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Non è colpa di nessuno

di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 30 lug 2015 11:31 ~ ultimo agg. 31 lug 14:37
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Non è colpa della famiglia. Fare i genitori è il mestiere più difficile del mondo. Non prendiamocela sempre con loro. E poi il vero problema sono gli amici, le compagnie.

Non è colpa di Rimini. Rimini non è solo eventi, sballo e divertimento. Però il turismo è importante, ci dà da mangiare. Non possiamo rinunciare a certi locali o a certe feste, portano gente.

E così non è colpa neppure del Cocoricò. Lo sanno tutti che i ragazzi assumono le sostanze ancora prima di andare a ballare, le comprano altrove. E poi ormai al Cocoricò ci sono sempre controlli, forze dell’ordine, personale sanitario. È una discoteca molto più sicura di altre.

Dopo la tragica morte di Lamberto Lucaccioni, 16 anni, sentitosi male mentre ballava al Cocoricò dopo una massiccia assunzione di ecstasy, è cominciato il balletto dei passi indietro. Certo, i sensi di colpa servono a poco. Non riporteranno Lamberto tra le braccia dei suoi genitori. Non restituiranno a quel ragazzo di 16 anni un futuro irrimediabilmente perduto.

A fronte di un atteggiamento di totale deresponsabilizzazione da parte del mondo adulto, si assiste all’opposto a un’altra danza: quella del dito puntato. “Dotti, medici e sapienti”…ognuno ha sentenziato, indicato un colpevole, individuato un capro espiatorio. Parole violente contro la vittima, contro il pusher, un ragazzo di appena 19 anni. Perché è più facile dare la colpa ad altri che mettersi in discussione, come ha scritto giustamente Stefano Vitali.

Mentre facciamo passi indietro o puntiamo l’indice contro qualcuno, in un atteggiamento quasi schizofrenico, spesso dimentichiamo di riflettere su quello che è probabilmente il cuore del problema: la questione educativa. Il vuoto e la solitudine che attanagliano i nostri giovani, senza che spesso neppure se ne rendano conto. L’incapacità di divertirsi senza alterare il proprio stato di coscienza. La difficoltà ad affrontare la realtà. A costruire relazioni significative e profonde. Lo spiega bene il teologo don Armando Matteo: i giovani vivono la notte come luogo privilegiato in cui esprimersi, perché di giorno nessuno davvero li convoca o si interessa sinceramente a loro.

D’altro canto c’è un altro grande assente oggi in Italia: la mancanza di politiche di prevenzione e di interventi seri di riduzione del danno. Luoghi di confronto aperto, drop in dedicati nei locali, – come ha ribadito lo psichiatra Leonardo Montecchi, che di questi temi si occupa nel nostro territorio da anni – opportunità per acquisire informazioni e spazi di decompressione. Perché davanti a tragedie come queste non è sufficiente fermarsi a riflettere, ma è necessario agire.

Per questo, nel turbinio di parole che abbiamo detto e ascoltato in questi giorni, mi hanno colpito soprattutto le parole di Manuel. Manuel Mussoni, insegnante e educatore, incontra ogni giorno decine di ragazze e ragazzi. Proprio a loro ha sentito di doversi rivolgere. Scrive così sul suo profilo Facebook:

“Discoteca di Riccione, morto 16enne in vacanza dopo essersi drogato.

Tristemente colpito da questa vicenda, a poca distanza da casa mia.

Ho letto il post di una ragazza che l’ha soccorso. Parole drammatiche. Tra le varie affermazioni:

1) invoca la morte immediata per gli spacciatori;

2) tenta di parafrasare un versetto biblico affermando che salvare una vita è più importante di moltiplicare pani e pesci. Si chiede dove sia Dio…

Inutile invocare la facoltà di miracoli quando le conseguenze dell’agire sono tragicamente irrecuperabili, inutile dedicare tutte le attenzioni al “dopo”.

C’è un “prima” che è tremendo: i giovani chiedono riferimenti che non hanno, necessitano un accompagnamento che spesso non c’è… sono “come pecore senza pastore”.

L’utile metafora grida un’urgenza della società di oggi: o i “pastori” sono assenti o fanno schifo, fanno del male alle “pecore”.

Andiamo nel panico per la minaccia di banche chiuse ed economia al collasso… c’è un vuoto che viene prima e che dovrebbe preoccupare ancora di più: l’esaurimento della

Diceva

“Educa i bambini e non sarà necessario punire gli uomini”

Dopo di che…

 

Ecco, io credo che a quel “prima” sia arrivato davvero il momento di dedicarci con tutte le nostre forze. Lo dobbiamo ai più giovani. Tra qualche giorno nessuno parlerà più di questa vicenda, ed è proprio allora che dovremo tenere alta l’attenzione. Sentendoci davvero comunità, e non solo a parole, in uno sforzo di responsabilità collettiva.

Lo dobbiamo a chi come Lamberto si affaccia poco a poco alla vita adulta e che, guardandoci negli occhi, ci chiedere disperatamente di offrirgli un senso e una direzione. Non risposte preconfezionate, non soluzioni semplici, non nozioni né beni di consumo ma una compagnia discreta e affidabile. Chi è più giovane chiede, in ultima analisi (come già scriveva Rousseau e come oggi ribadisce con forza Morin) di incontrare qualcuno che gli “insegni a vivere”. Sviluppando al meglio le proprie attitudini, costruendo relazioni positive con gli altri, ricevendo da chi è più adulto la forza e il coraggio necessari per superare le molteplici difficoltà del nostro tempo imparando a non fuggirlo ma a coglierne anche le opportunità e la bellezza.

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di Redazione