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Rimini Università

Università e imprese. 70 studenti a lezione di export con Annibali

In foto: l'incontro
l'incontro
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 28 apr 2015 19:25
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Alessandro Annibali, Presidente di New Factor Spa, l’azienda riminese di riferimento per la lavorazione e la commercializzazione di snack naturali a base di frutta secca e disidratata, ha incontrato circa 70 studenti del corso della Scuola di Economia, Management e Statistica dell’Università di Rimini.

Il seminario rientra nel ciclo d’incontri “Imprenditorialità, cambiamento generazionale ed internazionalizzazione”, organizzato presso il Campus di Rimini dalla Prof.ssa Paola Giuri e dal Professor Marco Corsino, nell’ambito degli insegnamenti di Strategia delle imprese nel corso di laurea triennale in economia del turismo (CLET) e di Strategie di corporate e internazionalizzazione nel corso di laurea magistrale in Amministrazione e gestione d’impresa (AEGI).

Partendo dalla case history della sua azienda, che di recente ha creato anche condizioni di sviluppo in Cina, Alessandro Annibali, ha parlato di internazionalizzazione d’impresa: come organizzare un ufficio import e come affrontare l’export; come preparare il giusto piano marketing, la route to market più adeguata, se scegliere vendite dirette o tramite un importatore/distributore.

“Oggi per essere competitivi – ha spiegato Annibali – occorre sapere operare sui mercati internazionali, sia come importatori che come esportatori. Prima di approcciare in modo vincente i mercati stranieri occorre avere ben presenti tutti i fattori critici, come la scarsa competitività del sistema paese, i costi legati all’export, le risorse umane adeguate, il rischio inerente e la capacità di fare marketing relazionale di nicchia.  Occorre saper scegliere i mercati su cui investire per avere maggiori chance di successo e concentrarsi su uno o massimo due paesi per volta senza disperdere risorse e energie. Bisogna quindi avere accesso a quanti più dati possibili micro e macro economici sui paesi di interesse, analizzare la concorrenza, avere dati sul Pil e sulla distribuzione demografica, sapere com’è organizzato il sistema distributivo e se ci sono barriere culturali eccetera. Inoltre, è necessario avere le giuste risorse interne sia in termini organizzativi che economici ed avere un ottimo coordinamento tra le varie funzioni aziendali dato che esportare comporta sempre problematiche aggiuntive sia in termini logistici che produttivi, non ultimo la barriera di una lingua diversa e un sistema legislativo differente.
Poiché la maggior parte delle aziende italiane sono medio-piccole e difficilmente in grado di aggredire grandi player globali, è meglio lavorare su nicchie che possono apprezzare il Made in Italy”.