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Attualità Rimini

Vicesindaco incontra moglie di Petrit Nikolli. "Due grandi lezioni di dignità"

In foto: Petrit Nikolli
Petrit Nikolli
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 21 gen 2017 15:37 ~ ultimo agg. 18:07
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Il vicesindaco di Rimini ha incontrato ieri la moglie di Petrit Nikolli, l’artigiano albanese residente a Rimini con la famiglia ucciso il 25 maggio scorso per essere intervenuto a difesa di una nipote maltrattata dal marito. Nel gesto di Petrit, ma anche nel modo in cui la moglie sta affrontando la sua condizione, che per il vicesindaco sono un grande esempio di integrazione e dignità.


 

Il racconto di Gloria Lisi:

Tra gli eventi che più mi hanno segnata umanamente e professionalmente nella mia attività di amministratore c’è sicuramente l’efferato omicidio di Petrit Nikolli, “Piero” come veniva chiamato da tutti, l’artigiano albanese di 42 anni ucciso la sera del 25 maggio scorso a Rivabella per avere difeso sua nipote dalle ennesime violenze del marito o, come la chiamano in maniera distorta i suoi esecutori, per questioni di onore familiare. Un uomo per bene, ben voluto e apprezzato da tutti, tanto da indurre tanti riminesi a sostenere ed essere vicini alla propria famiglia; la moglie Ermelinda (Linda) e i quattro figli (di cui l’ultimo, Ethan Piero, nato dopo l’omicidio, è stato chiamato così proprio per ricordarlo).

Ho pensato al caso recente di Gessica Notaro, e ho capito la profondità del gesto di Piero, che senza pensare alle conseguenze, ha detto basta, è andato a Milano e a portato via sua nipote da un presente e un futuro di angherie e soprusi da parte di un piccolo uomo, un violento. Un gesto enorme, perchè con il suo sacrificio ha salvato sua nipote e a tutti noi ha dato una lezione di umanità e dignità, da grande uomo, un giusto.

Ieri mattina proprio Linda, sua moglie è venuta a trovarmi in ufficio, insieme ad una sua amica e vicina di casa. Una donna forte ed orgogliosa come il marito, ed infatti è stata Linda a dirmi di essere stata molto contenta e colpita non solo dall’affetto ma anche dall’aiuto concreto offerto da tanti riminesi, non solo i colleghi di lavoro di Petrit o i vicini, ma anche le istituzioni e tante persone con cui non c’era alcun tipo di legame diretto. Ma lei non è abituata a chiedere, e si sente quasi in imbarazzo per tutta questa solidarietà e sostegno “perchè voglio farcela da sola, con le mie forze”.

Linda è una donna che si sente profondamente inserita a Rimini, ormai diventata a tutti gli effetti casa sua (“lo dicevo sempre a Petrit, quando tornavamo da un viaggio e vedevo la scritta Rimini mi sentivo arrivata a casa”), e a quelle che sente come la sua comunità non chiede nulla se non la possibilità di farcela con le proprie mani, essendo utile e non un “peso”. Una storia che nasconde due grandi lezioni di dignità, quella di un uomo che pur di salvare sua nipote da un compagno violento va incontro alla sorte, e quella di sua moglie che quella dignità la continua a portare a testa alta, affrontando la vita sua e dei suoi quattro figli con l’onestà e la forza di chi sa, sia di voler farcela da sola, sia di poter contare sulla solidarietà della propria comunità; si, perchè quelle di Piero e
Linda sono anche, alla fine, l’esempio di una integrazione che, aldilà delle immagini troppo spesso stereotipate in negativo, trova ancora nelle
pieghe della quotidianità storie ed esempi straordinariamente positivi e luminosi come questi.