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La cultura del rifiuto

di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
dom 19 ott 2014 10:07 ~ ultimo agg. 10:22
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E così più delle preziose tessere dei mosaici poterono i sassi. L’assegnazione a Matera del titolo di capitale europea della cultura 2019 per Ravenna è una sconfitta, nel senso sportivo, ma non un fallimento visto che a nessuno verrebbe mai in mente di dire che Ravenna non è città di cultura.

Un po’ di delusione di riflesso anche a Rimini, che cinque anni fa aveva persino annunciato l’intenzione di proporsi per una condivisione della candidatura ravennate. Poi non se ne è fatto nulla e i riminesi si sono limitati a un solidale spirito #iostoconravenna.

Ma chissà che non ci possa essere, dalla scelta di Matera, qualche vantaggio collaterale. Può una Città Europea della Cultura non avere una forte cultura ambientale? Mentre a Ravenna la differenziata viaggia verso il 60%, a Matera ha da poco superato il 30% grazie a uno sforzo intrapreso negli ultimi anni per sopperire a situazioni disastrose (laggiù ci sono ancora comuni poco sopra il 10%).

Visto che l’onore della designazione comporta per i materani, che si dicono orgogliosi di rappresentare l’Italia, anche l’onere di presentarsi ambientalmente a posto, e visto che una città colta ma immonda in Europa è poco presentabile, siamo certi che laggiù tra i sassi si daranno ancora più da fare per migliorarsi (e alla bisogna ricordiamoglielo, da rispettosi sconfitti). Auspicando che poi diventino modello non solo per la Basilicata ma per tutto il Meridione, dove purtroppo si concentrano quei territori meno virtuosi che si teme possano portare i loro rifiuti a incenerire quassù nei territori più virtuosi, modestia a parte.

Non mi permetto di parlare per i ravennati comprensibilmente amareggiati, ma se un titolo che oggi finisce altrove può voler dire in via indiretta meno rifiuti in viaggio verso i nostri territori domani, il sassolino forse dà meno fastidio.