Indietro
menu
Regione Rimini

Gente di periferia

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 2 ott 2015 10:03 ~ ultimo agg. 5 ott 17:00
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 4 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Gente di periferia. Non poteva chiamarsi con un titolo più incisivo il quinto rapporto sulla povertà dell’Emilia-Romagna presentato ufficialmente dalla delegazione regionale Caritas al seminario di Imola all’interno del convegno dedicato al “ contrasto alle povertà e azioni della chiesa”, lo scorso martedì 22 settembre. Mancanza di denaro e difficoltà economiche di varia natura, mancanza di lavoro e problematiche abitative sono i tre principali motivi che spingono le persone a chiedere aiuto ad un Centro di Ascolto Caritas.

 

I DATI

Entrando nel cuore del rapporto, emerge che è sostanzialmente stabile l’indice della povertà assoluta mentre è aumentata l’intensità (19.3%), ovvero il divario tra le famiglie ricche e quelle povere. Collegato a questo dato c’è quello della piaga della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, che a livello europeo condanna l’Italia al secondo posto tra i paesi dell’UE maggiormente colpiti. Non a caso, già nelle prime pagine del rapporto si fa riferimento al termine “inequità” coniato da Papa Francesco nell’enciclica Evangelii Gaudium.

Negativo anche l’incremento della povertà relativa, ovvero i costi che una famiglia è costretta a sostenere per mantenere uno standard di vita dignitosa: la spesa media delle famiglie emiliano-romagnole è di 2.880 euro mentre quella nazionale è di 2.490.

 

QUALE ASCOLTO?

Analizzando i dati dei Centri di Ascolto delle Caritas diocesane, Rimini risulta la prima in regione con 2.397 persone. Questo perché, essendo città turistica, incontra diverse persone di passaggio, ma anche perché è il Centro di Ascolto in regione che ha più ore di apertura al pubblico. Tuttavia, se si confrontano i dati con quelli dell’anno precedente, si registra una diminuzione sia su Rimini (che nel 2013 aveva incontrato 2.407 persone) che a livello regionale: nel 2013 le persone incontrate erano 17.512, nel 2014 16.934. I motivi di questa lieve flessione sono due: i cittadini stranieri si sono spostati in altre nazioni o sono tornati nel proprio paese di origine, e le persone residenti si sono rivolte in modo più assiduo verso le proprie parrocchie di riferimento, in quanto si sono aperti sul territorio più Centri di Ascolto parrocchiali, lasciando così alle Caritas diocesane un ruolo più di coordinamento e di accoglienza di situazioni di disagio estremo, mentre le Caritas parrocchiali si prendono maggiormente cura dei residenti.

Un altro aspetto che va considerato è l’aumento delle situazioni di alta complessità che necessitano di un maggiore ascolto e più accompagnamento. Gli “ascolti” infatti sono aumentati e questo delinea la cronicità dei problemi, così come dei cosiddetti “ritorni” (il 67% sono poveri persistenti).

 

GLI UTENTI

L’età media delle persone incontrate va dai 35 ai 55 anni (Rimini e Cesena sono le due città con la maggior presenza di ultrasessantacinquenni). Sono diminuite le donne (18%), probabilmente perché molte badanti dell’est vivono nel domicilio delle persone che assistono, ma anche i giovani. La percentuale degli uomini che si rivolge ai Centri di Ascolto infatti arriva al 70%. Stessa percentuale, ma in calo rispetto al 2012, è quella relativa alle persone straniere, per la maggior parte provenienti da Marocco, Romania, Albania, Moldavia e Ucraina. Negli ultimi anni è aumentata la presenza di italiani che hanno raggiunto il 32% degli utenti, sono più numerosi nelle Caritas di Imola, Bologna, San Marino Montefeltro, Ravenna e Forlì.

Anche nella Caritas di Rimini è stato registrato un aumento di italiani. Si tratta di situazioni nelle quali spesso oltre alle difficoltà economiche dovute alla mancanza del lavoro, incide di più la fragilità delle relazioni familiari. Spesso un italiano arriva in Caritas perché è rimasto completamente solo e non sa più a chi rivolgersi.

 

LE PIAGHE

Una piaga dolente è quella del lavoro: quasi il 75% degli utenti è disoccupato. Per questo la Caritas, di Rimini, da sempre molto attenta alla tematica, assieme ad altre realtà ha avviato già nel 2013 il “Fondo per il lavoro” (dettagli nell’artiolo in basso).

Passando alla povertà abitativa, aumenta tra gli italiani il numero degli sfratti mentre tra gli stranieri si assiste soprattutto a casi di abitazioni provvisorie o, peggio, a vere e proprie mancanze. Gli stranieri riescono ad adattarsi più facilmente rispetto agli italiani e l’indebitamento è uno degli allarmi da tenere sotto controllo. Non secondari sono tutti gli “effetti collaterali” della povertà materiale, come l’isolamento sociale, i problemi psicologici come la depressione oppure altri segnali che portano le persone a vivere in quelle grigie e inospitali periferie che sono da estinguere e distruggere per ricostruire nuove vite e speranze.

 

LE PROSPETTIVE

Quali orientamenti nascono per le Caritas da questa situazione? Si rinnova la richiesta di un grande impegno educativo e coraggio “profetico” per assumere il compito della difesa dei diritti dei poveri, a fronte di un dilagante “cattivismo” sociale. Le Caritas diocesane dell’Emilia Romagna sono coscienti che è sempre più necessario uno sforzo di conversione e rinnovamento. Per questo sanno di dover continuamente cercare “ l’autenticamente umano in Cristo Gesù, nel suo essere uomo” e camminare con la propria Chiesa locale e tutti gli uomini di buona volontà affinchè la civiltà dell’amore possa crescere e diffondersi nel mondo.

S’impegnano dunque, come Gesù, a incontrare le periferie dell’umano, a imparare da Lui lo stile dell’accoglienza libera da tabù e pregiudizi. Siamo chiamati a costruire comunità nelle quali ci si prende cura del bene comune e gli uni degli altri.

Prendersi cura significa: custodire, prendersi in carico, toccare, fasciare, dedicare attenzione all’uomo incontrato chiunque esso sia.

“ Le Caritas – sottolinea Sauro Bandi, delegato regionale Caritas – dovranno infine custodire con maggiore intensità, nell’immediato futuro, un altro impegno: assumere e far crescere il discernimento comunitario, come metodo per costruire comunione e responsabilità diffusa nella Chiesa e nella società. Il Convegno di Firenze aiuterà il discernimento della Chiesa italiana per capire i cambiamenti necessari per un nuovo umanesimo, percorrendo le cinque vie suggerite da Papa Francesco. Uscire: toccare la carne di Cristo nei poveri; annunciare: la buona notizia della misericordia per tutti;abitare: stare con competenza e semplicità nell’agorà degli uomini;educare: un’ecologia integrale per la casa comune; trasfigurare: riscoprire la presenza di Dio negli altri a partire dai più poveri”.

 

InformaCaritas

L’articolo è uscito anche in forma cartaceo sul settimanale Il ponte, edizione del 4 ottobre 2015