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Badanti: non è solo un lavoro

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 13 set 2016 10:02 ~ ultimo agg. 16 set 11:26
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Quando si parla di cura familiare e di badanti non si può cadere in stereotipi e facili semplificazioni. Ci troviamo, infatti, davanti a un mondo che coinvolge da una parte delle persone fragili che hanno bisogno di cura e dall’altra dei lavoratori, principalmente stranieri, alle prese con contratti e condizioni occupazionali particolari.
Rimini non differisce dalle altre città italiane e si allinea alla situazione di crescente richiesta d’aiuto da parte delle famiglie.
Proprio per dare risposta ad un bisogno crescente sono sorti sul territorio diversi servizi di mediazione tra domanda e offerta, anche perché non stiamo parlando di un lavoro come gli altri ma di un’occupazione che mette al centro una persona “debole”.
Sono molte le riserve dei familiari, soprattutto se a proporsi come badanti sono persone straniere oppure uomini. Storicamente sono state le donne dell’Est Europa a prendersi cura dei nostri anziani e malati: moldave, ucraine e rumene. “Oggi entrano in questo mercato anche le cubane, le senegalesi, le camerunensi. – spiega la Dottoressa Annamaria Semprini, Professional Counselor Biosistemico, alla guida del servizio sportello badanti dalle Acli Provinciali – Si tratta spesso di donne molto giovani che magari si sono trovate qui a fare la stagione e poi vorrebbero improvvisarsi badanti. Io che sostengo con loro dei colloqui individuali provo a spiegare che questa non è un’occupazione da prendere con leggerezza. Si tratta di un lavoro duro fisicamente e psicologicamente che deve essere affrontato con la giusta professionalità. Ed è per questo motivo che appena mi trovo in queste situazioni le indirizzo verso la formazione. Ma non posso sapere se poi i miei consigli vengono ascoltati”.

Viola Carando, è una delle operatrici de L’Assistente in Famiglia, lo sportello del Comune di Rimini che supporta la persona non autosufficiente, o parzialmente non autosufficiente e la sua famiglia nella scelta di ricevere assistenza al proprio domicilio individuando una persona competente e referenziata. Contemporaneamente si offre un servizio di collocamento mirato e di sostegno alle assistenti familiari con l’obiettivo di qualificare il  lavoro di cura e avviare un percorso di progressiva integrazione del loro lavoro nella rete dei servizi socio-sanitari.

Dottoressa Carando, quante persone si rivolgono a voi?
“Sono 119 le famiglie che tra l’1 maggio e il 31 luglio 2016 si sono rivolte per la prima volta allo sportello segnando un aumento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente che ne aveva registrate 81. Complessivamente sono oltre 800 le famiglie iscrittesi al servizio negli ultimi 5 anni (248 il totale del 2015; 218 il parziale del 2016, ndr). Si tratta di un numero significativo che conferma il costante incremento della richiesta di assistenza domiciliare qualificata da parte delle famiglie del territorio, interessate a confrontarsi con operatori esperti sui numerosi aspetti e problematiche ad essa correlate”.
E dall’altra parte?
“Dall’altra parte in questi tre mesi di attività sono stati 42 i rapporti di lavoro andati a buon fine e formalizzati con l’applicazione del CCNL di riferimento”.

 

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