settore turistico) tra i lavoratori subordinati, un maggiore ricorso al part-time. Sono tutti fattori che concorrono a ridurre l’intensità di lavoro e conseguentemente le retribuzioni e il reddito dei lavoratori.

Complessivamente, i tassi di crescita economica registrati in questi anni e le previsioni per i prossimi sono evidentemente insufficienti a sostenere un ritorno in tempi ragionevoli ai livelli occupazionali registrati prima dell’inizio della crisi, un aumento dell’intensità di lavoro degli occupati e un miglioramento delle retribuzioni e del potere d’acquisto delle famiglie. Oltretutto si intravedono segnali di disaccoppiamento tra crescita economica e generazione di lavoro e tra occupazione e disponibilità di reddito. Sono concreti i rischi di allargamento delle diseguaglianze e della polarizzazione sociale, in un contesto di progressivo invecchiamento della popolazione e quindi aumento della dipendenza economica.