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Attualità Rimini

Nomadi. Pasini (Futura): oggi le responsabilità eluse nel passato

In foto: Pasini negli studi di icaro Tv
Pasini negli studi di icaro Tv
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mer 1 mar 2017 11:57 ~ ultimo agg. 8 mar 18:23
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Con un articolato intervento, il capogruppo di Futura Luca Pasini esprime le proprie valutazioni sul progetto delle microaree per le famiglie che oggi si trovano nel campo di via Islanda. Con una premessa: oggi arriva il conto della scelta di chi trenta anni fa, per evitare proteste simili a quelle di oggi, ha permesso che un parcheggio diventasse un campo nomadi abusivo. E di una scelta sbagliata a livello nazionale: “Pensare di integrare i nomadi permettendo a molti nuclei familiari di rimanere uniti ma isolati dal resto del mondo è stata un’intuizione sbagliata”.

Sulle microaree, Pasini ribadisce che il fondamento è la responsabilizzazione delle famiglie che saranno sottoposte a precisi obblighi, così come avviene per gli alloggi popolari.


L’intervento di Luca Pasini:

INTEGRAZIONE: UNA SCELTA OBBLIGATA

A Rimini c’è un problema irrisolto da decenni che il consiglio comunale è obbligato a risolvere. Si tratta di una chiamata che non ammette deroghe, è un vero e proprio obbligo ad adempiere. La legge Regionale del 2015, che coinvolge tutti i comuni dell’Emilia-Romagna, nasce su promozione di una normativa europea (Strategia europea per l’integrazione) e impegna tutte le amministrazioni a procedere con lo smantellamento dei campi nomadi. Queste direttive sono state varate perché l’approccio precedente (l’erogazione continua di fondi pubblici) non è riuscita nell’integrazione dei rom e sinti.

Nel caso di Rimini, bisogna fare due precisazioni. La prima cosa da sottolineare riguarda le persone che sono interessate alla normativa. Sono sinti ormai stanziali da decenni nel comune di Rimini, ottenendo la residenza a Rimini oltre che la cittadinanza italiana. Sono presenti bambini e ragazzi che sono nati e cresciuti dentro il campo e che vanno a scuola con i nostri figli e fratelli. La seconda cosa da sottolineare è forse anche più grave. Il cosiddetto campo nomadi di Rimini (campo di via Islanda) non è mai stato in regola perché precedentemente non si è mai adempiuto agli obblighi di legge. Il campo nomadi di via Islanda è sempre stato un parcheggio abitato abusivamente e da decenni tutti “tollerano” che venga utilizzato in modo improprio come un’area di sosta di popolazioni nomadi.

La situazione di fatto ha generato l’intollerabile. Il caos ha agevolato sia comportamenti inaccettabili, sia fenomeni di marginalità sociale. Alla fine il contesto ha anche prodotto delle comprensibili proteste anche da parte di chi abita e di chi lavora nei pressi di quest’area. Ci si può anche chiedere come avrebbe reagito l’opinione pubblica trent’anni fa se l’amministrazione dell’epoca avesse inserito nel bilancio la realizzazione di un’area di sosta. Sicuramente ci sarebbero state proteste simili alle attuali, ma oggi sarebbe più facile trovare una soluzione condivisa. In altre parole: se trent’anni fa il comune non avesse permesso che un parcheggio diventasse un campo nomadi abusivo (evitando così proteste riguardo all’intervento), oggi non sarebbe così difficile adeguarsi alla legge regionale.

Qualcosa non ha funzionato: a Rimini doveva esserci per legge un’area di sosta. Oggi, invece, siamo chiamati a provvedere al superamento di una situazione non solo illegale in merito all’attuale normativa, ma addirittura rispetto alle normative di vent’anni fa. La realtà dei fatti ci spinge dunque ad attuare una politica sociale di medio-lungo termine che sia veramente efficace. Non mi sento di colpevolizzare totalmente le passate amministrazioni poiché, fino a poco tempo fa, non c’erano studi approfonditi “sullo stato di avanzamento” dell’integrazione di rom e sinti e quindi nemmeno direttive chiare sulla gestione del problema.

