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Attualità Regione

Federalismo demaniale. In provincia trasferito il 69% dei beni, in regione l'82%

In foto: il convegno
il convegno
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 30 mag 2016 15:43
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In regione sono stati trasferiti dal Demanio agli Enti Locali l’82% dei beni richiesti da questi ultimi, Rimini però è tra i fanalini di coda col 69% (peggio fa solo Ferrara col 60). Sono i numeri forniti oggi a Parma dal direttore dell’Agenzia del Demanio Roberto Reggi in un incontro con i sindaci sul federalismo demaniale. Tra le provincie più attive figurano le altre romagnole: Ravenna col 97% di beni trasferiti e Forlì – Cesena con il 96. I termini del federalismo demaniale sono stati prorogati al 31 dicembre 2016.
L’incontro, si legge in una nota, è stata occasione per illustrare ai sindaci i diversi strumenti per la valorizzazione del patrimonio, tra cui le operazioni di finanza immobiliare promosse dall’Agenzia del Demanio, con l’apporto di beni pubblici in Fondi immobiliari, grazie anche al coinvolgimento della SGR statale INVIMIT. Tra queste i fondi per l’edilizia scolastica, con il progetto pilota del Comune di Bologna per la progettazione e costruzione di 5 nuove scuole. “Stiamo lavorando con la Presidenza della Regione Emilia Romagna per costituire un fondo inizialmente incentrato sui beni di proprietà delle asl, ma che una volta avviato, potrà coinvolgere anche beni di proprietà della Regione e dei Comuni interessati a valorizzarli”. Altra iniziativa condotta dall’Agenzia del Demanio e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze è Proposta Immobili 2016, con la quale si invitano gli Enti Territoriali e altri soggetti del settore pubblico a segnalare, entro il 20 giugno 2016, gli immobili di loro proprietà da valorizzare o vendere.
“L’obiettivo dell’Agenzia del Demanio – ha concluso Reggi –  è lavorare in sinergia con gli Enti territoriali per ridurre a zero il patrimonio disponibile dello Stato, attraverso operazioni di razionalizzazione, dismissione, valorizzazione e riqualificazione che consentano un utilizzo ottimale dei beni pubblici, rendendoli contenitori di attività e progetti di sviluppo per il territorio”