Indietro
menu
Attualità Rimini

Protesta della marinerie. Venerdì sirene spiegate ed incontri

In foto: repertorio
repertorio
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 14 feb 2017 12:30
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

10 minuti di suono delle sirene dei pescherecci daranno il via venerdì alla mobilitazione delle marinerie dell’Emilia Romagnaper dare un futuro alla pesca italiana“. Una protesta per manifestare il disagio che stanno vivendo le imprese del settore pesca ed acquacoltura. Anche la marineria di Rimini aderisce e insieme alle altre della Regione chiedono ai sindaci della costa, al presidente Bonaccini, ai parlamentare del territorio di attivarsi per trovare risposte. Dopo la protesta simbolica nei porti ci saranno assemblee ed incontri.

Lo stato d’agitazione è motivato dalle difficoltà per le imprese di lavorare con leggi ritenute “irragionevoli” e da modificare. In particolare chiedono di modificare l’articolo delle legge del luglio 2016 che, pur depenalizzando le infrazioni previste per la cattura sottomisura di una serie di specie ittiche, ha introdotto per le stesse, sanzioni amministrative sproporzionate (150.000 € per il tonno rosso e fino a 75.000 € per specie massive come alici, sarda e triglie), sanzioni accessorie da applicare anche a pescherie e ristoranti, prevedendone in taluni casi la chiusura a tempo e la possibile revoca della licenza di pesca alle imbarcazioni. Inoltre viene chiesto di ripristinare la commissione consultiva centrale della pesca, al Mraf, modificare il sistema di distribuzione alle imprese di pesca, della quota nazionale assegnata all’Italia per la cattura del tonno rosso. “Non è accettabile che soltanto dodici imbarcazioni in tutta Italia, siano abilitate a catturare il tonno rosso con il sistema della “tonnara a circuizione””,cosìcomenonèaccettabilechesolounaparteresidualedellaquota tonnonazionale,siadestinataacoprirelecatture accidentalieffettuatedallealtreimbarcazioni,chenondetengonola“quotatonno”edesercitanoaltrimestieri”.

C’è poi anche il tema dei sistemi dei controlli applicato alle imprese di pesca “pur essendo un forte deterrente all’esercizio della pesca illegale, richiede una cura e una puntualità nella gestione, più adatta ai grandi motopescherecci che operano nell’Oceano Atlantico e nei mari del Nord Europa, che per imbarcazioni non grandi, prive di spazi e comodità a bordo, composte da equipaggi modesti nel numero (nella media 2 – 4 persone) e che operano in aree di pesca, dal punto di vista morfologico, completamente diverse rispetto ai grandi mari europei. Per la propria dimensione e struttura, le nostre imprese di pesca risultano molto esposte al rischio di criminalizzazione, per aver commesso infrazioni, il più delle volte determinate dalla impossibilità di evitarle, che non dalla volontà di commetterle”.