Le difficoltà dunque ora sono tante. Non è semplice trovare una soluzione condivisa da tutti con l’opinione pubblica che manifesta molte perplessità. Vorrei comunque ribadire il concetto. Questo iter procedurale è tracciato dall’Unione Europea dopo anni di studi e approfondimenti. Il comune di Rimini aveva “dribblato” l’ex normativa italiana in modo forse troppo disinvolto: facendo finta di niente. Ci troviamo quindi oggi a dover rispettare una normativa europea, quando in passato si era persino evitato di applicarne una italiana. Non è il comune di Rimini a voler strafare: tutte le amministrazioni italiane (di qualsiasi colore politico) si stanno adeguando alla normativa vigente. Pensare di integrare i nomadi permettendo a molti nuclei familiari di rimanere uniti ma isolati dal resto del mondo è stata un’intuizione sbagliata.

L’obiettivo è integrare queste persone nel nostro tessuto sociale, pur rispettandone le diversità, ponendo fine a questa situazione. L’integrazione di queste persone permetterà di dare una risposta positiva alle sollevazioni che provengono da chi contesta tale strategia d’inclusione sociale. La tendenza di rom e sinti a rimanere isolati, lo scetticismo diffuso nei loro confronti e l’assenza di una politica sociale nazionale ed europea efficace hanno aggravato la situazione. Dobbiamo cambiare strategia. La proposta del comune di Rimini è abbastanza semplice: creare le condizioni affinché queste persone si assumano tutte le responsabilità che consentono la convivenza civile. Vivere in strutture convenzionali è il primo passo. Si è pensato dunque a moduli abitativi e case popolari. Le cosiddette “microaree” sono piccoli spazi appartenenti al comune di Rimini su cui verranno posizionati prefabbricati in legno ed in cui vivranno non più di due nuclei familiari. Queste strutture entreranno a far parte del patrimonio immobiliare del comune e saranno assegnate ai nuclei rom e sinti aventi diritto, così come gli alloggi popolari secondo la normativa al riguardo. La responsabilizzazione di queste famiglie è l’elemento fondante della proposta, poiché l’aiuto da parte del comune ha una contropartita. Esso esige che queste famiglie adempiano agli obblighi sociali che noi tutti assolviamo: utenze personali, corretta gestione degli spazi, autosostentamento economico e tutte le responsabilità che ne conseguono.

La legge regionale è stata chiara sul destino dei campi nomadi: vanno chiusi. Questo intervento è una soluzione per evitare continue soste, segnalazioni e spostamenti di abitazioni su ruote (le famose roulotte) per tutta la città. Non si tratta di favoritismo, ma di creare le basi per un corretto stile di vita. Non giudico la cultura e le abitudini di queste persone. Non decido io se la causa dell’emarginazione sia stata l’assistenzialismo, l’opportunismo, il pregiudizio o l’attaccamento agli usi e costumi da parte di questi individui. Tuttavia ritengo che dalla legge della Regione trapelino due elementi di fondamentale importanza. Per prima cosa c’è la palese ammissione di colpa della politica davanti alla realtà dei fatti, cui hanno dimostrato l’inadeguatezza del vecchio approccio al problema. Il secondo elemento è la forte volontà di dare una risposta concreta. Tutto ciò ha portato PD e Movimento 5 Stelle a votare congiunti sulla proposta.

Concludo affermando che gli strumenti messi in campo permetteranno ai comuni di sviluppare una politica sociale di medio-lungo termine efficace, sia per i rom e i sinti, sia per l’intera città, ridimensionando gli immensi costi economico/sociali che stiamo continuando a pagare ormai dagli anni Ottanta. Se è chiaro che cambiare la mentalità e le abitudini delle persone ormai mature è difficile, la mia vera aspirazione verso questo progetto è che si riescano ad integrare i bambini, i ragazzi, quelli che ancora possono essere integrati a tutti gli effetti, dandogli la possibilità di farlo. Perché nel mondo di leoni da tastiera in cui viviamo, in cui tutto viene messo in discussione, sul cui tema si osa scrivere tutto e il contrario di tutto, solo una cosa è certa e non ammetto dibattiti: i bambini non hanno mai colpe.

Luca Pasini

Consigliere Comunale Lista Futura