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Attualità Rimini

Prima di tutto la casa

In foto: Gloria Lisi
Gloria Lisi
di Simona Mulazzani   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 19 nov 2014 14:46 ~ ultimo agg. 20 nov 10:21
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Il caso dei due senza tetto rimasti ustionati dopo aver acceso un fuoco di fortuna in un bivacco improvvisato tra le sterpaglie rende ancora più urgente capire quale siano i progetti e le risorse messe in campo dal territorio per rispondere all’emarginazione crescente. A fine anno partirà housing first, un’iniziativa che in altre parti di Europa ha già dato risultati significativi.

Si chiama housing first, “prima la casa“, il progetto che il comune di Rimini ha messo in campo per provare a dare una risposta alle persone che vivono ai margini. Nel 2013 la Caritas ne ha contate quasi mille, almeno 200 vivono in modo stabile sul territorio. Un modo d’intervento molto diverso da quello messo in campo fino ad oggi con le associazioni che si occupano di emarginazione (Caritas e Associazione Papa Giovanni XXIII in testa): una prima, una seconda accoglienza, con un accompagnamento verso un possibile reinserimento sociale. “E’ un processo che stravolge il nostro modo di lavorare che fino ad ora è stato a gradini, a step – spiega Gloria Lisi, assessore politiche sociali del comune di Rimini -. Ad esempio, se una persona è tossicodipendente o alcol dipendente, la prima cosa proposta non è un percorso terapeutico, ma subito si dà una risposta al bisogno abitativo, si offre una casa comunque e si rende la persona responsabile di quella casa. Il progetto parte dandogli le chiavi in mano”.

Il bando è stato aggiudicato all’associazione Papa Giovanni XXIII, che alla capanna di Betlemme ha una lunga esperienza con i senza tetto. Si svilupperà su tre anni con un budget complessivo di 202mila euro e già a fine 2014 saranno inserire le prime due persone in appartamenti singoli che il comune ha in uso in zone residenziali. Un progetto che in altre parti d’Europa ha avuto risultati importanti. ” Se nel processo a gradini – spiega la Lisi – 8 su 10 senza fissa dimora tornano in strada, con l’housing first il rapporto è l’inverso, 8 riescono a rimanere nelle abitazioni, a diventare autonomi, arrivando, dopo alcuni anni, anche a pagare dei piccoli canoni di locazione. Altro punto chiave è il coinvolgimento della comunità, in quanto le persone vengono inserite in contesti residenziali dove l’attenzione del vicino, della collettività può fare la differenza nel percorso di reinserimento“.