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Attualità Blog/Commenti

Il Cocoricò a nudo

In foto: immagine Cocorico.it
immagine Cocorico.it
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 3 ago 2015 00:26 ~ ultimo agg. 08:34
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“Tutta questa gente che spara sentenze senza essere mai stata al Cocoricò”. Frase ricorrente oggi sui social network, nella miriade di post e tweet a commento della chiusura per 120 giorni. Con l’italia (perché questa è stata la dimensione che ha raggiunto in breve il dibattito) divisa tra difensori e accusatori.

Ma chi può raccontare in modo davvero obiettivo il Cocoricò? La risposta a volte è la più banale: il Cocoricò stesso. Sul sito del locale c’è una pagina dal titolo “Essere storia”. Che però non è la classica storia in ordine cronologico, quanto un’affermazione di identità orgogliosa e franca, poco attenta a convenzioni e diplomazia. E già dalla terza riga si capisce che non vuol essere la solita pagina promozionale a cura dell’ufficio stampa: “il Cocoricò non è rassicurante”. Un posto per sensazioni forti, ben consapevole di esserlo:  “Non è una serata normale quando esci, sfinito, e con le coordinate spazio-temporali dentro di te ancora sottosopra ti ritrovi a dominare con lo sguardo l’infinito del mare, dall’alto dei colli sopra Riccione, sfidando la forza della gravità che vorrebbe portarti a valle”.

Una pagina che racconta il locale all’utente, senza blandirlo ma parlandogli chiaro: “quando entri al Cocoricò sai che ti prendi la responsabilità (e la gioia, e il brivido) di dover assaporare una notte di intensità rara”. Si parla di regole da superare, ma quelle artistiche: “I superclub europei e mondiali, e il Cocoricò è uno di essi, basano il proprio carisma sulla capacità di saper giocare oltre le regole creandone di nuove – regole che però sono valide ed efficaci solo per se stessi”. Nessun riferimento, ovviamente, a stimoli che non vengano dalla musica o dalla capacità del locale di creare proposte artistiche d’avanguardia. Solo una frase si apre a interpretazioni indefinite, quando si parla delle “serate che non ricordi più nulla (e accidenti quanto sei contento di non ricordare più nulla)”.

Un locale che sa di essere storia, ma che non la vuole raccontare nel modo convenzionale perché la sua storia è “Diversa. Unica”. Una storia importante partita nel 1989, coincisa in pieno in quel periodo in cui la Riviera, in ginocchio dopo le mucillagini, aveva bisogno di trovare nuovi motivi di attrazione per restare sul mercato. Con l’orgoglio giustificato di poter porsi oggi allo stesso livello dei grandi club internazionali.

Ma anche una storia scomoda e pesante, che oggi aggiunge il suo capitolo più buio. Dalla quale gli investimenti e l’impegno ricordati dall’attuale gestione non sono evidentemente bastati per smarcarsi. E questo chiunque sarà a prendere in mano il Cocoricò quando la tempesta sarà passata dovrà tenerlo bene a mente.