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De Meis a Calcio.Basket: "se vogliono la pelle del Rimini devono arrivare fino in fondo"

In foto: Fabrizio De Meis ospite di "Calcio.Basket"
Fabrizio De Meis ospite di
di Roberto Bonfantini   
Tempo di lettura lettura: 7 minuti
mar 24 nov 2015 01:00 ~ ultimo agg. 26 nov 09:52
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DE MEIS A CALCIO.BASKET: “SE VOGLIONO LA PELLE DEL RIMINI DEVONO ARRIVARE FINO IN FONDO”

Il patron dell’AC Rimini 1912, Fabrizio De Meis, ha scelto la trasmissione di Icaro Sport “Calcio.Basket” per fare il punto della situazione in un momento particolarmente significativo, con la trattativa con un gruppo di società di Dubai interessate ad acquistare il 50% del Rimini, la questione Luukap Ltd ed il ritorno alla vittoria della squadra allenata da Oscar Brevi.

De Meis parte proprio dal successo, agguantato al 95′ grazie al gol di Polidori (pronosticato, come quello di Lisi, dal patron) sul Teramo: “sabato secondo me era una partita importantissima. Perdere sabato anche da un punto di vista mentale secondo me sarebbe stato un brutto colpo e vincere invece spero sia quella fiammata che ci permette di affrontare al meglio le prossime partite, che sono difficili ma abbordabili, e cercare di guadagnare posizioni, perché io sono convinto che questa squadra ha espresso finora il 30% del suo potenziale. Può fare davvero molto meglio”.

Si passa poi alle questioni societarie: “dalla chiusura del Cocoricò è stato un fuoco incrociato. È strano che in concomitanza con questa trattativa con questo presunto gruppo inglese si siano tutti svegliati, tutta gente che deve prendere i soldi da 4-5 anni, lontana nel tempo, è strano che siano state fatte istanze di fallimento. È stato fatto di tutto per creare disagio alla squadra. Sono state fatte delle cose con una cattiveria che non riesco a capire.

Che senso ha chiedere il pignoramento del materiale della scuola calcio alla Lotto, se non ottenere che 150 bambini non abbiano la maglia addosso? Che senso ha scrivere il pignoramento a San Patrignano? È stato fatto tutto con una cattiveria scientifica con l’unico obiettivo di abbattermi e di abbatterci e adesso siamo ancora qui nel campo minato che facciamo lo slalom.

Però questo devo dire che è qualcosa che non avevo messo in preventivo. Sapevo che sarebbero stati quattro mesi difficilissimi, sono stato tentato di fare un passo indietro perché sapevo che in quel momento sarebbe stata la cosa più facile, sono stato titubante anche per rispetto dei ragazzi che lavorano con me al Cocoricò, perché in tanti hanno perso il posto di lavoro, i fornitori ci hanno aspettato.

E contemporaneamente tenere il Rimini mi sembrava quasi una mancanza di rispetto, per cui non nascondo che ci sono stati due-tre giorni in cui ho riflettuto seriamente se fare un passo indietro. Poi, pensando a tutti i sacrifici che avevo fatto per arrivare in Legapro, e con la prospettiva di tirarmi indietro non sapendo neanche a chi sarebbe finita la società, non me la sono sentita, sono andato avanti. Ma, onestamente, avrei creduto che qualcuno ci avrebbe aiutato. Non solo non ci hanno aiutato ma c’è stato un tentativo scientifico di far morire la società o di colpire me, che poi quando si attacca il Rimini non si attacca me, si attacca il Rimini, la squadra della città. Questo attacco è difficile non collegarlo a fattori esterni e questa per me è stata una cosa disgustosa”.

A che punto è la situazione?

“Finora abbiamo schivato tutti i colpi mortali che ci hanno tirato, adesso siamo a 10 giorni dalla riapertura del Cocoricò, è ancora lontana, ma anche vicina. Ci sono 3-4 pignoramenti che stiamo cercando di capire come sistemare, più che altro stiamo cercando di far capire a queste persone se ci danno un po’ di calma, se no li affronteremo, tanto siamo in emergenza di 4 mesi. L’importante è che tutti sappiano che se vogliono la pelle del Rimini devono andare fino in fondo, perché tanto noi lottiamo fino all’ultimo respiro, non facciamo un passo indietro, non abbiamo paura, andiamo avanti, e chi vuole la pelle del Rimini deve arrivare davvero fino in fondo perché noi in questo momento non ci facciamo schiacciare da nessuno”.

