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Economia Lavoro

Sindacati e imprenditori uniti: più attenzione al lavoro. Edilizia: approvare strumenti urbanistici

In foto: Unindustria, Ance e Sindacati insieme
Unindustria, Ance e Sindacati insieme
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 17 dic 2014 13:59 ~ ultimo agg. 18 dic 14:17
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Sindacati, Unindustria e Ance tutti insieme intorno ad un tavolo per chiedere azioni immediate alle pubbliche amministrazioni locali. Il lavoro, dicono, non sembra la priorità ma i dati continuano a preoccupare.

I numeri purtroppo sono noti ma è bene ricordarli: nel 2014 in provincia si sono persi 2mila posti di lavoro, 5mila i lavoratori in cassa integrazione per un totale di 7,85 milioni di ore in 10 mesi, quasi 9 avviamenti al lavoro su 10 sono a termine. 50 le aziende fallite da gennaio ad oggi. Nell‘edilizia, comparto critico, si sono perse in un anno il 23% delle imprese, dato che si avvicina al 50% confrontandolo con il 2008. In un anno i lavoratori edili sono passati da 2.923 a 2.049 (nel 2008 erano oltre 4.500). Numeri così gravi che, per la prima volta, Cgil, Cisl e Uil, Unindustria e Ance si sono unite per chiedere ad una sola voce alle pubbliche amministrazioni riminesi (capoluogo in testa) più attenzione nei confronti di lavoratori e imprenditori. In modo particolare per quelli del manifatturiero, pilastro dell’economia locale insieme al turismo e, a differenza di quest’ultimo, capace di creare lavoro stabile.

E la ripresa è ancora distante: gli associati di Unindustria parlano di un rallentamento della caduta ma la crisi persiste. Il credito latita: i depositi delle imprese sono diminuiti nel periodo agosto – settembre 2014 di quasi il 12%, gli impieghi accordati del 2,4%. E anche famiglie e pubbliche amministrazioni sono in difficoltà.

Idee per invertire la tendenza sindacati e Unindustria le mettono sul piatto. Il presidente Maggioli chiede una riduzione delle tasse locali (Imu, Tasi e Tari) perché le aziende non possono sostenere altri aumenti. La No Tax Area ipotizzata dal comune di Rimini è apprezzabile ma troppo limitata. Dal presidente arriva anche un appello alla sburocratizzazione e al rafforzamento dei collegamenti: la provincia non può essere tagliata fuori dall’alta velocità, dice. Sull’aeroporto fiducia in AiRiminum ma nel frattempo ci si dovrebbe muovere per accordi con altri scali per creare una rete. E non manca neppure una battuta sul TRC: in un momento come questo, col fallimento dell’azienda che doveva fornire i mezzi e le resistenze di Riccione, forse – dice Maggioli – servirebbe un ripensamento anche perché i costi a regime sarebbero piuttosto elevati.

“Con chi vuole dialogare noi ci siamo”, spiegano invece i sindacati che tirano le orecchie alle amministrazioni locali: non mettono il lavoro al primo posto dell’agenda politica.
Tra i comparti in maggiore difficoltà, come detto, c’è quello edile. Unindustria e sindacati sposano la linea dello stop al consumo del territorio e dell’incentivazione alla riqualificazione. Serve, dicono però, passare dalle parole ai fatti. In tema di opere pubbliche devono essere avviati tutti i progetti cantierabili (“sono 4 anni che aspettiamo la ristrutturazione del Lungomare. Quando?”) Nel mirino gli strumenti urbanistici adottati dal comune di Rimini nel 2011 e ancora in attesa di approvazione e il Piano Strategico.

“La bella idea del Piano Strategico, che Rimini si merita, nel tempo è andata a scontrarsi con rallentamenti e burocrazia – dice Paolo Maggioli, presidente di Unindustria – Non mettiamo in discussione l’attivismo dell’amministrazione riminese ma ora occorre individuare due o tre progetti fondamentali e su quelli investire risorse e far ripartire un volano positivo che permetta alle imprese di lavorare. Altrimenti il Piano Strategico diventa una barriera a qualsiasi tipo di iniziativa.”

Sono oltre tre anni e mezzo che stiamo aspettando che il comune di Rimini approvi gli strumenti urbanistici (Psc e Rue) e questi non arrivano – commenta amareggiato Ulisse Pesaresi, presidente dell’Ancenel frattempo il 50% delle imprese edili ha chiuso e si sono persi la metà dei posti di lavoro. Questo si ripercuote, ovviamente, sulle famiglie. Ma sembra quasi che non se ne voglia tener conto o comunque si preferisca pensare ad altro. Questo dal nostro punto di vista è molto grave”.