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Blog/Commenti Nazionale

Non c'è dramma che tenga, l'astio corre sul Web

In foto: immagine ma-no.org
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di Gianluca Angelini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 20 gen 2017 08:31 ~ ultimo agg. 08:48
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Stamattina, diretto al lavoro in treno, scorrevo le pagine dei giornali. Sul telefonino guardavo, uno dietro l’altro, i fogli elettronici riempirsi di racconti dal Centro Italia. Di grafici di sismografi, di interviste agli esperti. Le foto di un bianco abbagliante a coprire tutto. La neve, abbacinante e spettrale. Poi, completata la ‘rassegna stampa’, ho virato su Facebook e i social network. E, su varie bacheche, mi si è spalancata una specie di Inferno. Di parole. A commentare i fatti decine e decine di persone, dalla tastiera tagliente, tra zuffe politiche, strumentalizzazioni. Invettive gratuite.
Quasi la scusa per ‘attaccare briga’: con i milioni di euro che si trovano subito per Mps e non per la gente in difficoltà; i profughi in alberghi multistelle e gli italiani nelle tende; il complotto dietro alle donazioni via sms e il loro mancato utilizzo. Parole in libertà – non critiche più che legittime – cui nessuno sembra davvero interessarsi: ci si attacca vicendevolmente. Mantenendo la propria posizione – pro-Governo, anti-Governo; pro-Salvini, contro-Salvini; pro-Grillo contro-Grillo – tanto che il punto di partenza, la (presunta, ormai) solidarietà verso la gente d’Abruzzo, Umbria, Marche e Lazio, si fa impalpabile e scolora nel travaso di bile. Reciproco. Cose così. Da Web quotidiano. Se non fosse che questi sono i giorni sostegno, dell’aiuto sincero. Della pietà. Sparita.
Quando tempo fa Umberto Eco, se ne uscì dicendo – tra le altre cose di un lunga e dissertazione – che “i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività”, da italiano medio – e navigatore assiduo della Rete – ci rimasi un po’ così. E un pochetto mi indispettii.
Vero che chiunque abbia accesso al Web, protetto dal sostanziale anonimato della tastiera, si sente in diritto di concionare sull’universo mondo – spesso in modo aggressivo e arrogante – pur senza averne alcuna consapevolezza. Vero anche che nel grande Bar planetario che Internet è divenuto oltre alle fesserie – da bar, appunto – alle prese di posizione sconclusionate, irritanti o volgari, si intrecciano servizi meritevoli, riflessioni intelligenti, spazi di conoscenza e di confronto pressoché illimitati.
Alla fine mi parve che i due piatti della bilancia potessero stare in equilibrio. E invece no, mi sbagliavo.
Spigolando sulla Rete – specie in queste ore ma non solo – non è difficile imbattersi in alterchi surreali pure su pagine che, fin dal loro titolo, non farebbero che presagire pacatezza e toni morbidi o, quanto meno, spirito propositivo. Popolate, invece, da frequentatori che non sembrano vedere l’ora, partendo da un qualsiasi appiglio, per assestare graffi e colpi sotto la cintura. Senza spazio per i dubbi: si sta di qua o di là. E lo stare di qua o lo stare di là viene suffragato, non tanto dalla propria argomentazione ma dall’attacco a chi la pensa diversamente. Con astio, trascendendo quasi nella disfida tra bande.
Aveva ragione Eco. Ci siamo ridotti così. Senza nemmeno un bicchiere di vino. Che quello, volendo, al bar non manca mai.

Dal blog Pendolarità