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Cronaca Rimini

Inchiesta fallimento Aeradria. Chiesto rinvio a giudizio per 19 persone

In foto: una conferenza di Aeradria
una conferenza di Aeradria
di Redazione   
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mer 25 nov 2015 16:08 ~ ultimo agg. 26 nov 14:45
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Trapela oggi la notizia della richiesta di rinvio a giudizio per 19 persone indagate nell’inchiesta sul fallimento di Aeradria. tecnicamente, si tratta della richiesta di un’udienza preliminare. I reati contestati ad amministratori pubblici e vertici societari – riferisce l’Ansa – sono associazione per delinquere finalizzata a falsare i bilanci, bancarotta e connessi reati fallimentari, abuso d’ufficio e truffa. Si tratterebbe, visto che i legali dei personaggi coinvolti al momento non hanno ricevuto comunicazioni ufficiali dalla Procura, dei nove indagati “maggiori” (il sindaco Gnassi e il suo predecessore Ravaioli, gli ex presidenti della provincia Vitali e Fabbri, l’ex presidente della Camera di Commercio Maggioli, il presidente di Riminifiera Cagnoni, l’ex presidente di Aeradria Masini e i dirigenti di Aeradria Vannucci e Giorgetti) e altre dieci dei 33 ex amministratori di Aeradria o società collegate iscritti all’elenco degli indagati: Massimo Pironi, Mario Formica, Cesare Ciavatta, Iliana Baldelli, Ennio Sanese, Maurizio Cecchini, Pierluigi Gasperini, Fabio Rosolen, Santo Pansica e Stefano Fabbri.

Le motivazioni ricalcherebbero sostanzialmente quelle degli avvisi di fine indagini dello scorso maggio.

Il sindaco Andrea Gnassi, dicendosi fiducioso di poter far valere nelle sedi deputate le proprie ragioni, conferma di avere avuto comunicazione del rinvio a giudizio solo dagli organi di informazione: “Personalmente, ad oggi, né io né i miei legali abbiamo ricevuto alcuna comunicazione e pertanto diventa difficile procedere a qualsiasi considerazione nel merito, che farò quando in possesso delle comunicazioni e documentazioni del caso. Non mi sorprende più, invece, la modalità di ‘comunicazione’.
Dunque al buio, mi limito a tre riflessioni generali. a) nulla di nuovo o di sorprendente, ricalcando alla lettera – a quanto mi riferiscono gli organi d’informazione – l’impianto stranoto e strapubblicato della chiusura delle indagini. b) continuo a ritenere quell’impianto accusatorio privo di qualunque elemento a sostenerlo. c) finalmente adesso, dopo due anni e mezzo, si entra nella fase del confronto equilibrato tra le parti davanti a un giudice terzo. Avremo dunque l’occasione, come è stato nei mesi scorsi con lo stop alla richiesta di sequestro da parte della Cassazione, di far valere le nostre ragioni e argomentazioni”.

Già da un paio di settimane, anche senza certezze su esiti e tempi giudiziari, il PD di Rimini aveva deliberato la ricandidatura di Gnassi alle prossime amministrative. Il primo commento politico arriva da Gennaro Mauro del PDL: “Oggi ad essere messa in discussione è tutta la classe dirigente del Partito Democratico accusata di aver messo in atto una serie di condotte illegali atte a celare il forte indebitamento di Aeradria procrastinando lo stato di insolvenza della società”.

E sulla candidatura: “Lasciamo ai magistrati giudicare l’imputato Gnassi, alla politica interessa conoscere se il Partito Democratico si atterra alle indicazioni contenute nel codice etico approvato all’unanimità dalla Commissione Antimafia nel settembre del 2014. Il codice etico impegna i partiti e movimenti politici affinchè non vengano candidati soggetti coinvolti in reati di criminalità organizzata, contro la pubblica amministrazione, di estorsione ed usura, di traffico di stupefacenti, di traffico illecito di rifiuti e di altre gravi condotte. Siamo del parere che il PD riminese debba chiedere a Gnassi il ritiro della sua candidatura a sindaco nell’ipotesi di rinvio a giudizio”. 

A Mauro risponde dalla sponda PD l’assessore Roberto Biagini che parla di “rancorosa giaculatoria” e di “una sorta di ebbrezza da “prestazione politica” che lo porta “ad eccedere in banalità. Gli vorrei ricordare, per adesso bonariamente, anche i limiti che da laico non credente e poco aduso a perdonare e a porgere l’altra guancia, posso avere nel tollerare le sciocchezze da lui sciorinate. Io personalmente, come componente di quella classe dirigente del PD che egli tira in ballo, non sono stato accusato di alcunché, tanto meno di aver messo in atto la serie di condotte illegali che nel suo delirio di onnipotenza Mauro ritiene di imputare “un tanto al chilo” e a chicchessia e, con sua buona pace, ( so di procurargli una delusione ) non mi sento messo minimamente in discussione da nessuno”, tanto meno da Mauro e dal suo partito.

Per Marco Affronte, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, la richiesta di rinvio a giudizio è già una conferma di un modo distorto di gestire il denaro pubblico:  “Sembra proprio la conferma di un sistema politico, perfettamente intrecciato fra Palazzi, Affari e Industria, per utilizzare il denaro pubblico con sconcertante leggerezza ai fini del mantenimento delle proprie posizioni acquisite”. Per poi arrivare alla posizione di Gnassi: “Com’è possibile che un Sindaco, rinviato a giudizio per ‘Associazione a delinquere’, possa ricandidarsi? Non dico dal punto di vista legale, ma morale”. “Andrea Gnassi, se avesse dignità, si ritirerebbe dalla corsa alla rielezione, a meno che il Giudice per l’Udienza Preliminare non decida di non mandarlo a processo. La richiesta per ora c’è. Se la sua posizione sarà chiarita, e ne uscirà pulito, avrà tempo per rifarsi”