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Quando i servizi partono dalla persona

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
sab 18 feb 2017 08:39 ~ ultimo agg. 20 feb 09:06
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“C’è chi brucia il lavoro e chi lo sostiene”. Questa era la scritta del manifesto affisso sulle locandine di tutta la città il giorno dopo l’incendio che devastò la sede del consorzio Via Portogallo. Sembra sia passata una vita da quella maledetta notte e invece sono solo 7 anni. Quella notte che tutti vorrebbero dimenticare, ma che non si cancellerà così facilmente dalla memoria dei lavoratori di Via Portogallo, il consorzio che unisce le quattro cooperative riminesi Ecoservizi Olmo, La Formica, New Horizon e Cento Fiori. Tra il venerdì 12 e il sabato 13 febbraio del 2010, qualcuno entrò furtivamente nella sede del consorzio appiccando un incendio che, dagli uffici della cooperativa sociale Ecoservizi Olmo, si propagò anche nei locali adiacenti de La Formica, devastando le sedi di entrambe le imprese sociali.
Fu un episodio davvero clamoroso perché toccò la coscienza di migliaia di lavoratori, non solo di tutto il comparto ambientale in cui lavoravano le cooperative colpite, ma anche di tanti altri ambienti lavorativi vicini al mondo della cooperazione sociale. Quella notte con un gesto incomprensibile e irresponsabile furono messi a rischio oltre 350 posti di lavoro, perché le aziende colpite dovettero ripartire da capo e rimettere mano alla ricostruzione della loro sede, che da poco abitavano e che era stata appena ristrutturata.
Fu solo grazie all’allarme dato poco dopo la mezzanotte dai residenti della struttura adiacente della cooperativa Cento Fiori e il celere intervento dei vigili del fuoco, che si riuscì a scongiurare il peggio, fermando in tempo quello che poteva diventare una vera e propria tragedia. Tutti gli sforzi fatti, non riuscirono comunque ad evitare la distruzione delle sedi e degli uffici di Olmo e Formica. Senza danni le sedi della coop. New Horizon e il centro residenziale della coop Cento Fiori. L’incendio doloso partì da più focolai dolosi, appiccati al piano terra e al primo piano. Gli uffici furono completamente devastati, ciò che non aveva distrutto il fuoco e il fumo, era stato danneggiato dall’acqua necessaria a spegnere le fiamme, che furono domate solo nelle prime ore del mattino.
Facile intuire la delusione e lo sconforto che quella notte ebbero tutti i lavoratori e i soci delle cooperative di fronte all’edificio e agli uffici distrutti, ma anche la paura di veder sfumare, in una sola notte, quello per cui avevano lavorato fino a quel momento e il terrore di perdere anche il posto di lavoro. Ma non fu così. Le cooperative, nel pieno di una delle congiunture economiche più difficili della loro storia, non si lasciarono abbattere e si diedero da fare sin da subito per ripartire. Non esitarono a reinvestire in quella che era, ed è ancora oggi, la loro casa, per far ripartire quello che il fuoco aveva divorato.
Rabbia e voglia di ricominciare. Questi furono i sentimenti che già dal giorno successivo all’incendio divamparono fra i cooperatori, tanto che quello stesso sabato mattina tutti i servizi in capo alle cooperative colpite vennero garantiti comunque e i lavoratori con uno sforzo emotivo abnorme, riuscirono a non far ricadere sulla città i disagi che quel disastro aveva causato.
Persuasive e commoventi le dichiarazioni che fecero a caldo i due presidenti Gilberto Vittori e Pietro Borghini, accorsi fin dalla notte sul luogo del disastro e riunitisi in una commossa assemblea nel pomeriggio: “E’ stato colpito in modo troppo severo il polo della cooperazione sociale riminese, ma questa mattina sono stati comunque garantiti tutti i servizi e li garantiremo anche nei prossimi giorni” – ribadì il presidente di Ecoservizi Olmo. “E’ uno dei momenti più pesanti per i nostri soci e i nostri lavoratori, tutti voi oggi siete presenti e siete andati a lavorare come un giorno qualsiasi, siamo fieri di essere cooperatori sociali. Uniti possiamo superare anche questa difficoltà” – ci tenne a sottolineare il presidente della cooperativa La Formica.
incendio via portogallo (2) incendio via portogallo (1)Una capacità di reazione che in quel particolare momento, riuscì a colpire tutte le coscienze sia del mondo profit che di quello no profit, perché mise in evidenza quella che è la caratteristica peculiare del mondo cooperativo sociale: costruire i servizi partendo dalla persona e non dall’azienda o dalle strutture. Questo fu il vero punto di forza per il quale, in maniera tempestiva, le cooperative riuscirono a rialzarsi e a mantenere alto lo standard di qualità dei loro servizi, anche in quel difficile momento. Il mondo della cooperazione sociale, proprio per questa sua conformità è in grado di adattarsi e ridisegnarsi in base alle esigenze. Questo fa parte del suo DNA ed è una delle caratteristiche più importanti che determina la sua sopravvivenza, anche nelle situazioni più estreme.
I responsabili di questo atto ingiustificabile non furono mai trovati, ne nessuno ha mai capito il motivo di tanta efferatezza. Un odio ed una determinazione a voler distruggere che non è mai appartenuto a questo mondo. Un gesto talmente fuori dal conteso, per il quale forse neanche gli autori potevano immaginare di suscitare una tale reazione emotiva: coesione, solidarietà, orgoglio cooperativo e senso di appartenenza.
L’episodio dell’incendio infatti scosse l’opinione pubblica facendo emergere un grande desiderio di vicinanza intorno alle cooperative colpite. Furono numerosissimi le dichiarazioni di solidarietà e i contributi, anche economici, che il consorzio ricevette per la ricostruzione da parte di tante realtà locali e regionali. Il mondo politico , gli enti locali, il Vescovo, i privati, le famiglie dei lavoratori, ma soprattutto i soci , i lavoratori e le cooperative del consorzio CSR che in ogni modo si resero disponibili con diverse forme di aiuti.

Insomma, non fu affatto facile, ma sin dal giorno successivo all’incendio l’atteggiamento fu sempre lo stesso: andare avanti, mettendo il cuore oltre l’ostacolo, consapevoli che il cuore della cooperazione sociale riminese si trova proprio nel lavoro.

 

Emiliano Violante

 

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