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Le barricate in piazza...

di Stefano Rossini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 25 ott 2016 13:34 ~ ultimo agg. 13:51
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…le fai per conto della borghesia, che crea falsi miti di progresso. Cantava Battiato tanti anni fa in una canzone. Anche quando pensi di cambiare la società, in realtà lavori per conto di altri. Ma non divaghiamo. Per chi fai le barricate? Per tanti motivi, ma non per tenere fuori 12 donne una manciata di bambini lontani migliaia di chilometri da casa.

Vi sarà capitato di leggere, su facebook o da qualche parte, quelle notizie che ogni tanto vengono fuori: guardate la manifestazione a Parigi, guardate come bloccano le strada in Spagna contro la politica; sempre accompagnate dai commenti: e gli italiani? da noi mai uno sciopero o una protesta! Sveglia italiani! Su da quelle poltrone!

Ecco! Ora si sono alzati gli italiani e hanno fatto le barricate. Chissà se un giorno a scuola si studieranno queste barricate. Come le 5 giornate di Milano, momento di orgoglio della nazione, quando la città si mobilitò contro l’invasore austriaco. Si dovrebbero studiare. Dovremmo mettere sui libri sia momenti più alti della nostra umanità nazionale, sia i baratri.

Due tipi di barricate, come due tipi di nazione e di persone. E’ inutile che ce la cantiamo. Gli italiani non sono tutti brava gente. Come in ogni popolo, come in ogni latitudine c’è chi accoglie, o semplicemente accetta la difficoltà del momento, e c’è chi tira fuori tutta la propria meschinità e grettezza.

Io spero che le persone che hanno alzato queste barricate un giorno si vergogneranno con i loro figli per quello che hanno fatto. Il tempo cambia la prospettiva. Come si sentiranno oggi le persone che rifiutavano ai neri i posti in autobus, o il bagno in comune? Sempre per difendere un’identità di popolo, di nazione e altre inutilità del genere.

Goro e Gorino sono luoghi che amo molto. A Gorino c’è il faro. Da sempre indicazione di aiuto per i naviganti, per chi versa in acque pericolose. Lì c’è il silenzio della pianura bassa tagliato dai rami del Po che serpeggiano tra risaie e casolari. Luoghi di cieli vasti, di grandi spazi, ma forse non grandi abbastanza.

Aggiungere altre parole è inutile. Già queste mi sembrano superflue e troppo agitate dai sentimenti di rabbia e frustrazione.