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Cronaca Riccione

Caso Tucker. Sequestrati Lamborghini e immobili per 8 milioni

In foto: Una delle Lamborghini sequestrate
Una delle Lamborghini sequestrate
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 27 ott 2016 10:07 ~ ultimo agg. 28 ott 10:56
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I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, con la collaborazione di altri reparti del Corpo e di personale dei Carabinieri della Compagnia di Riccione hanno sequestrato beni per 8 milioni di euro.  L’operazione, chiamata “Tube”, nasce dal caso Tucker e riguarda un procedimento separato per l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniale. I militari hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro ai fini della confisca emesso dal Tribunale di Rimini, Sezione Misure di Prevenzione, relativamente a quote sociali e beni strumentali di 4 società (con sedi in Bisceglie, Rimini, Riccione e Urbino), saldi attivi di conti correnti, crediti IVA, e due immobili a Riccione e Misano Adriatico, e 13 autovetture, tra le quali 2 Lamborghini.

Una vicenda complessa, quella della Tucker. Il processo penale si è chiuso in Cassazione nel 2013 con la prescrizione. Restano però aperti i contenziosi civili in quanto i capi civili erano stati confermati. E il cosidetto “Tucker 2”, procedimento legato a una seconda tranche di denunce legato però solo all’accusa di truffa e non di associazione a delinquere (in questo caso, le parti hanno accettato la decadenza dei termini di prescrizione). L’applicazione della normativa del nuovo codice Antimafia deriva dal criterio della pericolosità sociale attribuito a Mirco Eusebi ed Ivana Ferrara insieme alla sproporzione reddituale: tra il ’99 e il 2001, quando la loro società era già in forte espansione, non avevano dichiarato redditi.

I fatti partono dall’anno 2001, quando i Finanzieri di Rimini avviarono un’articolata indagine – su delega della Procura della Repubblica di Rimini – nei confronti di una società con sede aRiccione, che produceva, fabbricava e commercializzava le apparecchiature, con l’obiettivo di accertare la consumazione del reato di truffa aggravata da parte dei responsabili che proponevano, dietro sottoscrizione di un contratto di franchising e contestuale ingresso in una struttura commerciale di tipo “multi level marketing”, di commercializzare il tubo presentato come idoneo a garantire un elevato risparmio di gas se applicato agli impianti domestici e industriali.

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Le indagini portarono a scoprire un’organizzazione, ramificata in tutto il territorio nazionale con oltre 30 uffici periferici, ritenuta responsabile di truffa in quanto intenta a reclamizzare e promuovere la vendita di un innovativo prodotto per il risparmio energetico che, sulla base delle risultanze di perizie tecniche, non si era dimostrato idoneo allo scopo prospettato. L’illecito era anche far sottoscrivere quanti più contratti di “affiliazione” alla struttura multilivello (“Catena di Sant’Antonio”) al fine di incassare le somme versate dagli “affiliati”, proponendo la vendita di un prodotto che non corrispondeva alle aspettative di commercializzazione promesse.

A consuntivo delle complesse attività di indagine svolte dalle Fiamme Gialle riminesi, anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché rogatorie in territorio estero, nella Repubblica di San Marino e nel Principato di Monaco, veniva avanzata dal Pubblico Ministero competente una proposta al GIP di misure cautelari personali e reali nei confronti dei soggetti a vario titolo coinvolti nella vicenda. Il Giudice disponeva così la custodia cautelare di 8 persone e il sequestro preventivo dei conti correnti societari, delle autovetture nella disponibilità degli indagati, di due immobili e del credito IVA, operazioni tutte eseguite dalla Guardia di Finanza di Rimini.

Il procedimento penale si è concluso con sentenza di condanna emessa dal Tribunale Collegiale di Rimini per condotte in essere sino all’ottobre 2002; la sentenza è stata parzialmente riformata dalla Corte d’appello di Bologna il 16 maggio 2011, per intervenuta prescrizione di alcune ipotesi di reato. Infine la Cassazione, il 3.10.2013, ha dichiarato la prescrizione dei reati pur ritenendo provati i fatti reato ascritti agli imputati, tanto da confermare i capi civili.

Successivamente sono stati eseguiti – nell’ambito di un separato procedimento instaurato ai fini dell’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali (Decreto legislativo 159 del 2011) nei confronti dei due principali attori della vicenda – ulteriori accertamenti tipici di polizia economico-finanziaria utili, tra l’altro, a qualificare la sproporzione tra il valore dei beni loro riconducibili – individuati in saldi di conti correnti, somme e titoli, beni mobili e immobili, già oggetto di sequestro probatorio e, successivamente, preventivo penale – ed i redditi apparenti o dichiarati.

All’esito di questa nuova fase dell’operazione, la Procura della Repubblica, nella persona di Marino Cerioni e Davide Ercolani, sulla scorta degli elementi acquisiti nel corso delle attività investigative svolte dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Rimini e con il contributo fornito dai Carabinieri di Riccione, ha richiesto al Tribunale l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali nei confronti degli Eusebi, ritenuti pericolosi socialmente ai sensi del decreto legislativo 159/2011, richiedendo il sequestro ai fini della confisca dei beni riconducibili ai proposti.

Il Tribunale di Rimini ha accolto la proposta avanzata dalla Procura della Repubblica ed ha emesso il provvedimento di applicazione della misura di prevenzione disponendo così il vincolo giudiziario delle quote sociali e beni strumentali di quattro società, saldi attivi di conti correnti, crediti IVA, due immobili (a Riccione ed in Misano Adriatico), 13 autovetture tra le quali una Lamborghini Countact ed una Lamborghini Murgielago.

Ai fini dell’esecuzione del provvedimento di sequestro di prevenzione, le operazioni hanno riguardato le località di Rimini, Riccione, Misano Adriatico, Pesaro, Urbino, Bisceglie (BAT), Bergamo, Altomonte (CS), Cento (FE), Macerata Feltria (PU), Milano, Modena, Policoro (TA) e Trento.