Morto per liquido corrosivo, escluso sabotaggio
Non c’è stato sabotaggio nelle bottiglie di aranciata. Tra le ipotesi sulla morte di Stefano Amadori, l’idraulico 54enne di San Clemente, intanto si fa strada anche quella del gesto volontario. Ipotesi che il medico legale Donatella Fedeli, incaricata dell’autopsia, ha comunicato al procuratore capo, Paolo Giovagnoli e al sostituto che coordina le indagini dei carabinieri, Paola Bonetti.
Stefano Amadori, stando al medico, avrebbe ingerito una tale quantità e in una tale concentrazione di sostanza corrosiva, non diluita quindi, che potrebbe far pensare ad un gesto volontario. Era stato lui stesso ad attribuire nella telefonata al 118 il malore alla bibita appena bevuta. “Il sabotaggio è da escludere” ha detto all’ANSA il colonnello Mario Conio, comandante provinciale del Carabinieri di Rimini. Come ha confermato il procuratore Giovagnoli si indaga con “l’ipotesi di reato di avvelenamento di alimenti e di morte conseguente ad altro reato”. Il ritiro della partita di aranciata e l’intervento del Nas è stato un atto proprio per escludere l’ipotesi di contaminazione delle bevande in vendita.
Un’ulteriore smentita ai messaggi allarmistici che da ieri circolano sui social network in merito alle bevande vendute nel supermercato in questione.