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Icaro Sport

"Riprendersi l'isola che non c'è più", lunedì sera incontro con mister Glerean

In foto: La locandina della serata
La locandina della serata
di Icaro Sport   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 15 mar 2017 16:12 ~ ultimo agg. 16 mar 18:26
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MISTER GLEREAN: “APPASSIONARE I GIOVANI ALLENANDO IL LORO CUORE”

Ezio Glerean sarà l’ospite più atteso della serata dedicata al calcio giovanile “Riprendersi l’isola che non c’è più”, che si svolgerà lunedì al Centro civico di via Bidente. Organizzata dall’Aiac e dalla Figc-Lnd di Rimini, con la collaborazione del responsabile del settore giovanile del Rimini F. C., Valter Berlini, e del preparatore atletico delle giovanili biancorosse, Enrico Mendo, l’iniziativa trae chiaramente spunto dal libro scritto dal tecnico nel 2014 e intitolato, appunto, “Il calcio e l’isola che non c’è”.

Mister Glerean, come è nata l’idea di scrivere questo manuale?
“Osservando i cambiamenti accaduti negli ultimi anni nel mondo del calcio, in particolare quelli che sono andati a incidere sul mondo giovanile stravolgendo la vera essenza del gioco stesso, il divertimento. I bambini non sono più padroni del loro tempo, non si divertono più tanto che molti di questi abbandonano l’attività in età ancora verdissima. Le statistiche dicono che oltre il 70 per cento dei maschi si iscrive alle scuole calcio ma più della metà di questi smette entro i 15 anni. Dati che non ci possono lasciare indifferenti”. 

A suo parere i principali responsabili di tutto questo sono gli adulti.
“Non molto tempo fa i bambini giocavano negli oratori o nelle strade e, fino a 13-14 anni, erano liberi di scegliere come farlo. Oggi purtroppo, e già dalla tenera età, tutto viene fatto in funzione del risultato. Il saper fare la diagonale o il calciare con entrambi i piedi prevale su tutto il resto. Questo ha portato tanti giovani a disinnamorarsi e i primi a smettere sono proprio i talenti, quelli che non vogliono essere chiusi in gabbie tattiche, quelli che in campo vogliono essere liberi, quelli che per il piacere di inventare un qualcosa in quel particolare attimo della partita sono disposti anche a sbagliare un passaggio”.

Come è possibile conciliare l’aspetto ludico con quello dei risultati?
“Creando competizione, tutti i giorni. Sapendo che si può vincere ma anche perdere, e se questo accade non deve essere un dramma ma, al contrario, uno stimolo per crescere e fare meglio. Sul campo i bambini però non devono sottostare a delle regole, quelle è giusto ci siano a casa o a scuola. In un gioco ci si deve poter divertire, senza altri pensieri, diversamente non sarebbe più tale”.

In questa ottica il ruolo dell’allenatore passa in secondo piano?
“Affatto, il problema è che ci sono allenatori dei pulcini che lavorano come fossero alla guida di una nazionale. Quando si lavora con i ragazzi è invece necessario farli appassionare al gioco, in questo senso il ruolo del tecnico è di fondamentale importanza. Noi dobbiamo esserci per preparare le competizioni, i campi e tutto il necessario affinché il gioco si svolga in sicurezza. Ma da quando si inizia a dare i primi calci, sino ai 14 anni, è fondamentale lasciare spazio alla creatività dei ragazzi. Esattamente quello che è successo nel recente Torneo di Gallipoli dove i 2005 di Juventus, Roma o Sassuolo si sono totalmente autogestiti e con buoni risultati”.

Nonostante nel libro sostenga come non sia più possibile tornare indietro, non tutto è perduto.
“Un tempo, negli oratori, i bambini erano poche decine. Ora in ogni singola società possiamo trovarne anche 150-200, numeri molto importanti in prospettiva. La differenza è che dal famoso oratorio sono usciti i Baggio, i Del Piero, i Totti, i Mazzola e i Rivera. Tornare indietro non è più possibile però è fondamentale ricreare quello spirito, continuare in questo modo è impensabile”.

Un messaggio ai giovani, ai genitori e agli allenatori.
“Ai giovani dico solo di correre dietro al pallone e seguire il proprio istinto. I genitori devono comprendere che al primo posto viene la serenità dei bambini, non le aspettative dei grandi. I tecnici devono andare alla ricerca di cose nuove, che poi non sono altro che quelle di un tempo. Il gioco è una cosa bella a tutti i livelli dunque se mi appassiono da piccolo questa passione la porterò dentro per sempre. Ma per arrivare a questo ho bisogno di vivere emozioni. L’allenatore del settore giovanile non deve preoccuparsi di tecnica o tattica, deve allenare il cuore dei bambini”.

Sergio Cingolani
Ufficio stampa e comunicazione Rimini F. C.

La serata sarà presentata domenica pomeriggio nel corso della trasmissione “Calcio Junior TV”, in diretta dalle 18:30 alle 19:30 su Icaro TV (canale 91) e sarà poi ripresa dalle telecamere di Icaro Sport e trasmessa su YouRimini TV (canale 211) mercoledì 22 marzo alle ore 21.