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Procedere lentamente

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 22 mag 2015 18:10
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“Manca il tempo”, “Non c’è tempo”, “Sono indietro”, “non facciamo in tempo” quante volte ci è capitato sentire queste frasi e quante volte ci è capitato di dirle magari guardando nostro figlio, passando da un luogo ad un altro, da un pensiero all’altro in modo frenetico come questa società ci ha insegnato.
Il tempo che manca è quasi una costante delle nostre vite, i bambini ancora prima di saper leggere l’orologio, sono assillati dal tempo che incombe, capiscono che devono correre, sbrigarsi, che sono rimasti indietro.

 

Ma rispetto a cosa siamo rimasti indietro? Rispetto ad una frenesia che spesso noi stessi ci imponiamo, perché ci hanno insegnato che fare molte cose significa essere maggiormente produttivi, anche se forse sarebbe stato meglio soffermarsi sul “come” svolgo certe azioni sul “quanto” tempo ci dedico per far si che vengano realmente assimilate dal mio corpo e dalla mia mente.
Il pensiero creativo nasce dove c’è spazio, possibilità di stare e sostare nel tempo, noi adulti abbiamo, spesso una visione affannosa rispetto alla relazione temporale delle cose, mentre i bambini è durante la “consumazione ” di quel tempo che crescono, che comprendono, che incominciano a capire e ad imparare la realtà.

 

Parlando di “tempo” è impossibile non citare il prezioso contributo che Gianfranco Zavalloni ha saputo donarci con il suo libro “La Pedagogia della Lumaca” dove ci ricorda che è importante e determinante per la crescita creare spazi, ritmi, lavori comuni in cui nessuno si possa perdere, ma anzi, ci si ritrovi tutti sulla via di un piacevole apprendimento. Questi ritmi spontanei: dello sguardo, della parola, della voce, il bambino li ha insiti nella sua natura. L’invito di Zavalloni è proprio quello di non dimenticarsi di questo ritmo.

A volte la sensazione che si prova è quella che anche la scuola sia oramai stata assorbita dalla visione frenetica e consumistica che la società ha voluto imporre; si parla di educazione efficiente, di scuola azienda e troppe poche volte si sente dire che l’essere umano, per formarsi, per capire e agire consapevolmente nel mondo ha bisogno di trovare “valore” in quello che fa, di comprendere in un ambiente che sappia accoglierlo e riconoscerlo.

 

I bambini hanno un grande bisogno di pensare a “cose inutili” perché è da quella inutilità, come può essere il gioco o il sogno, nasce il desiderio di conoscere e di apprendere e senza desideri l’uomo non apprende nulla.
Bachelard ci ha insegnato che il fantasticare del bambino dà origine ad associazioni di parole, fantasie sui nomi, ad esercitare l’immaginazione di un mondo poetico; ma per sognare il bambino ha bisogno delle sue “lentezze”, delle sue perdite di tempo, di ripensare con il suo ritmo, a quello che ha visto, alle sensazioni provate.

 

Sembra invece che la nostra società vada in un’altra direzione, si tende ad organizzare ogni momento della giornata, dopo la mattinata a scuola si programmano i pomeriggi, lunedì e venerdì – inglese, martedì e giovedì – danza o calcio e se si ha la possibilità si tende ad impegnare anche il mercoledì – ad esempio, perché no con una bella lezione di equitazione, poi c’è catechismo da incastrare tra un impegno e l’altro e chissà quale altra attività più o meno coinvolgente.

 

È ovvio che le giornate programmate sono più comode e gestibili per i genitori che lavorano tutto il giorno, ma il rischio per i piccoli è quello di essere sempre forzati dal “fare” e di non avere più spazio e tempo per pensare, per immaginare, per desiderare e creare. La frenesia, lo stress, la fretta non aiutano l’espressione del talento e la potenzialità creativa né dei piccoli, né dei grandi.
Senza poi considerare l’importanza che ha per i bambini il “sostare” nei propri spazi, il perdere tempo con i propri giochi, lo sperimentare ed il provare a volerne costruire di nuovi, spesso semplici e fantastici per sperimentare il proprio spazio creativo.

 

Nella maggior parte dei casi sono proprio i più piccoli che spesso chiedono (nel fine settimana o nel pomeriggio) di restare a casa, oppure la mattina prima di andare a scuola, hanno bisogno di un tempo più lento per prepararsi con più calma e godersi il piacere del risveglio. E alle volte noi adulti schiacciati dai nostri progetti e dai nostri tempi non possiamo o non riusciamo ad accontentarli.
La cosa ideale sarebbe quella di provare a trovare una giusta mediazione, per esempio, se sappiamo che i nostri figli alla mattina fanno” fatica” e sono lenti, sarebbe meglio puntare la sveglia un po’ prima per permettere loro di prepararsi con più calma assecondando i loro ritmi e i loro bisogni, provando a trovare un compromesso che riesca a non mettergli fretta, in particolare se poi si è costretti a stare fuori casa per tutto il resto della giornata.

 

Affidandoci ancora alle parole di Zavalloni sarebbe davvero importante riflettere su quanto lui esprime in questo pensiero nel quale ci ammonisce in queste importanti parole:
In una società basata sul successo, sul guadagno e sul vincere, abbiamo mai riflettuto sull’importanza e sul valore pedagogico del “perdere”? Perdere tempo, perdere una partita, perdere un treno, perdere un oggetto, perdere un appuntamento, perdere qualcuno, perdere e basta…perdere! Bisogna perdere tempo per “imparare a fischiare a scuola” per imparare a gustare la vita scuola, per prepararsi a gustare la vita”.

 

Dott.ssa Sara Savoretti

Coordinatrice Area Infanzia de “Il Millepiedi” Cooperativa Sociale