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Cronaca Provincia

Maestra di scuola materna ai domiciliari per maltrattamenti

In foto: la maestra solleva un bambino (immagini Carabinieri)
la maestra solleva un bambino (immagini Carabinieri)
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 22 apr 2016 09:06 ~ ultimo agg. 23 apr 16:54
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Sono scattati oggi gli arresti domiciliari per un’insegnante di scuola materna di 61 anni (L. P. le iniziali) già sospesa dal servizio per 10 giorni nel 2010 alla scuola La Vela a causa della sua aggressività. Aveva costretto un bambino a sedere in un angolo senza poter andare in bagno e il piccolo si fece la pipì addosso. Il procedimento giudiziario per abuso di strumenti correttivi, su denuncia di una famiglia, è ancora in corso: c’era stata la richiesta di archiviazione alla quale è subentrata poi la richiesta di un supplemento di indagini.

Oggi i carabinieri di Rimini hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal G.I.P. dott.ssa Fiorella Casadei, scaturita dagli elementi emersi nel corso delle indagini coordinate dal PM Davide Ercolani.
Le indagini dei militari alla scuola Il Delfino, condotte attraverso sistemi di intercettazione video-ambientali, erano iniziate su segnalazione di un’altra insegnante che nel novembre scorso aveva raccontato di aver assistito in diverse occasioni a una serie di condotte aggressive e violente della 61enne nei confronti dei piccoli fino a 3 anni a lei affidati nella sua sezione. Comportamenti che avevano conseguenze sui bimbi che manifestavano reazioni traumatiche ed un perdurante stato di ansia e terrore.

 

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Partite a febbraio, le indagini hanno confermato la situazione: non solo atteggiamenti aggressivi da parte della maestra ma anche strattoni e spinte con i bimbi, spiegano i carabinieri, in soggezione psicologica e piegati a obbedire.
la conferenza stampa dei CarabinieriNumerosi gli episodi presi in considerazione dai militari e che hanno corroborato la richiesta del pubblico ministero Ercolani. Bambini sgridati e minacciati con tono di voce vessatorio; piccoli strattonati più volte solo perché non erano in grado di tirarsi su da soli i pantaloni oppure perché non riuscivano a raggiungere in tempo un luogo nell’aula dove l’insegnante aveva deciso di radunarli. Insomma una situazione “abituale” di insostenibile disagio fisico ma soprattutto psicologico, che può, a dire del perito dott.ssa Cavalli, causare danni irreparabili nelle relazioni comportamentali e sul sistema cognitivo e di apprendimento di soggetti in età evolutiva quali appunto i bimbi in questione.

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Il reato imputato alla 61enne è quello di maltrattamenti. Gli arresti domiciliari sono scattati, spiegano gli inquirenti, considerando soprattutto il pericolo di recidiva specifica in ragione della spiccata pericolosità sociale evidenziata dall’indagata con la conseguente elevata probabilità che la stessa, rimanendo nel suo posto di lavoro, possa porre in essere ulteriori condotte sempre più violente e persecutorie verso i minori a lei affidati.

la conferenza in Municipio

la conferenza in Municipio

Dopo i Carabinieri, a intervenire sulla vicenda è stata anche l’Amministrazione Comunale con una conferenza stampa non facile, dove il vicesindaco Lisi e il dirigente Mazzotti hanno dovuto spiegare perché la maestra dopo l’episodio del 2010 era ancora responsabile di una sezione. L’Amministrazione si riserva di adottare i provvedimenti disciplinari di propria competenza fino al licenziamento. Poi il riepilogo della situazione: la maestra aveva una lunga esperienza: aveva cominciato il servizio a scuola nel 1975. Dopo il caso del 2010, ventinove mamme avevano firmato una lettera chiedendo che l’insegnante fosse reintegrata in servizio confermandole la loro stima.

Dopo il provvedimento disciplinare, l’insegnante fu trasferita per alcuni mesi ai musei. Poi tornò a scuola dove svolse il ruolo di sostegno per un intero ciclo di tre anni nei confronti di un bambino, con esiti positivi. Ed è poi tornata nel ruolo di responsabile di sezione, affiancata e osservata – ricorda l’Amministrazione – da personale qualificato: con lei c’era una maestra del Ceis che segue un sostegno ed è stata introdotta anche una maestra aggiuntiva.

Lo scorso novembre un’ausiliaria aveva segnalato un nuovo caso di maltrattamenti: il Comune aveva fatto partire accertamenti interni, senza arrivare però ancora a una verifica certa al momento in cui sono partite le indagini dei Carabinieri. A quel punto, spiega il dirigente Fabio Mazzotti, l’Amministrazione si è fatta da parte per non interferire con le indagini e ha autorizzato le forze dell’ordine a installare le videocamere: strumenti che possono essere attivati solo con autorizzazione della Procura, ricorda Mazzotti. La stessa Lisi, come mamma, si dice favorevole all’introduzione delle videocamere: “sono disposta a sacrificare un po’ della mia privacy per una maggiore sicurezza”. E, sempre per non interferire, la maestra non è stata spostata.

L’Amministrazione Comunale non ha ancora valutato l’eventuale costituzione di parte civile, spiega il vicesindaco Gloria Lisi: la priorità una volta appresa la notizia è stata quella di salvaguardare famiglie e genitori. Questa mattina alla scuola si è presentata la coordinatrice pedagogica che ha fatto sapere ai genitori dell’intenzione di incontrarli da parte dell’Amministrazione Comunale.

La notizia nel giro di breve è arrivata sulla ribalta nazionale. E il leader della Lega Matteo Salvini, associandola a un altro caso di maltrattamenti in una struttura psichiatrica di Milano, la cavalca per chiedere che siano installate telecamere in asili, scuole, case di cura e case di riposo.