Indietro
menu
Cronaca Rimini

PC riminesi sotto il ricatto degli hacker

In foto: Immagine theguardian.com
Immagine theguardian.com
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 29 gen 2015 17:54 ~ ultimo agg. 30 gen 15:21
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min Visualizzazioni 3.447
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Anche Rimini è sotto l’attacco del “cryptovirus” dei ricattatori online. Negli ultimi giorni la Polizia Postale e delle Comunicazioni di Rimini ha ricevuto numerose segnalazioni e denunce da parte di cittadini, aziende e funzionari di numerosi Comuni della provincia che si sono visti recapitare sulle loro caselle di posta elettronica mail contenenti i famigerati “cryptovirus-ransomware” che,una volta scaricati, criptano buona parte dei files del computer.
E una volta colpiti dal virus, ricorda la Polizia Postale, nella grande maggioranza dei casi non c’è alcuna possibilità tecnica per effettuare una decriptazione se non quella di pagare il riscatto richiesto dai cybercriminali.
I “ransomware” sono una particolare categoria di malware che prendono in ostaggio il sistema chiedendo poi il versamento di un riscatto: “ransom”, in inglese, significa proprio “riscatto”.

La Polizia delle Comunicazioni sta ricevendo le segnalazioni di numerosi utenti che si sono visti cifrare, con una chiave crittografica sconosciuta, tutti i documenti ed i file personali memorizzati sul computer.
Le caselle di posta elettronica delle aziende e delle pubbliche amministrazioni sono state prese d’assedio da messaggi apparentemente provenienti da dipendenti o da aziende che collaborano con gli stessi enti. I messaggi sono interamente redatti in lingua italiana e le mail fanno riferimento a presunti ordini, a fatture di acquisto o a ordini da saldare.
“L’attacco informatico” si basa quindi su una sistematica campagna di phishing con l’invio di migliaia di messaggi di posta fasulli ad altrettanti enti, facendo leva sulle scarse cautele e conoscenze informatiche degli utenti. A fronte della fornitura della chiave di sblocco, i cybercriminali invitano l’utente a versare una somma in denaro o pagamenti sotto forma di “Bitcoin”. Pagando il riscatto viene promessa all’utente la fornitura della “passphrase” che permetterà di decodificare tutti i suoi file.
Nella maggior parte dei casi il semplice software antivirus e antimalware non è sufficiente per proteggersi dalle più recenti versioni dei ransomware.
La Polizia delle Comunicazioni, per proteggersi dal virus, suggerisce quindi di:
1) Impostare backup periodici dei propri dati su unità rimovibili;
2) Mantenere sempre aggiornato il browser web e tutti i plugin installati;
3) Usare la massima attenzione prima di aprire gli allegati delle e-mail;
4) Astenersi dal download di applicazioni potenzialmente pericolose;
5) Attenzione alla comparsa delle finestre UAC in Windows ed alle autorizzazioni concesse ai file eseguibili (Le finestre di UAC che hanno intestazione di colore giallo e che recano il messaggio “Consentire al programma seguente (.) di apportare modifiche al computer?” sono quelle che debbono essere trattate con maggiore attenzione. Se non si fosse sicuri dell’identità e della legittimità del file che si è in procinto di eseguire, premere sempre il pulsante “No”);