De Meis apre anche una finestra sul mercato estivo: “chiaramente c’è stato un ridimensionamento, poi c’è stato un episodio molto brutto che ci ha danneggiato: la trattativa per un giocatore molto importante, che avevamo già definito, nella quale siamo stati ostacolati da chi doveva subentrare in società, il tutto il giorno prima che chiudesse il mercato e questa cosa ci ha messo in difficoltà perché l’ultimo giorno siamo andati a cercare l’attaccante e non abbiamo fatto in tempo a trovarlo. Non dico il nome perché è una situazione molto particolare: è un giocatore molto forte, che l’anno scorso giocava in serie A e che abita qui vicino. Aveva accettato di venire a Rimini, mancava solo l’incontro con i nostri tifosi perché visto il suo precedente trascorso voleva essere sicuro di essere ben accetto a Rimini”. Le indicazioni potrebbero condurre all’attaccante del Cesena Davide Succi.

Sul mercato di gennaio: “noi siamo in una fase in cui ci sono due aspetti che possono incidere molto sulle scelte che andremo a fare: da una parte la posizione di classifica in cui arriveremo alla sosta, perché se siamo bravi possiamo valutare di fare uno sforzo ulteriore, dall’altra parte l’eventuale ingresso della cordata araba in società può darci delle risorse molto molto superiori, e anche in quel caso proveremmo questo mezzo miracolo di agganciarci al treno dei play off, anche se al momento siamo abbastanza indietro”. 

Quindi, la querelle con la società inglese Luukap Ltd, prima interessata all’acquisto del 30% delle quote societarie, poi in causa con la Rimini Calcio (in arrivo altre due sentente, dopo le prime due che hanno dato ragione a De Meis) e che la settimana scorsa ha reso pubblica un’offerta di acquisto del cento per cento della società, fissando in mercoledì 25 novembre la data per la firma dell’accordo dal notaio.

“Il discorso di Luukap è diventato secondo me una commedia, una soap opera – introduce il tema Fabrizio de Meis –, qui diventa difficile qualunque commento. Partiamo dal presupposto che questa società inglese è rappresentata da tre italiani, di inglese non c’è quindi niente. Se poi vai a fare le ricerche in particolare su uno di loro, in Internet questa persona non esiste, ma se poi c’è qualcuno bravo come noi a fare ricerche scopre che è stato protagonista di situazioni societarie abbastanza anomale. Lo dico perché sono atti pubblici. 

Il calcio è passione, questi non sono mai venuti allo stadio. Io sono due anni che non salto una partita. Quindi, questo grande amore per il Rimini non lo capisco. Poi sono partiti dal fatto che potevano spendere poco, poi ho letto che invece fanno lo stadio, il centro sportivo, investono 500mila euro per i migliori giovani d’Italia, e danno a me 150mila euro per andare via e farmi presidente onorario. Prima arrivi che vuoi fare il settore giovanile, poi mi fai cinque denunce civili e una denuncia penale per truffa, mentre mi denunci per truffa mi proponi di fare presidente onorario. Si presume che se io sono un truffatore tu non mi voglia come presidente onorario della tua società. Poi a un certo punto fanno un comunicato tipo è arrivato il nuovo sceriffo in città contro i tifosi perché hanno fatto uno striscione. In Italia lo stadio ce l’hanno solo la Juventus. Dicono che si occupano di calcio. A me che Luukap abbia lavorato con società di calcio non mi risulta. 

Per me il calcio non è business, è passione. Io non ho mai visto, poi, una proposta fatta sui giornali. Con nel frattempo, 6-7 cause. Invece di andare a vedere gli allenamenti sono tre mesi che sono in giro per tribunali. Non è piacevole andare due volte alla settimana in tribunale per una cosa che non hai fatto.

Se ci sono delle opportunità non sarò io a farle perdere al Rimini. Chiunque arriva per fare il bene del Rimini io lo accolgo a braccia aperte, perché io non ho voglia di stare da solo. Sicuramente nessuno mi può togliere l’amore per il Rimini. Non voglio passare il Rimini in mano a chi non sono sicuro possa dargli un futuro come quello che merita. 

