Indietro
menu
Attualità Rimini

Esternalizzazione: lettera di un genitore a favore

In foto: repertorio
repertorio
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 15 nov 2016 14:56 ~ ultimo agg. 14:59
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Non ci sto a sentirmi un genitore peggiore di altri perché non ho la possibilità di gestire l’uscita dei miei bambini alle ore 16.00“. E’ questo il passeggio della lettera di un genitore riminese arrivata in redazione che si è sentito provocato dalla nota del gruppo “Giù le mani dalle scuole di Rimini” (vedi notizia), in particolare dal passaggio in cui si dice che le famiglie non desiderano orari prolungati del servizio perché “hanno fatto i figli per viverli e non appaltarli alle cooperative” e invita il comune a proseguire con la sua azione.

Scrive il genitore: “sono papà di due bambini che non possono frequentare le scuole d’infanzia pubblica perché io, mia moglie e la nostra piccola rete familiare, causa necessità di lavoro non abbiamo la possibilità di andarli a prendere all’uscita prevista per le 16. Pur avendo avuto posizioni utili in graduatoria, abbiamo dovuto rinunciare alle strutture pubbliche per quelle private, che davano risposte più adeguate alle nostre esigenze“.

E prosegue: “Sono veramente offeso e mortificato dalle dichiarazioni del comunicato. Capisco le istanze e le rivendicazioni del personale precario, che vede sfumare la possibilità di un lavoro nel settore pubblico, che ne fa le proprie rimostranze da un punto di vista occupazionale e sindacale. Desidererei, però, che il piano della discussione e del confronto rimanesse scevro da interessi terzi e diversi rispetto ad avanzare una proposta di miglioramento del servizio offerto dai nidi/materne rispetto ad oggi”.

Infine pone alcuni punti a suo avviso utili alla discussione:

numero di posti degli asili nido, oggi carente nell’offerta del pubblico;

età di accesso dei neonati ai nidi pubblici, che costringono le lavoratrici madri “che possono” a non rientrare al lavoro al termine della maternità obbligatoria;

orari di apertura delle strutture pubbliche, non funzionali alla conciliazione delle attività lavorative ed alle politiche a sostegno delle lavoratrici madri;

– scuole pubbliche dell’infanzia che non danno copertura del servizio 12 mesi all’anno, lasciando tutti gli anni le famiglie a doversi attivare nella ricerca di un centro estivo o di soluzioni diverse con continui problemi di inserimento dei bambini;

rette scolastiche delle strutture pubbliche oramai più care, con una offerta oraria inferiore, rispetto alle strutture private.