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Attualità Rimini

Accoglienza minori stranieri. Lisi: lacune che sottraggono risorse a vere emergenze

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di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 29 ago 2016 12:42 ~ ultimo agg. 17:18
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Un sistema di protezione dei minori stranieri con lacune che rischiamo di sottrarre risorse alle vere emergenze. Ad intervenire sul delicato tema dell’accoglienza è il vice sindaco di Rimini Gloria Lisi, preoccupata del numero crescente di minorenni stranieri che arrivano a Rimini: sono oltre trenta. Purtroppo tra questi, sostiene, anche ragazzi che non vengono da reali situazioni di emergenza umanitaria. “Non una guerra tra poveri – tiene a sottolineare – ma una doverosa differenziazione tra ciò che è emergenza sociale, e come tale affrontata, e invece quello che emergenza sociale non è”.

La normativa nazionale, spiega la Lisi, stabilisce che i comuni si facciano carico di questi ragazzini soli in Italia. Tutto bene, se non fosse, che “il sistema rischia di prestarsi purtroppo a speculazioni da parte di alcune famiglie che, approfittando di queste norme, inviano il minore in Italia anche in assenza di problematicità economiche o sociali, ma semplicemente per usufruire di queste opportunità“.

Ovviamente – aggiunge il vice sindaco Lisi – ritengo nobile e doveroso rispondere come Stato e Enti locali quando il fine è quello di accompagnare un minore veramente abbandonato e solo in un percorso di integrazione. Sono invece contraria fortemente a cavilli normativi che obbligano i Comuni a farsi carico anche di situazioni che non andrebbero nemmeno derubricate alla voce welfare“.

Si tratta di risorse, umane ed economiche, che in questo momento vanno a togliere forza all’accoglienza da parte degli enti locali di coloro che oggi sono davvero in emergenza, come i profughi dal conflitto in Siria o quelli vittima degli scafisti che dalla Libia traghettano disperati di ogni provenienza. Il tema, delicatissimo, è oggi prioritario e non più rimandabile“.

Per questo la Lisi, che già in passato aveva manifestato perplessità sul sistema di accoglienza dei minori, nei giorni scorsi ha incontrato partner locali e regionali nell’intento di “lavorare insieme per risolvere le criticità, liberando così risorse aggiuntive per l’accoglienza profughi“.

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L’intervento del vice sindaco Gloria Lisi

In un momento difficile come quello odierno, dove lo stato chiede grandi sforzi ai Comuni per accogliere i nuovi profughi in fuga dalle vecchie e nuove guerre, dalle persecuzioni di sempre e dalla povertà atavica di una parte del mondo, sento arrivato il momento di porre al centro del dibattito sull’accoglienza dei migranti un tema delicato ma necessario come quello relativo alla
protezione dei minori stranieri non accompagnati.
Una piccola digressione tecnica è necessaria per chiarire le sottili ma determinanti differenze tra l’accoglienza dei profughi in emergenza umanitaria e quella relativa nello specifico a minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro territorio. In questo caso non siamo di fronte ad emergenze umanitarie ma a dinamiche famigliari temporanee, le più diverse, che vedono coinvolti per diversi motivi minori che lasciano il loro paese e, da soli, arrivano in Italia.
In questi casi, per una normativa nazionale, il Sindaco del Comune in cui si trovano i minori è tenuto ad occuparsene con un protocollo di welfare in grado di garantire  salute, accoglienza, frequenza scolastica. Tutto bene, se non fosse che, così come impostata dalle normative nazionali oggi, questo sistema di protezione qualche lacuna la mostra. Come evidente anche a Rimini, dove i minori non accompagnati in carico hanno superato quota trenta, il sistema rischia di prestarsi purtroppo a speculazioni da parte di alcune famiglie che, approfittando di queste norme, inviano il minore in Italia anche in assenza di problematicità economiche o sociali, ma semplicemente per usufruire di queste opportunità.
Ovviamente ritengo nobile e doveroso rispondere come Stato e Enti locali quando il fine è quello di accompagnare un minore veramente abbandonato e solo in un percorso di integrazione. Sono invece contraria fortemente a cavilli normativi che obbligano i Comuni a farsi carico anche di situazioni che non andrebbero nemmeno derubricate alla voce welfare.
Dico questo perchè si tratta di risorse, umane ed economiche, che in questo momento vanno a togliere forza all’accoglienza da parte degli enti locali di coloro che oggi sono davvero in emergenza, come i profughi dal conflitto in Siria o quelli vittima degli scafisti che dalla Libia traghettano disperati di ogni provenienza. Il tema, delicatissimo, è oggi prioritario e non più rimandabile.
Il Comune di Rimini è da sempre convinto sostenitore dei programmi di accoglienza, ma questa, a partire dal livello nazionale può e deve essere gestita meglio. In queste settimane ho già fatto alcuni incontri con i diversi partner locali e regionali per condividere questa mia preoccupazione, con l’obiettivo di lavorare insieme per risolvere le criticità legate alle lacune legislative sull’accoglienza dei minori, liberando così risorse aggiuntive per l’accoglienza profughi. Non una guerra tra poveri ma una doverosa differenziazione tra ciò che è emergenza sociale, e come tale affrontata, e invece quello che emergenza sociale non è.