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Ciao, maestra Teresa!

In foto: La maestra Teresa Talone
La maestra Teresa Talone
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 4 gen 2017 19:23 ~ ultimo agg. 5 gen 09:45
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L’improvvisa scomparsa della mia maestra ha suscitato in me un’ondata di ricordi. Nei quattro anni passati alla scuola elementare XX Settembre non ho solo imparato a scrivere, leggere e far di conto, a pronunciare le prime parole in inglese e a strimpellare con la clavietta, ma ho iniziato a vivere in un ambiente diverso da quello familiare.

In quelle aule ho sperimentato la prima cotta, ahimè non ricambiata, per una bella biondina. In quel cortile ho tirato i primi calci ad un pallone… ricordo ancora la mia maglia rossa con il numero 5 in bianco (e quali colori sennò), e ho fatto l’unica scazzottata della mia vita, che poi più che una scazzottata (tra l’altro con uno dei miei migliori amichetti dell’epoca) era una “spintonata”.

E lì ho conosciuto lei, la mia maestra. Non sono i decreti a fare una buona scuola o una cattiva scuola, sono i maestri. Conosco persone, anche a me molto care, che sono state rovinate da cattivi insegnanti. Io no. Io posso dire con orgoglio: “sono stato un allievo della maestra Teresa Talone in Tartaglia”. Perché la maestra, come ha ricordato il sacerdote durante il funerale, è come una seconda mamma.
E perché se oggi sono una persona realizzata lo devo anche a lei. I valori che mi ha trasmesso (chiaramente insieme ai miei genitori), il “metodo di studio”, perfino le sue sgridate mi hanno aiutato a crescere e diventare uno studente brillante.

Ricordo bene il giorno in cui, ormai alle medie, andai a trovare la mia maestra. La mia aula mi sembrava piccolissima. Disse ai suoi nuovi scolari con una punta di orgoglio: “questo è Roberto, l’alunno che mi chiamò a Natale per chiedermi di tornare nella mia classe”. E sì, perché dopo la seconda elementare cambiai casa, da via San Gaudenzo a via Macanno, e visto che c’era una scuola a 50 metri dalla mia nuova abitazione i miei genitori decisero di farmi trasferire lì. Nei primi quattro mesi feci in pratica da assistente alla maestra e durante le festività natalizie telefonai alla maestra Teresa per chiederle se per la quarta sarei potuto tornare alla XX Settembre. Lei mi disse di sì. E così feci.

Siccome la vita è una ruota, qualche anno fa conobbi Cristian, brillante studente, aspirante giornalista e nipote della mia maestra. Per diversi mesi Cristian ha collaborato con la nostra redazione sportiva, così ho potuto trasmettere anche io a un Tartaglia qualche nozione (nulla, comunque, rispetto a quelle che avevo ricevuto dalla mia maestra). Da lui ho saputo che oltre che una grande maestra, Teresa Talone è stata anche una super nonna, moderna e ironica. In realtà dentro di me già lo sapevo, perché quando uno è un grande è un grande. E lei è una grande (non ho sbagliato il tempo del verbo).

La voglio quindi salutare con le stesse parole che probabilmente avrei utilizzato quando avevo dieci anni: “Ciao, maestra, grazie di tutto! Ti voglio bene e resterai per sempre nel mio cuore!”