Indietro
menu
Provincia Rimini

Un azzardo che non è mai un gioco

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 23 mag 2016 12:12
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Come un moderno Robin Hood alla rovescia, accumula ricchezze sottraendole ai più bisognosi. Devasta il tessuto sociale della comunità, fino a divorare l’esistenza di persone e famiglie alle prese con la più grave crisi economica del dopoguerra. E “produce una cultura che mina gravemente il bene comune e il tentativo di una ripresa economica, perché infonde nelle menti dei cittadini l’idea che la ricchezza non nasca dal lavoro e dal legame solidale, ma è un regalo capriccioso della «dea fortuna»”.
Eppure l’azzardo è ancora considerato alla stregua di un gioco. Le stime del Conaga (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori di azzardo) parlano di un raccolto, al netto dei premi erogati di 18,4 miliardi di euro solo in Italia. Il Belpaese rappresenta il 4,4% del mercato mondiale e il 15% di quello europeo.
Si gioca, ovunque e in qualsiasi modo. Al bar, magari con il resto di una colazione, o nelle sale VLT. In tabaccheria, in attesa di acquistare il quotidiano, comprando un Gratta e Vinci, agli autogrill e persino in Posta, divenuto ormai un ufficio dove lettere e telegrammi sono l’ultima ruota del carro. Il gioco no, non lo è mai. Se prima il giocatore incallito era costretto a cercare il luogo del gioco, ora è il gioco che viene incontro, a tutte le ore e a qualsiasi latitudine.
L’Italia sembra divenuta un grande casinò. La legalizzazione introdotta ha incentivato un fenomeno anziché contenerlo, senza peraltro eliminare le mafie del settore, con tutti i devastanti effetti collaterali, a cominciare dall’usura. “L’erario non ci guadagna – fa notare Paolo Maroncelli del Movimento Slot Mob di Rimini – . Anzi, i proventi fiscali sull’azzardo scompaiono se mettiamo sul piatto della bilancia le tasse non percepite sui mancati consumi dei soldi persi nell’azzardo, i costi della spesa sanitaria per contrastare le dipendenze patologiche, i costi economici della caduta nel vortice dell’indebitamento”.
Spalmare i conti sul locale è più difficile. Ma Rimini e la provincia appaiono sempre più come una grande sala bingo.

 

Continua a leggere sul sito de Il Ponte