Venerdì è venuta la COVISOC, alle 8 del mattino, è andata via alle 13. Sono andati via dicendo che siamo una società gestita in maniera impeccabile. Che significa che tutto è gestito con trasparenza assoluta. Gli arabi la prima cosa che hanno detto è: noi faremo l’azzeramento dei debiti, che non è l’accollo. Perché se compro una squadra è chiaro che mi accollo anche i debiti. L’accollo dei debiti non significa niente. Loro hanno un piano quinquennale, noi lo abbiamo triennale. Mettono i soldi per la fideiussione, ma la fideiussione è la mia. È una cosa necessaria per partecipare al campionato”.

A che punto sono le cause?

“I prossimi due giudizi cambieranno poco perché loro hanno chiesto un sequestro cautelativo, che vuol dire che il 30% delle quote non lo potremmo dare ad altri. Non sposterebbe niente perché con gli arabi stiamo trattando il 50%. Poi, hanno chiesto l’annullamento di un’assemblea che abbiamo fatto per ripianare 500mila euro di perdite. Noi al momento ci sentiamo tranquilli”.

La querelle con Luukap può interferire nella trattativa con gli arabi? “Gli arabi sono informati di tutto, in maniera molto trasparente – è sempre De Meis a parlare –. Soprattutto negli ultimi giorni sono molto infastiditi dalla situazione.

Da quello che mi è sembrato di capire il momento decisivo della trattativa sarà dopo il 5 dicembre. Il 5 avrebbero intenzione di venire a vedere la partita (è in programma il derby con il Santarcangelo, ndr) e festeggiare il mio compleanno, dopodiché inviterebbero 5-6 persone della società ad Abu Dhabi, conoscere tutte le persone, sono una serie di compagnie che vogliono fare un progetto molto ambizioso, e lì si firmerebbe il contratto. Però ad oggi non c’è nulla di scritto, non ci sono impegni, non ci sono cauzioni. È chiaro che sarebbe un’opportunità straordinaria.

Hanno detto che se non dovessimo trovare l’accordo vogliono fare una sponsorizzazione perché amano il Rimini. Mi piace perché sono persone di calcio. Vogliono fare quest’accademia internazionale che si chiami Rimini. Oggi io cerco di non pensarci perché la chiusura della trattativa con gli arabi è sognare ad occhi aperti, per quello che ho visto. Sicuramente parliamo di qualcosa neanche lontanamente paragonabile a quello che c’è qui. Io ci spero, non mi illudo, perché la maggior parte delle trattative non si conclude”.

In chiusura uno sfogo, ma anche una promessa.

“L’importante è che chiunque sta dall’altra parte, professionisti vecchi, passati, persone che sono riusciti a scrivermi mail con scritto “ti stiamo scavando la fossa intorno”, devono sapere che per avere la meglio mi devono ammazzare, devono arrivare fino in fondo, perché quello che mi hanno fatto in quattro mesi non l’ho vissuto in 42 anni. È stato ed è il periodo più brutto della mia vita, sono stato attaccato come uomo e come professionista. E non ti nascondo che mi aspetto anche molto di peggio: se la trattativa con gli arabi dovesse andare in porto mi aspetto qualunque cosa. Quando torno a casa guardo se c’è qualche macchina sospetta e faccio il giro largo. Perché con tutto quello che sta accadendo non mi meraviglio di niente.

Rinnovo quanto già detto: se dovesse andare male, i tifosi sarebbero i primi a sapere. Prima lo dico a loro, poi alla stampa. Senza timore perché io non mi devo vergognare perché a differenza di altri io al Rimini ho dato tutto quello che potevo”.

Chiusura con un pensiero per il capitano, Adrian Ricchiuti: “Adrian si sta comportando da uomo fantastico. Racconto un aneddoto: a fine partita col Prato ho avuto un piccolo sfogo, roba che ormai spacco un frigo, e ho litigato con Adrian: ci siamo presi a male parole. Quando ci siamo rivisti qualche giorno dopo ci siamo offesi tutti e due, lui lo ha fatto da capitano del Rimini per difendere la squadra, da grande uomo, io l’ho fatto da presidente che non accettava la sconfitta. Però devo dire che lui sta dando dei segnali che devono essere di stimolo per tutta la squadra”.