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Ambiente Provincia

La Romagna si scalda: in 25 anni un grado in più

In foto: la copertina dell'atlante
la copertina dell'atlante
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 7 feb 2017 12:58 ~ ultimo agg. 16:40
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“Il clima dell’Emilia Romagna sta cambiando in fretta”. Così Arpae sottotitola l’edizione 2017 dell’atlante climatico regionale. L’atlante nasce dall’analisi climatica giornaliera 1961-2015 e presenta un confronto tra il clima attuale (anni 1991-2015) e quello del trentennio 1961-1990. Negli ultimi 25 anni Arpae ha registrato, in tutte le stagioni, significativi aumenti di temperatura rispetto al periodo 1961-1990 con incrementi superiori a un grado. Per quanto riguarda le precipitazioni, a una modesta riduzione del dato annuale si accompagna un notevole cambiamento dei regimi di pioggia nel corso dell’anno, con prolungati periodi siccitosi nella stagione estiva.

L’atlante presenta anche una sezione con i dati comune per comune. Per quanto riguarda la temperatura media, Rimini negli ultimi 25 anni è salita da 13,0 a 13,9. A Riccione da 13,5 a 14,4; a Santarcangelo da 12,9 a 13,9; a Bellaria da 13,0 a 14,1. Aumenti ancora più ampi a Misano e Cattolica, i due centri più caldi della provincia: entrambe sonpo passate da 13,6 a 14,8. Ma anche a San Giovanni in Marignano, da 13,5 a 14,7. Casteldelci negli ultimi 25 anni è salito da una media di 9,7 gradi a 10,9 ma resta il comune più freddo.

Per quanto riguarda le precipitazioni, i dati sono scostanti tra comune e comune. Il capoluogo ha registrato un calo da 830 a 789 millimetri annui. Riccione invece un lieve aumento: da 742 a 772. Calo sensibile a Santarcangelo, da 901 a 808, ma il comune con meno precipitazioni è Bellaria: 769 millimetri, dieci in meno del trentennio 1961-90. Il comune più piovoso è ancora Casteldelci, passato da 1.202 millimetri a 1.241. Sopra quota mille anche Pennabilli e Sant’Agata Feltria.

“Questi cambiamenti climatici impattano già oggi sul sistema agricolo regionale – spiega  nella prefazione l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli -con incremento dei fabbisogni irrigui, stress termici per le colture e per gli animali allevati, anticipazione dei cicli colturali, diffusione di fitopatologie e nuovi parassiti. Allo stesso tempo l’agricoltura e la zootecnia contribuiscono insieme ad altri settori all’emissione di quei gas climalteranti che sono i principali imputati del cambiamento climatico”.