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Politica Rimini

Consiglio approva regolamento unioni civili. Attestati tra pochi giorni

In foto: La seduta di ieri sera
La seduta di ieri sera
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 10 apr 2015 12:22 ~ ultimo agg. 11 apr 12:21
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Al termine di una seduta di quasi sette ore ieri sera il Consiglio Comunale di Rimini ha approvato il regolamento per il riconoscimento delle unioni civili.

Dopo l’ora delle interrogazioni e l’approvazione delle variazioni al bilancio, la discussione sul tema è stata lunga e accesa: dall’opposizione perplessità, oltre che sull’equiparazione delle unioni civili ai matrimoni, anche sulla validità di un regolamento comunale che rischierebbe di illudere le persone invece che aiutarle, come detto da più voci. Un’azione che deve essere da stimolo al Governo centrale per colmare i vuoti legislativi, ha ribadito la maggioranza.

Alla fine il regolamento è stato approvato con 18 voti favorevoli dalla maggioranza (assente al voto Brunori), dal Movimento 5 Stelle e da Pazzaglia di Fare Comune. Astenuto Mancini (PD); contrari Angelini e Zerbini (PD), Mauro e Moretti (NCD) e Renzi (FdI).

Tecnicamente, con questo atto sarà possibile per i cittadini richiedere all’Amministrazione Comunale un attestato che certifichi l’esistenza di “unione civile basata su vincolo affettivo”, inteso come reciproca assistenza morale e materiale, anche tra due persone dello stesso sesso. Chi si iscrive al registro è equiparato al “parente prossimo del soggetto con cui si è iscritto” ai fini della possibilità di assistenza. Il cessare della situazione di coabitazione o di residenza nel Comune di Rimini determina la cancellazione d’ufficio dal registro.

Già da questa mattina gli uffici sono al lavoro per definire le ultime procedure e predisporre il software necessario per creare la banca dati, che sarà collegata all’anagrafe comunale, e poter partire nel giro di pochi giorni con il rilascio dei primi attestati.

Approvato anche un ordine del giorno che impegna il Consiglio Comunale a schierarsi a favore della trascrizione dei matrimoni contratti all’estero, sempre con 18 favorevoli ma in questo caso sei contrari (no anche da Mancini).

 

Commenta il sindaco di Rimini Andrea Gnassi: “Spesso si dice: nessuno deve rimanere indietro. Ma per non rimanere indietro bisogna fare dei passi in avanti. Il riconoscimento delle unioni civili è un passo in questa direzione; nella direzione cioè di elevare il tasso di civiltà della nostra comunità. E proprio perché riguarda la maturità delle coscienze chiama in causa anche i consigli comunali, pur in assenza di una legge nazionale che rende tutto più difficile, caotico, farraginoso. Si testa anche in questo caso una sorta di ‘democrazia di prossimità’ che può essere sinonimo di democrazia sostitutiva, supplente. Molti italiani vedono ormai nei soli Comuni l’unica istituzione cui rivolgersi anche per avere risposte su problemi e istanze cui la legge non assegna competenze”.

Per i Giovani Democratici di Rimini “L’istituzione del registro delle unioni civili rappresenta un traguardo importante verso la realizzazione di una società più giusta e inclusiva. Siamo però consapevoli che si tratti soltanto di un primo passo, che purtroppo non può da solo colmare una carenza normativa che persiste a livello nazionale”. I Giovani Democratici si impegnano a proseguire questa battaglia anche organizzando incontri e momenti di confronto”. 

Mattia Morolli, come consigliere PD, sottolinea come il regolamento dia risposta a duemila “coppie di fatto” a Rimini: “In assenza di una legge nazionale, la democrazia di prossimità – quella che spetta al Comune, che è la prima porta dove bussa il cittadino – mette in campo una soluzione verso i bisogni quotidiani di migliaia di riminesi. Sono tanti i Comuni che stanno approvando delibere simili, segno che a livello nazionale ormai non si può più sfuggire da una legge che copra il vuoto legislativo ma, sopratutto, di vuoto di certezza”. E sui voti all’interno del PD, Morolli ricorda come sulle questioni etiche si privilegi sempre “una “libertà personale” che è ricchezza nelle dinamiche del gruppo”.

Savio Galvani (FDS) sottolinea “il fatto che questo regolamento di Rimini è originato da un atto di Consiglio, fatto, questo, abbastanza singolare che sta proprio a significare che si tratta di una scelta di carattere etico e di crescita civile che non è limitata alla sola maggioranza politica, al punto che la larga maggioranza espressa in Consiglio ha interessato le diverse componenti di maggioranza e di minoranza, con articolazioni espressa nel voto all’interno dei singoli gruppi consigliari, la cui posizione resta assolutamente rispettabile, anche se non condivisibile. Ovviamente, le posizioni espresse non possono e non devono negare diritti individuali della persona che intendiamo sostenere e promuovere ad ogni livello politico e istituzionale”.

Per l’Arcigay di Rimini “le istituzioni locali si impegnano (con una felice formulazione del Sindaco) in una democrazia di prossimità che fa quel che può per integrare le mancanze dello Stato, che nel nostro caso sono eclatanti. Il messaggio è anche per quei parlamentari che dovranno difendere la legge per le unioni civili in discussione in Senato, e speriamo che questa brezza marina fresca di diritti arrivi fino a loro”.

Parere contrario per il consigliere PD  Samuele Zerbini che ieri sera ha votato no: “Di fatto, un’unione civile non solo non offre diritti in più, bensì in meno: infatti in caso di separazione o problemi succede che la parte più debole non avrebbe alcuna tutela. Nessuna tutela: un inganno a solo scopo propagandistico. Perchè inventarsi un “mezzo matrimonio” quando esiste già il matrimonio per chi vuole diritti e doveri, e la possibilità di convivere per chi non vuole sposarvi avendo ugualmente accesso a tutti, tutti i diritti di ogni persona, anzichè difendere davvero le persone e gli ultimi, promuovendo una politica dell’integrazione e lavorando davvero dove le famiglie (sposate o meno) hanno le maggiori sofferenze: lavoro, prestiti, servizi per i più poveri?”.