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Cose che non ti aspetti

di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
lun 19 dic 2016 15:45 ~ ultimo agg. 23:10
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Se hai 14 anni, non pensi mai alla morte.

Non ti aspetti di poter essere usata come scudo umano da qualcuno che poi sparerà il proiettile che ti sarà letale. Non ti aspetti il silenzio dei tuoi amici, che assistono alla tua morte ma si rifiutano di denunciare.

Non se lo aspettava Annalisa Durante, uccisa il 27 marzo di dodici anni fa a Forcella, durante uno scontro a fuoco tra camorristi.

Non avrebbe neppure potuto immaginare l’esistenza di tanta crudeltà e efferatezza, a soli 13 anni, Giuseppe di Matteo. Figlio di un collaboratore di giustizia, disciolto in una vasca d’acido nel tentativo di far tacere il padre.

Se lavori con ragazzi considerati “difficili”, non ti aspetti di poter parlare con loro di queste cose. Cresciuti molte volte sulla strada, senza punti di riferimento, apparentemente privi di interessi.

Spesso siamo noi adulti i primi a mettere le mani avanti: per un ragazzo che vive in una comunità di accoglienza o per un minorenne straniero esistono solo i bisogni primari, cercare una casa o un lavoro. Il resto non è importante, o comunque passa in secondo piano.

Ma ci sono cose che non ti aspetti.

Non ti aspetti che un ventenne egiziano conosca Peppino Impastato. O che un ragazzino albanese, strafottente e ribelle, ti dica che ha paura.

La scorsa settimana abbiamo scelto di parlare di mafie e legalità con un gruppo di ragazzi che vivono “fuori famiglia”. In pochi, tra gli adulti, ci hanno preso sul serio.

Lo sforzo per promuovere partecipazione attiva di un’associazione come Agevolando, la battaglia per l’informazione, la formazione e la memoria del coordinamento di “Libera” potrebbero sembrare, a uno sguardo superficiale, velleitari.

Ma in fondo l’educazione è anche questo.

Credere, ostinatamente, nell’inatteso.